Quanto costa allo stato un bambino in una casa famiglia?

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Lassistenza statale per madri con bambini piccoli in case famiglia presenta incongruenze: la retta giornaliera di 82 euro è prevista solo per il bambino, mentre per la madre il contributo, irrisorio (meno di 13 euro), è erogato solamente nei primi sei mesi di permanenza.

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Il Costo (Nascosto) dell’Accoglienza in Casa Famiglia: Un Focus sui Bambini e le Madri in Difficoltà

L’istituto della casa famiglia rappresenta un presidio cruciale nel sistema di protezione dell’infanzia e della genitorialità fragile. Quando una famiglia si trova in una situazione di grave difficoltà, tanto da non poter garantire un ambiente sicuro e adeguato per la crescita di un bambino, la casa famiglia si offre come rifugio temporaneo, un luogo dove il minore può ricevere cure, affetto e un’opportunità di sviluppo sano. Ma qual è il costo reale per lo Stato di questo fondamentale servizio? E, soprattutto, come vengono ripartite le risorse tra le figure più vulnerabili coinvolte: i bambini e le loro madri?

La risposta, se analizzata attentamente, rivela delle incongruenze che sollevano interrogativi importanti sull’efficacia e l’equità del sistema di sostegno. L’attenzione, comprensibilmente, si concentra sul minore: la retta giornaliera di 82 euro destinata al bambino ospitato in casa famiglia appare a prima vista un investimento significativo nella sua tutela. Questa somma dovrebbe coprire una serie di spese fondamentali: vitto, alloggio, istruzione, attività ricreative, supporto psicologico e, in generale, tutto ciò che concorre al benessere del bambino.

Tuttavia, guardando al quadro complessivo, emerge una criticità sottile ma non meno rilevante: il trattamento riservato alla madre che, spesso, accompagna il proprio figlio nel percorso di accoglienza. L’obiettivo, infatti, non è solo proteggere il bambino, ma anche supportare la madre nel suo percorso di recupero e acquisizione di competenze genitoriali, così da favorire il rientro del nucleo familiare. Ed è qui che si manifesta una discrepanza preoccupante: il contributo statale per la madre, definito da molti operatori del settore “irrisorio” (inferiore ai 13 euro giornalieri), è erogato unicamente nei primi sei mesi di permanenza in casa famiglia.

Questo dato solleva diverse questioni. Innanzitutto, è lecito chiedersi se un contributo così esiguo sia sufficiente a garantire alla madre il supporto necessario per affrontare le proprie difficoltà, che spesso sono complesse e radicate (problemi di salute mentale, dipendenze, violenza domestica, difficoltà economiche). Come può una madre, con risorse limitate, intraprendere un percorso di crescita personale e genitoriale che le consenta di riappropriarsi del suo ruolo e di offrire al proprio figlio un futuro migliore?

Inoltre, la limitazione temporale del contributo (solo i primi sei mesi) appare illogica, considerando che i percorsi di recupero e reinserimento familiare richiedono spesso tempi più lunghi. Cosa accade dopo i sei mesi? La madre viene lasciata sola, senza un adeguato sostegno economico e psicologico, rischiando di vanificare gli sforzi compiuti e di compromettere la sua capacità di prendersi cura del figlio?

È evidente che questa disparità di trattamento tra bambino e madre rischia di minare l’efficacia complessiva del sistema di accoglienza in casa famiglia. Se l’obiettivo è veramente quello di proteggere il bambino e di favorire il rientro del nucleo familiare, è fondamentale che la madre riceva un sostegno adeguato, continuativo e personalizzato, che tenga conto delle sue specifiche esigenze e del suo percorso individuale.

Investire nella madre significa investire nel futuro del bambino. Un sostegno adeguato non è solo una questione di giustizia ed equità, ma anche una strategia efficace per prevenire situazioni di disagio e per costruire famiglie più forti e resilienti. Occorre quindi rivedere le politiche di sostegno economico e psicologico, garantendo un contributo adeguato e continuativo per le madri ospitate in casa famiglia, al fine di creare un sistema di accoglienza veramente efficace e orientato al benessere di tutti i suoi protagonisti. La sfida è complessa, ma non possiamo permetterci di ignorarla, perché in gioco c’è il futuro di molti bambini e delle loro madri.