Quando un bambino può mangiare come gli adulti?

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Tra il 10° e il 12° mese di età, il bambino può iniziare gradualmente a mangiare come gli adulti. Può assumere quasi tutti gli alimenti consumati dalla famiglia, in base alle sue specifiche esigenze e sviluppo.

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Oltre lo svezzamento: quando il bambino si siede a tavola con gli adulti

Il momento in cui il piccolo membro della famiglia si siede a tavola con gli altri, partecipando attivamente al pasto comune, è un traguardo significativo sia per lui che per i genitori. Spesso associato all’idea di “mangiare come gli adulti”, questo passaggio non significa una brusca transizione, ma un’evoluzione graduale che si compie generalmente tra il decimo e il dodicesimo mese di vita. Ma cosa significa concretamente “mangiare come gli adulti” a questa età? Non si tratta di imitare le quantità o le scelte culinarie degli adulti, ma di accedere alla stessa varietà e consistenza degli alimenti.

Dopo i primi sei mesi, caratterizzati da omogeneizzati e pappe, e dopo un periodo di introduzione degli alimenti solidi con la tecnica dello svezzamento, il bambino raggiunge una fase di sviluppo motorio e cognitivo che gli permette di gestire cibi a pezzetti più consistenti. Tra il decimo e il dodicesimo mese, quindi, il piccolo può iniziare a esplorare il mondo dei sapori con una maggiore autonomia. Questo non significa che possa mangiare tutto ciò che mangiano gli adulti: alcuni cibi restano sconsigliati, come quelli ricchi di sale, zucchero o allergeni, e la supervisione attenta dei genitori rimane fondamentale.

La chiave sta nell’adattare gli alimenti alle capacità masticatorie e digestive del bambino. Si tratta di proporre versioni adeguate dei piatti familiari: un pezzetto di carne ben cotta e tenera, verdure cotte al vapore e tagliate a pezzetti piccoli e morbidi, pasta ben cotta e spezzettata, frutta matura a pezzetti. L’importante è che il bambino possa sperimentare diverse consistenze e imparare a masticare e gestire il cibo in modo autonomo, pur restando sotto una costante supervisione.

Anche l’aspetto del porzionamento è cruciale. Le porzioni devono essere ridotte, adattate alle capacità di ingestione del bambino, che possono variare di giorno in giorno in base all’appetito e all’attività fisica. Non bisogna forzarlo a mangiare, ma incoraggiarlo a esplorare i sapori e le consistenze in modo sereno e giocoso. Il pasto deve rimanere un momento piacevole e di condivisione familiare, non un campo di battaglia.

In definitiva, “mangiare come gli adulti” a questa età indica una partecipazione attiva e consapevole alla vita alimentare familiare, non una replica identica delle abitudini degli adulti. È un percorso di crescita che richiede pazienza, attenzione e una profonda comprensione delle esigenze del bambino, un’occasione per insegnare abitudini alimentari sane e sostenibili, fondate sulla varietà, l’equilibrio e il piacere di condividere il cibo in famiglia. Il passaggio avviene gradualmente, con la costante guida dei genitori, trasformando il momento del pasto in un’esperienza di scoperta e di crescita per tutti.