Chi è il proprietario della Birra Raffo?

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Nata a Taranto nel 1919, la birra Raffo, una lager italiana, cessò la produzione nel 1987. Il marchio passò al gruppo Peroni nel 1961, oggi sotto legida del colosso giapponese Asahi.

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Il destino di una perla ionica: la storia del marchio Raffo, dalla Taranto degli anni Venti all’impero Asahi

La birra Raffo, un nome che evoca il sapore inconfondibile del Sud Italia e la storia industriale di una città marinara, Taranto, è un capitolo affascinante, seppur incompiuto, dell’enologia nazionale. Nata nel 1919, all’alba di un’Italia che si riscopriva industrialmente, questa lager rappresentò per anni un punto fermo nel panorama birrario regionale, un simbolo di orgoglio locale che resistette al tempo, seppur non indefinitamente.

La sua produzione, iniziata quasi un secolo fa, si arrestò nel 1987, ponendo fine ad un’epoca. Ma la sua storia non si esaurisce con la chiusura degli impianti tarantini. Infatti, il destino del marchio Raffo si intreccia con quello di grandi player internazionali, riflettendo l’evoluzione stessa del mercato birrario italiano.

Nel 1961, il marchio fu acquisito dal gruppo Peroni, un’operazione strategica che segnò un passaggio di consegne importante. Peroni, con la sua consolidata presenza sul territorio nazionale, si assicurò i diritti di un nome che già godeva di una certa notorietà, integrandolo nel suo portfolio di prodotti. Questo atto rappresentò, probabilmente, un tentativo di estendere la presenza sul mercato del Sud Italia, sfruttando la già acquisita fedeltà dei consumatori tarantini verso la birra locale. Tuttavia, la produzione continuò probabilmente sotto altri marchi del gruppo, scegliendo di concentrare gli investimenti su produzioni più redditizie.

Oggi, a distanza di decenni, il marchio Raffo si trova sotto l’egida di un vero e proprio colosso internazionale: il gruppo Asahi, che ha acquisito Peroni nel 2016. Questo passaggio definitivo di proprietà, che coinvolge un’azienda giapponese di portata mondiale, sottolinea l’eterogeneità del panorama birrario globalizzato e l’importanza strategica, anche se solo di nome, di un marchio con una storia radicata nel territorio.

Rimane, dunque, un interrogativo: che fine ha fatto il gusto unico della Raffo? Probabilmente perduto nei meandri dell’industria moderna, ma la sua memoria persiste. La sua storia, dalla piccola realtà tarantina agli sconfinati orizzonti dell’impero Asahi, è una testimonianza del mutamento economico e industriale dell’Italia, una lezione sul valore dei marchi storici e sulla loro complessa eredità. La birra Raffo, dunque, non è solo una bevanda, ma un frammento di storia italiana, un ricordo dal sapore ionico che continua a vivere nell’immaginario collettivo.