Il pane è un cibo processato?

Pane processato? Mah… A pensarci bene, sì, in un certo senso. Non che sia chissà quale elaborazione chimica, però insomma… dalla farina al pane la strada è lunga. Acqua, lievito… e poi la magia, la lievitazione. Chi se la ricorda più la nonna che impastava? Ore e ore con le mani in pasta, un profumo che ti rimaneva dentro. Adesso? Vai al supermercato, scaffali pieni di pane di ogni forma e colore. Integrale, ai cereali, senza glutine… chissà quanti ingredienti ci sono dentro a quei pani lì. Ricordo una volta, da piccolo, che andai con mio padre in un forno a legna. Il fornaio, con le braccia infarinate, tirava fuori queste pagnotte enormi, dorate. Un altro mondo. E il profumo… quello sì che era vero profumo di pane! Non come quello che senti al supermercato, un po’ plasticoso, no? Quindi sì, processato. Forse non come una merendina confezionata, piena di conservanti e chissà cos’altro… ma comunque diverso, lontano da quella semplicità di una volta. Ho letto da qualche parte, non ricordo dove, che l’80% del pane che mangiamo oggi è fatto con processi industriali. Ottanta percento! Che roba. E poi dicono che la pasta è processata… Beh, certo, anche quella! Ma il pane… il pane è diverso, dovrebbe essere più… autentico, forse. O no? Mi viene in mente quella volta in vacanza in montagna, quel piccolo panificio… pane appena sfornato, croccante fuori, morbido dentro. Un sapore che ti rimaneva impresso. Roba che te la sogni la notte. Quello sì che era pane, non queste cose qui… Insomma, che poi alla fine, processato o no, l’importante è che sia buono. O sbaglio?