Cosa succede al cervello quando ci si ubriaca?

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Letanolo, inizialmente, stimola la dopamina nel cervello, provocando euforia e disinibizione. Questo effetto stimolante è seguito da altri effetti negativi sullattività cerebrale.
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Il viaggio tossico dell’alcol nel cervello: dall’euforia al blackout

L’alcol, compagno di feste e consolazione per molti, nasconde dietro la sua apparente convivialità un’insidiosa azione neurotossica. Cosa succede esattamente al nostro cervello quando ci si ubriaca? Il meccanismo, benché complesso, si può riassumere in un’altalena biochimica che parte da un’illusoria euforia per poi precipitare in una serie di effetti negativi.

L’etanolo, principio attivo delle bevande alcoliche, agisce inizialmente come un potente stimolante del sistema dopaminergico. Questo neurotrasmettitore, associato al piacere e alla ricompensa, viene rilasciato in quantità maggiori, generando una sensazione di euforia e benessere. La disinibizione, altro effetto tipico delle prime fasi dell’ebbrezza, è anch’essa legata all’azione dell’alcol sui neurotrasmettitori inibitori come il GABA, la cui attività viene potenziata. In pratica, l’alcol silenzia i “freni” del nostro cervello, rendendoci più loquaci, estroversi e meno inclini all’autocritica.

Tuttavia, questa iniziale fase “positiva” è solo la punta dell’iceberg. Man mano che la concentrazione di alcol nel sangue aumenta, gli effetti stimolanti lasciano il posto a un progressivo deterioramento delle funzioni cerebrali. L’alcol, infatti, interferisce con la comunicazione tra i neuroni, compromettendo la trasmissione dei segnali nervosi.

Questo si traduce in una serie di sintomi ben noti: difficoltà di coordinamento motorio, linguaggio biascicato, visione offuscata, rallentamento dei tempi di reazione e difficoltà di concentrazione. L’euforia iniziale si trasforma in confusione, irritabilità e, nei casi più gravi, aggressività.

Ma le conseguenze non si limitano agli effetti immediati. L’abuso cronico di alcol può causare danni cerebrali a lungo termine, compromettendo la memoria, le capacità cognitive e la funzione esecutiva. Inoltre, l’alcol può indurre cambiamenti strutturali nel cervello, come la riduzione del volume di alcune aree, in particolare dell’ippocampo, cruciale per la formazione dei ricordi.

Il “blackout alcolico”, ovvero l’amnesia anterograda che colpisce chi beve eccessivamente, è un esempio lampante di come l’alcol possa interferire con la memoria. In questi casi, il cervello perde la capacità di consolidare i nuovi ricordi, lasciando un vuoto temporale nella memoria dell’individuo.

In conclusione, l’apparente effetto stimolante dell’alcol è un’illusione passeggera che maschera la sua vera natura di potente neurotossina. Comprendere i meccanismi con cui l’alcol agisce sul nostro cervello è fondamentale per adottare un consumo consapevole e responsabile, evitando di cadere nella trappola di una sostanza che, lungi dal migliorare la nostra vita, può compromettere seriamente la nostra salute fisica e mentale.

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