Quali sono i servizi specifici?

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Oddio, questa distinzione tra servizio specifico e aspecifico mi sembra così…rigida! Capisco la necessità di classificare, ma a volte la realtà è più sfumata. Un servizio su una classe di concorso vicina a quella specifica non dovrebbe essere del tutto buttato via, no? Mi sembra quasi uningiustizia, questo tutto o niente. Ci vorrebbe più flessibilità, una valutazione più umana e meno burocratica, insomma. Lidea di specifico e aspecifico suona quasi… fredda, impersonale.

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Uff, “servizi specifici”… mamma mia, quanto odio queste etichette! Mi viene in mente quando ho provato a farmi riconoscere un’esperienza di volontariato come “qualcosa di utile” per un concorso. Mi hanno guardata come se fossi un’aliena. Capisco, eh, bisogna regolamentare. Ma perché tutto deve essere così binario? Specifico o aspecifico, dentro o fuori. Non ci sono zone grigie?

Mi chiedo, un servizio in un campo leggermente diverso da quello richiesto, non può comunque avermi dato delle competenze trasferibili? Non può avermi aiutato a crescere come persona, a sviluppare capacità che mi tornano utili? Non so, mi sembra un po’ come dire che se hai imparato a cucinare la pasta al pesto, non sei in grado di fare un ragù. Assurdo!

Poi, diciamocelo, a volte la vita ti porta a fare cose che non avevi previsto. Magari hai bisogno di un lavoro e accetti quello che trovi, anche se non è perfettamente in linea con i tuoi sogni. E poi, dopo anni, ti ritrovi a sentirti penalizzato per aver semplicemente cercato di sbarcare il lunario? Che tristezza.

Forse mi sbaglio, eh, non sono un’esperta di leggi e regolamenti. Però, ecco, mi piacerebbe che ci fosse un po’ più di comprensione, un po’ più di umanità in queste valutazioni. Invece di un freddo “sì” o “no”, un “capiamo la tua situazione, vediamo cosa possiamo valorizzare”. Sarebbe bello, no?