Come si chiama chi non riesce a gestire la rabbia?

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Persone con difficoltà a controllare la rabbia possono soffrire di Disturbo Esplosivo Intermittente (DEI). Questo disturbo, che inizia spesso in età infantile o adolescenziale, si manifesta con improvvisi e violenti scoppi dira, eccessivi rispetto alla provocazione.

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L’eruzione silenziosa: comprendere il Disturbo Esplosivo Intermittente

La rabbia, emozione umana universale, può manifestarsi in modi diversi, da una lieve irritazione a un’esplosione di collera incontrollata. Mentre è normale provare rabbia, la difficoltà nel gestirla può segnalare un problema più profondo, spesso sottodiagnosticato e stigmatizzato: il Disturbo Esplosivo Intermittente (DEI).

Diversamente da un semplice “carattere irascibile”, il DEI si caratterizza per una sproporzione drammatica tra lo stimolo e la reazione. Non si tratta di semplici sbalzi d’umore o di momenti di frustrazione gestibili; il DEI si manifesta con episodi ricorrenti di aggressività verbale o fisica, la cui intensità è palesemente eccessiva rispetto alla provocazione ricevuta, o addirittura in assenza di una provocazione evidente. Immaginate un’incomprensione di poco conto che scatena una furia devastante, una reazione spropositata che lascia chi la subisce sgomento e disorientato.

La diagnosi del DEI non è semplice, in quanto spesso si confonde con altri disturbi, come il Disturbo Oppositivo Provocatorio o disturbi d’ansia. La componente chiave, però, risiede nella disregolazione emotiva che genera scoppi improvvisi e incontrollabili, seguiti da un senso di rimpianto e di vergogna, ma senza un’effettiva capacità di apprendere dal passato e modificare il comportamento futuro. Questi episodi, che possono manifestarsi sia in ambito pubblico che privato, possono avere conseguenze devastanti sulle relazioni interpersonali, sul lavoro e sulla vita sociale del soggetto.

L’esordio del DEI spesso avviene nell’infanzia o nell’adolescenza, sebbene possa presentarsi anche in età adulta. Le cause sono complesse e multifattoriali, coinvolgendo fattori genetici, neurobiologici, ambientali e di apprendimento. Studi recenti suggeriscono un’alterazione nella regolazione di neurotrasmettitori come la serotonina e la dopamina, che influenzano il controllo degli impulsi e l’umore. Traumi infantili, esperienze di violenza domestica o stili educativi disfunzionali possono, inoltre, contribuire allo sviluppo del disturbo.

Fortunatamente, esistono trattamenti efficaci per il DEI, che comprendono la psicoterapia cognitivo-comportamentale (CBT), la terapia dialettico-comportamentale (DBT) e, in alcuni casi, la terapia farmacologica. La CBT, in particolare, si concentra sull’identificazione e sulla modifica dei pensieri e dei comportamenti che contribuiscono agli scoppi di rabbia, insegnando strategie di coping più adattive per gestire lo stress e le emozioni negative. La DBT, invece, si focalizza sul potenziamento delle abilità di regolazione emotiva e sulla gestione delle relazioni interpersonali.

In conclusione, chi non riesce a gestire la rabbia in modo proporzionato potrebbe soffrire di DEI. Riconoscere questo disturbo e accedere a un trattamento adeguato è fondamentale per migliorare la qualità della vita del soggetto e di chi gli sta intorno, trasformando l’eruzione silenziosa della rabbia in un flusso più sereno e controllato di emozioni. Rompere lo stigma e promuovere una maggiore consapevolezza del DEI rappresenta un passo essenziale verso un supporto più efficace e una migliore comprensione di questa complessa condizione.