Come si chiama la granita in Sicilia?

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In Sicilia, la granita era anticamente chiamata rattata, termine siciliano che descrive il metodo di preparazione. Le sue radici affondano nella dominazione araba dellisola, tra lIX e lXI secolo, anticipando lattuale denominazione.

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Oltre il nome: un viaggio nella storia della granita siciliana, dall’antica “rattata” al presente

La granita. Un nome che evoca immediatamente il sole cocente della Sicilia, il sapore intenso di limone, mandorla o caffè, il fresco sollievo di una giornata estiva. Ma questo semplice appellativo cela una storia antica e complessa, che si snoda attraverso secoli di dominazioni e tradizioni culinarie, partendo da un nome meno conosciuto, ma altrettanto significativo: “rattata”.

Prima che diventasse un simbolo identitario dell’isola, la granita era nota come “rattata”, termine profondamente radicato nella lingua e nella cultura siciliana. Questo nome, tutt’altro che casuale, descrive il processo stesso della sua preparazione: “rattare”, infatti, indica l’azione di grattare, di rompere e mescolare ripetutamente il ghiaccio con gli ingredienti, fino ad ottenere quella consistenza unica e granulosa che caratterizza la bevanda. Un’azione manuale, faticosa, che richiedeva tempo e pazienza, e che rappresentava il cuore stesso della sua creazione.

Le radici della “rattata”, e dunque della granita stessa, affondano nel periodo della dominazione araba in Sicilia (IX-XI secolo). È in questo periodo storico che si svilupparono le tecniche di conservazione degli alimenti, tra cui la lavorazione del ghiaccio, importato dalle montagne o ottenuto tramite ingegnosi sistemi di refrigerazione. Gli arabi, maestri nella manipolazione di spezie e aromi, introdussero probabilmente le basi per la creazione di questa bevanda rinfrescante, arricchendola con sapori esotici e creando un connubio perfetto tra la freschezza del ghiaccio e l’intensità degli ingredienti.

Il passaggio dalla “rattata” alla “granita” rappresenta un’evoluzione linguistica e culturale. Mentre “rattata” descrive il come si fa, “granita” descrive il che cosa si ottiene: una grana fine e compatta, una consistenza unica che si è affermata nel tempo come elemento distintivo. Questo cambiamento di denominazione, seppur graduale, riflette una progressiva raffinatezza nella preparazione e una crescente diffusione della bevanda al di là dei confini locali, fino a trasformarla nell’icona gastronomica che conosciamo oggi.

Oggi, la granita, che sia chiamata “rattata” o meno, continua a rappresentare un prezioso frammento della storia e della cultura siciliana, un’eredità gustativa che unisce passato e presente, un semplice piacere capace di raccontare secoli di storia, tra ghiaccio e sapori intensi. E dietro la sua semplice apparenza, si cela l’eco di un’antica tradizione, di un’arte artigianale tramandata di generazione in generazione, un’eredità che merita di essere conosciuta e apprezzata in tutta la sua ricchezza.