Quando si mette l'olio nel mosto?

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Il trattamento con lolio enologico, ottenuto da semi di uva o olive, viene effettuato solo al termine della fermentazione, durante il riempimento in vasche di acciaio o vetroresina. Questa pratica contribuisce a stabilizzare il vino, migliorandone la limpidezza e prolungandone la vita.
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L’olio nel vino: un intervento delicato per una longevità ottimale

L’aggiunta di olio enologico al mosto è un’operazione tutt’altro che comune, e certamente non rientra nelle fasi iniziali della vinificazione. Diversamente da quanto si potrebbe intuire, l’olio non viene introdotto durante la fermentazione del mosto, ma in un momento ben preciso e successivo, con un ruolo cruciale per la qualità finale del vino.

L’utilizzo di olio enologico, estratto da semi di uva o olive, è una pratica che trova applicazione nell’ultima fase di lavorazione del vino, durante il riempimento in vasche di acciaio o vetroresina. Questa operazione, delicata e precisa, ha lo scopo di stabilizzare il prodotto finale, migliorandone notevolmente la limpidezza e la longevità.

Il segreto di questa strategia sta nella capacità dell’olio enologico di agire come un potente agente anti-ossidante e anti-torbidità, operando in sinergia con le altre componenti del vino. In particolare, l’olio interviene nelle ultime fasi di maturazione, quando le particelle in sospensione, o i componenti responsabili della torbidità, tendono a sedimentarsi nel vino.

L’inserimento dell’olio in questa fase tardiva ha un effetto significativo sulla stabilità del prodotto. L’olio crea una sorta di barriera fisica, che impedisce alle particelle di rientrare in sospensione, favorendo una limpidezza che dura nel tempo. Questo processo, oltre a garantire un aspetto estetico impeccabile, contribuisce alla stabilità microbiologica, prevenendo lo sviluppo di eventuali microrganismi nocivi. Conseguentemente, la vita del vino, nel caso di un’applicazione corretta dell’olio, viene significativamente prolungata.

Bisogna sottolineare che l’utilizzo dell’olio enologico non è un trattamento “miracoloso”. La sua efficacia è strettamente correlata alla qualità dell’olio stesso e alle condizioni di vinificazione. Un’attenta selezione dei parametri, dal tipo di uva utilizzata, alla temperatura di fermentazione, fino alla tipologia di vasche, sono fondamentali per ottenere un risultato ottimale.

In sintesi, l’inserimento dell’olio enologico al termine della fermentazione rappresenta un passo essenziale per la stabilizzazione e la longevità del vino. La sua azione, pur delicata, si traduce in un beneficio concreto per la qualità del prodotto finale, contribuendo a garantire un’esperienza di gusto e di conservazione ottimale nel tempo.