Come si chiama uno che mangia sempre?

5 visite
Una persona con frequenti episodi di abbuffate incontrollate, senza compensazione come vomito o digiuno, potrebbe soffrire di disturbo da alimentazione incontrollata (BED), diverso da anoressia e bulimia. Questo disturbo alimentare si caratterizza per la perdita di controllo durante le abbuffate.
Commenti 0 mi piace

L’Inafferrabile Fame: Oltre l’Abbuffata, il Disturbo da Alimentazione Incontrollata (BED)

La domanda, apparentemente semplice, “Come si chiama uno che mangia sempre?”, cela una complessità spesso sottovalutata. Definire una persona che si ciba in modo eccessivo solo con un’etichetta superficiale, come “ghiottone” o “buongustaio”, rischia di banalizzare una condizione che, in molti casi, può rappresentare un serio problema di salute mentale: il Disturbo da Alimentazione Incontrollata (BED).

A differenza di anoressia e bulimia nervosa, dove il comportamento alimentare è spesso legato a una precisa immagine corporea e a meccanismi compensatori come il vomito autoindotto o l’uso di lassativi, il BED si caratterizza per episodi ricorrenti di abbuffate incontrollate, senza che queste siano seguite da comportamenti di purgazione. La chiave di volta sta proprio in questa “incontrollata”: la persona che soffre di BED percepisce una netta incapacità di gestire la propria ingestione di cibo, vivendo un’esperienza di perdita di controllo che si ripete nel tempo.

Immaginate la sensazione di essere sopraffatti da un’irrefrenabile voglia di mangiare, un’urgenza che trascende il semplice appetito. È un’esperienza che va ben oltre il piacere gustativo, un’impulso compulsivo che porta a consumare grandi quantità di cibo in un breve lasso di tempo, spesso in segreto e con un senso di vergogna e disagio profondo. Questa abbuffata non è dettata dalla fame fisiologica, ma da un bisogno emotivo spesso legato a stress, ansia, depressione o altre difficoltà psicologiche.

Le conseguenze del BED possono essere devastanti: l’aumento di peso, con conseguenti problemi di salute fisica come diabete, malattie cardiovascolari e problemi articolari, è solo la punta dell’iceberg. La sofferenza psicologica, caratterizzata da bassa autostima, isolamento sociale e depressione, è altrettanto significativa e spesso aggrava la condizione stessa.

La diagnosi di BED richiede un’attenta valutazione da parte di un professionista sanitario, che prenderà in considerazione la frequenza e l’intensità degli episodi di abbuffata, la presenza di altri sintomi e la storia personale del paziente. Il trattamento, solitamente multidisciplinare, può includere la terapia cognitivo-comportamentale (TCC), la terapia farmacologica e, in alcuni casi, il supporto di un nutrizionista.

Quindi, rispondere alla domanda iniziale richiede un approccio più profondo e consapevole. Chi “mangia sempre” potrebbe essere semplicemente una persona golosa, ma potrebbe anche nascondere una sofferenza ben più complessa. Riconoscere il BED, sdoganandolo dal pregiudizio e dalla stigmatizzazione, è il primo passo per affrontare un problema silenzioso ma diffuso, offrendo a chi ne soffre la possibilità di una vita più sana e appagante.