Cosa succede quando il nostro fisico va in altitudine?

7 visite
Salendo in quota, dopo 6-10 ore si manifestano cefalea e altri sintomi, quali vertigini, inappetenza, nausea, vomito, spossatezza, debolezza o irritabilità. La gravità varia a seconda dellaltitudine raggiunta e della velocità di ascesa.
Commenti 0 mi piace

La Montagna che Ci Cambia: Come il Corpo Reagisce all’Altitudine

Salire in montagna è un’esperienza affascinante, una sfida che mette alla prova il nostro fisico e la nostra mente. Ma oltre alla bellezza dei panorami e alla soddisfazione dello sforzo, si nasconde un aspetto meno romantico: l’impatto fisiologico dell’altitudine. L’aria rarefatta, con la sua minore pressione parziale di ossigeno, innesca una cascata di reazioni nel nostro organismo, che possono manifestarsi in modo più o meno intenso a seconda di diversi fattori.

Il corpo umano, abituato alla pressione atmosferica a livello del mare, reagisce alla diminuzione di ossigeno con una serie di meccanismi di compensazione, più o meno efficaci a seconda della rapidità dell’ascesa e dell’altitudine raggiunta. Non si tratta di una semplice mancanza di ossigeno, ma di una complessa disregolazione che coinvolge diversi sistemi.

In genere, dopo 6-10 ore dall’inizio dell’ascesa, compaiono i primi sintomi del cosiddetto “mal di montagna acuto” (AMS, Acute Mountain Sickness). Questi possono variare da un lieve mal di testa a disturbi più importanti. La cefalea è spesso il sintomo principale, accompagnata da vertigini, una sensazione di testa pesante e confusione. L’appetito diminuisce sensibilmente, lasciando spazio a nausea, vomito e un generale senso di malessere. Spossatezza, debolezza muscolare e irritabilità completano il quadro clinico, con intensità che varia da persona a persona. Alcuni individui sperimentano solo una lieve stanchezza, mentre altri possono essere colpiti da sintomi debilitanti, che li costringono a interrompere l’ascesa.

La gravità dell’AMS è strettamente correlata all’altitudine raggiunta e alla velocità di ascesa. Salire rapidamente a quote elevate aumenta significativamente il rischio di sviluppare sintomi gravi. L’organismo, infatti, ha bisogno di tempo per acclimatarsi, per produrre un maggior numero di globuli rossi e per migliorare l’efficienza dell’apporto di ossigeno ai tessuti. Un’ascesa graduale permette al corpo di adattarsi progressivamente, riducendo il rischio di AMS.

Altri fattori individuali, come la forma fisica, la condizione di salute preesistente e la predisposizione genetica, influenzano la risposta individuale all’altitudine. Persone con malattie cardiovascolari o respiratorie, ad esempio, sono più vulnerabili.

È fondamentale sottolineare che l’AMS, sebbene spesso fastidioso, è generalmente benigna e si risolve con la discesa a quote inferiori o con un’acclimatazione adeguata. Tuttavia, in casi più gravi, può evolvere in forme più pericolose come l’edema polmonare di alta quota (HAPE) o l’edema cerebrale di alta quota (HACE), che richiedono un intervento medico immediato.

In conclusione, l’esperienza della montagna deve essere affrontata con consapevolezza e rispetto. Una corretta pianificazione dell’ascesa, un’acclimatazione graduale e la conoscenza dei sintomi dell’AMS sono fondamentali per godere appieno della bellezza delle alte quote, senza compromettere la propria salute. Ascoltare il proprio corpo e non sottovalutare i segnali di allarme è la chiave per una salita sicura e appagante.