Perché si dice salute?
Dopo uno starnuto, si dice Salute! per esprimere un auspicio di benessere. Questa usanza ha origine nel Medioevo, durante la peste nera, quando lo starnuto era un sintomo comune della malattia. Si usava dunque augurare salute a chi aveva starnutito, per scongiurare il pericolo di aver contratto linfezione.
L’Echeggiare di un Desiderio: Perché Diciamo “Salute!” dopo uno Starnuto
Lo starnuto, quell’improvvisa espulsione d’aria dal naso e dalla bocca, spesso accompagnato da un sussulto del corpo, scatena in chi ci circonda una reazione pressoché automatica: un coro di “Salute!”. Ma perché questa usanza, così radicata nella nostra cultura e in molte altre, è così diffusa? La risposta, come spesso accade, affonda le sue radici in un passato lontano e drammatico, un passato segnato dalla paura e dalla lotta per la sopravvivenza.
L’interpretazione più accreditata ci riporta al Medioevo, un’epoca buia flagellata da pestilenze devastanti. La più temibile di tutte, la Peste Nera, seminò morte e terrore in tutta Europa. In quel contesto di angoscia, lo starnuto assunse un significato sinistro. Non era più semplicemente una reazione fisiologica dovuta a un’allergia o a un colpo di freddo; diventò un sintomo allarmante, un potenziale segno dell’infezione letale.
In un’epoca in cui le conoscenze mediche erano rudimentali e l’igiene precaria, ogni starnuto poteva essere l’anticamera di una malattia fatale. Pronunciare la parola “Salute!” dopo uno starnuto non era, quindi, una semplice cortesia, ma un vero e proprio auspicio, una sorta di preghiera laica rivolta al destino. Si sperava di scongiurare il male, di allontanare la malattia dalla persona colpita e, per estensione, dalla comunità intera.
L’augurio di “Salute!” era un baluardo contro l’incertezza, un modo per ribadire la speranza di una pronta guarigione e, soprattutto, di una sopravvivenza. In un’epoca in cui la morte era un compagno di viaggio costante, anche un gesto apparentemente banale come augurare la salute assumeva un’importanza cruciale.
È interessante notare come, nonostante i progressi della medicina e la scomparsa (fortunatamente) delle epidemie di peste, l’abitudine di dire “Salute!” sia sopravvissuta. È diventata un’espressione di cortesia consolidata, un gesto automatico che trascende la sua origine più tragica. Oggi, la diciamo per abitudine, spesso senza pensarci troppo, ma nel profondo risuona ancora l’eco di quel lontano desiderio di protezione e di benessere, un’eco che ci ricorda la fragilità della vita e l’importanza di augurarci a vicenda la cosa più preziosa che abbiamo: la salute.
La prossima volta che sentiremo uno starnuto e pronunceremo la fatidica parola, possiamo prenderci un momento per ricordare la sua storia, per apprezzare il peso di quel semplice augurio e per riflettere sul valore inestimabile della salute, un bene da proteggere e da custodire.
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