Che cosa si mangia il giorno di Santo Stefano?

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Il 26 dicembre, a Roma, la tradizione culinaria post-natalizia prevede un piatto unico: il torrone. Questo dolce, benché esista anche come gusto di gelato, è protagonista assoluto delle tavole romane a Santo Stefano.

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Oltre il Torrone: Un Viaggio Gastronomico Romano a Santo Stefano

Il 26 dicembre, a Roma, la gastronomia non si spegne con le luci del Natale. Seppur in tono minore rispetto al veglione del 24, la cucina romana continua a raccontare una storia, una storia fatta di sapori tradizionali che si intrecciano con la modernità, andando ben oltre il consueto (e gustosissimo) protagonista: il torrone. Difatti, se è vero che il dolce mandorlato regna sovrano sulle tavole romane di Santo Stefano, affermare che si limiti a questo sarebbe riduttivo e, oserei dire, persino ingiusto.

L’idea di un unico “piatto” per Santo Stefano a Roma è un’aprossimazione elegante, ma in realtà cela una ricchezza di opzioni che varia a seconda delle famiglie e delle tradizioni individuali. Il torrone, certo, costituisce un imprescindibile punto di riferimento, un dolce simbolo che richiama la dolcezza delle feste e il gusto persistente delle mandorle tostate, magari accompagnato da un buon vin santo o da un passito locale. Ma la festa non si limita a questo.

A tavola, accanto al torrone, spesso troviamo i resti del pranzo di Natale, rivisitati con creatività. Un semplice brodo di cappone, magari arricchito con un po’ di pasta fatta in casa, può rappresentare un piatto unico leggero e confortante. Oppure, si possono recuperare le carni avanzate, trasformandole in un gustoso ragù per condire una semplice pasta all’uovo o, ancora, creando delle invitanti polpette al sugo, un piatto perfetto per un pranzo informale e conviviale. La cucina romana, infatti, si distingue per la sua capacità di trasformare gli avanzi in nuovi, deliziosi piatti.

La semplicità, dunque, è la parola d’ordine. Si tratta di un giorno per recuperare le energie spese nei giorni precedenti, gustando sapori familiari senza la frenesia del Natale. Qualche fetta di pane casereccio, condito con un buon olio extravergine d’oliva e accompagnato da formaggi locali, rappresenta un’alternativa altrettanto valida, soprattutto se accompagnata da una conversazione animata in compagnia di amici e familiari.

In definitiva, Santo Stefano a Roma non è solo torrone. È un caleidoscopio di sapori e tradizioni, un’occasione per assaporare la genuinità della cucina casalinga e la bellezza delle piccole cose, in un’atmosfera rilassata e intima. È il sapore dolce e confortante della continuità festiva, un’estensione della magia natalizia che si prolunga oltre il 25 dicembre, lasciando spazio al piacere semplice del buon cibo in buona compagnia.

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