Perché distillare è illegale?

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La distillazione casalinga di grappa è vietata perché sottrae imposte ai produttori industriali e perché può comportare il rischio di intossicazione da metanolo, una sostanza tossica che può causare cecità e morte.

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Il Fascino Proibito del Grappino Fatto in Casa: Tra Fisco e Rischi per la Salute

L’alambicco, con il suo fascino vintage e la promessa di un distillato unico, fatto con le proprie mani, continua ad attirare un certo numero di appassionati. Eppure, nella maggior parte dei paesi, Italia compresa, la distillazione casalinga di alcolici come la grappa rimane un’attività illegale. Le ragioni di questo divieto sono radicate in un delicato equilibrio tra interessi economici e tutela della salute pubblica.

Il primo e più evidente motivo è di natura fiscale. Lo Stato, attraverso le accise, applica una tassazione significativa sulla produzione e vendita di bevande alcoliche. Autorizzare la distillazione domestica significherebbe rinunciare a una parte consistente di queste entrate, compromettendo gli introiti fiscali derivanti da un settore florido e ben regolamentato come quello degli alcolici. I produttori industriali, che operano nel rispetto delle normative fiscali, si troverebbero a competere con un mercato sommerso, libero da imposte e controlli, creando una concorrenza sleale e danneggiando l’intera filiera. In sostanza, la distillazione casalinga viene vista come una forma di evasione fiscale su larga scala, potenzialmente in grado di erodere significativamente le casse dello Stato.

Tuttavia, l’aspetto economico non è l’unico a giustificare il divieto. Un pericolo ben più grave si cela dietro la produzione artigianale di alcolici: il rischio di intossicazione da metanolo. Il metanolo è un alcol tossico, derivante da processi di fermentazione imperfetti o dall’utilizzo di materie prime inadatte. A differenza dell’etanolo, l’alcol presente nelle bevande che consumiamo abitualmente, il metanolo è altamente nocivo per l’organismo umano. Anche piccole quantità possono causare danni irreversibili al nervo ottico, portando alla cecità, mentre dosi maggiori possono provocare danni neurologici permanenti e persino la morte.

La distillazione professionale, al contrario, prevede rigorosi controlli e processi di depurazione volti a separare l’etanolo dal metanolo e da altre sostanze indesiderate. I distillatori esperti conoscono le tecniche per “tagliare” le teste e le code del distillato, ovvero le prime e le ultime frazioni, che contengono le concentrazioni più alte di metanolo e di altri composti potenzialmente dannosi. In un contesto domestico, privo di attrezzature adeguate e di competenze specifiche, il rischio di contaminazione da metanolo è notevolmente più elevato.

In conclusione, la proibizione della distillazione casalinga non è semplicemente un capriccio burocratico, ma una misura volta a proteggere sia le entrate fiscali dello Stato, garantendo la sostenibilità del settore alcolico industriale, sia la salute pubblica. Il fascino di un grappino fatto in casa, frutto del proprio ingegno, non può e non deve oscurare i pericoli reali che si celano dietro un’attività che, seppur apparentemente innocua, può avere conseguenze drammatiche. La sicurezza, in questo caso, vale ben più di un distillato artigianale.