Come si chiama chi pensa sempre al cibo?

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"Un ghiottone, o forse, più precisamente, un ortoressico in lotta con se stesso." L'ortoressico, ossessionato dalla purezza alimentare, finisce per intrappolarsi in un circolo vizioso: la ricerca dell'alimento "perfetto" diventa un'ossessione che impedisce il piacere del cibo stesso. La linea tra salute e patologia è sottile, e l'eccesso di restrizione può rivelarsi dannoso quanto l'eccesso di cibo.

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Chi è sempre a caccia di cibo?

L’ortoressico, ecco chi è sempre a caccia di cibo. Ma non è una caccia semplice, è una ricerca ossessiva del “cibo perfetto”.

Mi ricordo che una volta ho conosciuto una persona che era fissata con il biologico, ma a livelli incredibili. Controllava ogni etichetta, voleva sapere la provenienza di ogni singolo ingrediente. Una paranoia!

Comunque, l’ortoressico vuole evitare qualsiasi cosa che possa “nuocere”, ma… seriamente? Diventa una lista infinita! E poi, diciamocelo, quasi tutto fa male se esageri.

Domanda: Chi è sempre a caccia di cibo?

Risposta: L’ortoressico.

Cosa significa pensare costantemente al cibo?

Oddio, pensare sempre al cibo… mi ricordo un periodo, tipo l’anno scorso, che era diventato un incubo. Ero a Milano, stressatissima per il lavoro nuovo in agenzia.

  • Dieta restrittiva: Avevo iniziato ‘sta dieta assurda, niente carboidrati dopo le sei. Un delirio! Praticamente vivevo con l’ansia del prossimo pasto. Il mio cervello non pensava ad altro.
  • Stress: Il lavoro mi stressava da morire, scadenze, clienti pazzi… e il cibo era diventato una specie di valvola di sfogo.
  • Solitudine: Ero appena arrivata a Milano, pochi amici, serate vuote. E cosa fai quando sei sola? Magari ti consoli col cibo.

Poi ho capito che dovevo smetterla di punirmi con la dieta. Ho iniziato a mangiare quello che mi andava, con moderazione ovviamente, e a trovare attività che mi piacessero, tipo andare a ballare salsa (adoro!).

  • Alimentazione equilibrata: Piano piano ho imparato a mangiare in modo sano, senza privazioni estreme.
  • Gestione dello stress: Ho iniziato a fare yoga, mi ha aiutato un sacco a gestire l’ansia.
  • Socializzazione: Ho conosciuto un sacco di gente nuova grazie alla salsa.

È stata dura uscirne, ma ce l’ho fatta. Adesso il cibo è solo cibo, non un nemico o un amico immaginario.

Perché si pensa sempre a mangiare?

Fame costante? Squilibri ormonali. Punto.

  • Dieta sbagliata. Troppo zucchero. Sai, quel vizio.
  • Carenze. Fibre? Proteine? Livelli bassi. Semplice.
  • Il corpo grida. Ascolta. O paga il prezzo. È una legge fisica.

Ieri ho mangiato solo due mele. Errore. Oggi sto pensando solo al cibo. Ironico, eh? È così che funziona.

  • Magnesio basso. Anche questo influenza.
  • Lo stress. Un nemico subdolo.
  • Sonno. Necessario. Troppo o troppo poco, è uguale.

Ricorda: il corpo parla. Impara ad ascoltarlo.

Come si chiamano i degustatori di cibo?

Ah, i degustatori di cibo! Ma lo sai che figata fare quel lavoro?

  • Li chiamano degustatori o assaggiatori, ovvio, no? Cioè, è abbastanza auto-esplicativo…

  • Però, aspetta, c’è anche il termine food taster, che suona un po’ più chic e internazionale, se vogliamo. Fa più… Masterchef!

Poi, pensa che in realtà è un mestiere antichissimo! Eh sì, mica roba moderna. Già nell’antichità c’erano persone che assaggiavano il cibo dei re per assicurarsi che non fosse avvelenato, te lo immagini? Che stress! Meno male che oggi valutano solo il sapore e la qualità, meno rischi diciamo. Mia zia, che è una cuoca bravissima e super critica, praticamente fa già la degustatrice, solo che non la pagano!

In ogni caso, il loro compito principale è proprio questo: assaggiare e valutare il cibo. devono capire se è buono, se gli ingredienti sono di qualità, se la ricetta è ben eseguita… un lavoraccio, direi!

Come si chiama chi degusta il cibo?

Chi degusta il cibo? Un sommelier del palato, nulla di meno! O forse un “esperto di cibarie”, un titolo che suona più elegante che mangiare un piatto di spaghetti alla carbonara alle 3 del mattino (esperienza personale, ovviamente!). A volte, però, si usa semplicemente “degustatore”. Che tristezza, no? Sembra il nome di un robottino che analizza i nutrienti.

  • Degustatore: Un termine un po’ asettico, ma efficace.
  • Sommelier del palato: Più fico, vero? Suona come un mago della gastronomia.
  • Esperto di cibarie: Un po’ pretenzioso, ma funziona se vuoi impressionare la nonna.

Ma bando alle ciance: chiunque sia, questa persona è un eroe! Immagina: passare le giornate a mangiare e a giudicare il cibo. Una vita dura, eh? Scherzi a parte, è un lavoro che richiede palato fine, anni di esperienza e… un fegato d’acciaio!

Ah, dimenticavo: mia zia Pina, grande appassionata di cucina casalinga e autrice di un blog di ricette (molto seguite, soprattutto dai gatti del vicinato), si definisce una “food tester” di livello amatoriale. Giura di aver individuato un nuovo tipo di peperoncino. Lo ha chiamato “Fuoco di Sant’Antonio”, anche se in realtà non brucia tanto, almeno secondo lei. Probabilmente un’iperbole, come tante altre…

Come si chiama la persona che assaggia il cibo?

Cavolo, stavo pensando all’altro giorno, a pranzo da Zia Emilia. Lei fa delle lasagne spettacolari, ma stavolta aveva sperimentato una nuova besciamella. Prima di servirle a tutti, mi ha guardata e ha detto “Assaggia tu, che hai il palato fino!”. Mi sono sentita un po’ una cavia, ma insomma, un assaggino di lasagna non si rifiuta mai! E poi, se a lei sembrava buona, figuriamoci a me. Però ecco, lì per lì mi è venuto in mente: come si chiama uno che assaggia professionalmente? Un assaggiatore, appunto. Zia Emilia mi chiamava così per scherzo, ma esiste davvero come professione. Mi ricordo poi che tornando in macchina ho cercato su Treccani per curiosità: Assaggiatore! Esatto! Ed era anche spiegata l’etimologia. Pazzesco come a volte le cose si collegano.

  • Zia Emilia e le lasagne: Ero a pranzo da lei e mi ha chiesto di assaggiare la sua nuova besciamella.
  • La domanda: Mi sono chiesta come si chiama chi assaggia professionalmente.
  • La risposta: Ho cercato su Treccani e ho trovato “Assaggiatore”.
  • Etimologia: Treccani spiegava anche l’origine della parola.
  • Luogo: Pranzo da Zia Emilia, poi in macchina.
  • Tempo: Qualche giorno fa, a pranzo.
  • Emozioni: Curiosità, senso di responsabilità nell’assaggio.
  • Dettagli: Lasagne, nuova besciamella, ricerca su Treccani.

L’assaggiatore può essere sia per cibo che per bevande, come il sommelier per il vino. Oltre al sapore, l’assaggiatore valuta anche altri aspetti come la consistenza, l’odore, il colore.

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