Cosa fare se il bambino non vuole mangiare?

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Per affrontare linappetenza infantile, evita forzature che creano avversione. Coinvolgi il bambino nei pasti familiari, usando un linguaggio chiaro e positivo. Permettigli di interagire con il cibo intero, evitando preparazioni pre-tagliate. Astieniti dal giudicarlo, specialmente in pubblico, per non alimentare frustrazioni e ansie legate allalimentazione.

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Quando il piatto diventa un campo di battaglia: gestire l’inappetenza infantile con amore e astuzia

L’ora dei pasti, per molte famiglie, si trasforma in un vero e proprio campo di battaglia, con un piccolo protagonista che rifiuta categoricamente ogni tentativo di imboccarlo. L’inappetenza infantile è una preoccupazione comune, un terreno fertile per ansie genitoriali e strategie spesso controproducenti. Ma come affrontare questo problema senza trasformare il momento del pasto in un ricordo traumatico per tutti?

La chiave risiede nell’approccio: abbandoniamo le forzature, le minacce velate e i ricatti alimentari. Questi metodi, lungi dal risolvere il problema, alimentano avversione e associano l’alimentazione a un’esperienza negativa. Immaginatevi costretti a mangiare qualcosa che detestate: il risultato sarebbe un rifiuto ancora più categorico. Con i bambini il meccanismo è lo stesso, amplificato dalla loro incapacità di esprimere a parole il disagio provato.

Coinvolgimento e condivisione: la forza del pasto in famiglia.

Trasformare il pasto in un momento di convivialità e condivisione è fondamentale. Il bambino deve sentirsi parte di un rituale piacevole, osservando gli adulti gustare il cibo e interagire serenamente. Un linguaggio chiaro e positivo è essenziale: evitiamo commenti negativi sul cibo, concentrandoci invece sulle sue qualità, i colori e i profumi.

Esplorare il cibo con le mani: un’esperienza sensoriale che stimola l’appetito.

Spesso, l’inappetenza deriva dalla mancanza di familiarità con il cibo stesso. Permettere al bambino di interagire con gli alimenti interi, di toccarli, annusarli e manipolarli, favorisce la scoperta sensoriale e stimola la curiosità. Un pezzo di carota da mordicchiare, un broccolo da sgranocchiare, una fragola da esplorare: queste piccole azioni possono fare la differenza. Inizialmente, il bambino potrebbe solo giocare con il cibo, ma gradualmente potrebbe provare ad assaggiarlo, superando le sue resistenze. L’importante è evitare preparazioni eccessivamente elaborate e pre-tagliate che privano il bambino dell’esperienza tattile e olfattiva.

Silenzio e rispetto: bandire i giudizi a tavola.

Infine, un aspetto cruciale è l’astensione dai giudizi, soprattutto in pubblico. Criticare il bambino per il suo rifiuto, paragonarlo ad altri o forzarlo a mangiare davanti agli altri commensali, non fa altro che aumentare la sua frustrazione e ansia. Il momento del pasto deve essere un’oasi di tranquillità, un’occasione per nutrire non solo il corpo, ma anche lo spirito.

In conclusione, l’inappetenza infantile non è un problema da risolvere con la forza, ma una sfida da affrontare con pazienza, amore e astuzia. Coinvolgimento, esplorazione e rispetto sono le parole chiave per trasformare il piatto da campo di battaglia a fonte di piacere e benessere. Se l’inappetenza persiste, è sempre consigliabile consultare un pediatra o un nutrizionista per escludere cause mediche sottostanti e ricevere un supporto personalizzato.