Come reagisce un uomo bugiardo quando viene scoperto?
Il Mascherato: Come reagisce un bugiardo patologico alla scoperta della menzogna
La scoperta di una menzogna, per un individuo che di bugie si fa arte, non è un’esperienza isolata, bensì un evento che scatena una precisa sequenza di comportamenti, mirati a mantenere il controllo della situazione e, in ultima analisi, della narrazione stessa. Non si tratta di un semplice “errore”, ma di una strategia, spesso inconsapevole, profondamente radicata nel comportamento del bugiardo patologico.
La prima, e forse più immediata, reazione è la negazione. Non si tratta di un semplice “no”, ma di un rifiuto netto e categorico dell’accusa, spesso accompagnato da un’espressione di sorpresa o di incredulità. Il bugiardo tenta di spegnere sul nascere qualsiasi possibilità di confronto, isolando l’accusa e riducendola a una semplice allucinazione o fantasticheria. Questa negazione, a volte, può essere seguita da una serie di domande mirate a disorientare e mettere in dubbio la veridicità delle prove o dell’accusatore stesso.
La fase successiva è la minimizzazione. Se la negazione fallisce, il bugiardo patologico entra in una spirale di minimizzazione. L’errore, la menzogna, l’azione fraudolenta, diventa improvvisamente irrilevante, di scarsa importanza, quasi un dettaglio trascurabile. L’atto è “sminuito”, ridotto alle dimensioni di un’insignificante svista, una leggerezza involontaria o una conseguenza inevitabile di circostanze complesse. Questa strategia mira a rendere l’atto il meno dannoso possibile, sottraendo così valore all’accusa e, di conseguenza, all’incredulità dell’interlocutore.
Ma la strategia non si limita a negare e minimizzare. Inizia una complessa opera di giustificazione. Il bugiardo costruisce una serie di scuse, di spiegazioni, di dettagli che, seppur spesso contorti, mirano a rendere plausibile e credibile la menzogna, persino ai propri occhi. Queste giustificazioni sono spesso elaborate, ricche di particolari e dettagli apparentemente irrilevanti, che creano una fitta rete di ragionamenti contorti, ma che nascondono il nucleo della menzogna. Si inseriscono perfettamente nel contesto, apparentemente senza contraddizioni, e cercano di dare una “scusa” o un “motivo” che, anche se irrilevante o falso, sia coerente con il racconto.
Il punto cruciale è che questa reazione, anche se mirata a sfuggire al confronto e alla verità, spesso riflette una sorta di incapacità o impossibilità di affrontare la propria responsabilità. Il bugiardo patologico, in questo suo atteggiamento, non cerca di correggere il torto o di spiegare la situazione, ma di controllare la narrazione, mantenendo la propria immagine e la propria posizione di potere, a discapito della verità e del confronto onesto. La maschera, creata di bugie e di difesa, può durare a lungo, nascondendo un profondo disagio e la necessità di gestire la realtà attraverso una pericolosa distorsione.
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