Quando si parla di selettività alimentare?
La selettività alimentare, ovvero il rifiuto di certi cibi, può emergere intorno ai due anni, quando i bambini, acquisita maggiore dimestichezza con la manipolazione e lesplorazione del cibo, iniziano a esprimere preferenze alimentari più decise.
Il capriccio a tavola: quando la selettività alimentare diventa un problema?
La selettività alimentare, quel rifiuto più o meno categorico di alcuni alimenti, è un fenomeno comune, soprattutto tra i bambini. Intorno ai due anni, con l’acquisizione di una maggiore autonomia e la scoperta del piacere di manipolare il cibo, i piccoli iniziano a esprimere gusti e preferenze in modo più marcato. Ma quando questo atteggiamento, spesso liquidato come un semplice “capriccio”, diventa motivo di preoccupazione?
È importante distinguere tra una fisiologica fase di esplorazione del gusto e una vera e propria selettività alimentare problematica. Mentre la prima è transitoria e caratterizzata da una rotazione, seppur limitata, degli alimenti accettati, la seconda persiste nel tempo, limitando significativamente la varietà della dieta e potenzialmente compromettendo l’apporto di nutrienti essenziali per la crescita.
Diversi fattori possono contribuire all’insorgenza di una selettività alimentare problematica. L’ambiente familiare gioca un ruolo cruciale: un clima teso a tavola, l’insistenza eccessiva nel far assaggiare nuovi cibi, o al contrario, la rassegnazione ad offrire solo ciò che il bambino gradisce, possono alimentare il problema. Anche fattori sensoriali, come la consistenza, l’odore o il colore di un alimento, possono influenzare le scelte del bambino, così come eventuali esperienze negative pregresse, ad esempio un episodio di vomito associato ad un determinato cibo.
Un altro elemento da considerare è la predisposizione genetica. Studi recenti suggeriscono che la sensibilità gustativa e olfattiva, influenzata dal patrimonio genetico, può rendere alcuni bambini più suscettibili a rifiutare determinati sapori o consistenze.
Se la selettività alimentare persiste per diverse settimane, limitando l’assunzione di interi gruppi alimentari (frutta, verdura, proteine), è fondamentale rivolgersi ad un pediatra o ad uno specialista in nutrizione infantile. Un’alimentazione carente può infatti influire negativamente sulla crescita, sullo sviluppo cognitivo e sul sistema immunitario.
Il professionista valuterà la situazione specifica, escludendo eventuali patologie sottostanti e fornendo indicazioni personalizzate per affrontare il problema. Spesso, un approccio multidisciplinare, che coinvolge genitori, pediatra e nutrizionista, è la chiave per aiutare il bambino ad ampliare gradualmente le sue scelte alimentari, trasformando il momento del pasto in un’esperienza positiva e serena. Pazienza, costanza e creatività nel proporre gli alimenti, evitando forzature e pressioni psicologiche, sono gli ingredienti fondamentali per vincere la sfida della selettività alimentare e garantire una crescita sana ed equilibrata.
#Allergie Alimentari#Intolleranze#SensibilitàCommento alla risposta:
Grazie per i tuoi commenti! Il tuo feedback è molto importante per aiutarci a migliorare le nostre risposte in futuro.