Qual è la pressione a cui è soggetto un subacqueo alla profondità di 20 m?

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A 20 metri di profondità, un subacqueo subisce una pressione di circa 3 atmosfere. Questa pressione agisce sulla gabbia toracica e sui polmoni, comprimendo i gas al loro interno. La riduzione di volume polmonare segue la legge di Boyle.
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La morsa silenziosa delle profondità: pressione e fisiologia subacquea a 20 metri

Scendere nelle profondità marine è un’esperienza affascinante, ma anche potenzialmente pericolosa. La pressione, un nemico invisibile ma costante, rappresenta una delle sfide principali per i subacquei, soprattutto a profondità significative. Analizziamo nel dettaglio cosa accade al corpo umano a 20 metri di profondità, dove la pressione ambiente subisce una trasformazione drammatica.

A livello del mare, siamo soggetti a una pressione di circa 1 atmosfera (atm), equivalente al peso dell’aria sopra di noi. Immergendosi, per ogni 10 metri di discesa, la pressione aumenta di circa 1 atm. Di conseguenza, a 20 metri di profondità, un subacqueo è sottoposto a una pressione di circa 3 atm: la pressione atmosferica più la pressione idrostatica dovuta alla colonna d’acqua sovrastante. Questa pressione non è semplicemente un numero; si traduce in una forza fisica reale che agisce su ogni centimetro quadrato del corpo.

L’effetto più immediato e sensibile di questa aumentata pressione è sulla gabbia toracica e sui polmoni. L’aria contenuta nei polmoni, essendo un gas comprimibile, si riduce di volume in accordo con la legge di Boyle-Mariotte: a temperatura costante, il volume di un gas è inversamente proporzionale alla sua pressione. Quindi, a 3 atm, il volume d’aria nei polmoni si riduce a circa un terzo del volume a livello del mare. Questa compressione, seppur fisiologica, può essere percepita come una sensazione di oppressione toracica, soprattutto in caso di insufficiente equalizzazione della pressione dell’orecchio medio tramite la manovra di Valsalva.

Ma la pressione non agisce solo sui polmoni. L’intero corpo è sottoposto a questa forza esterna, che, seppur percepita in maniera meno diretta, influenza diversi parametri fisiologici. I gas disciolti nel sangue, ad esempio, subiscono un aumento della loro pressione parziale, potenzialmente influenzando la saturazione di ossigeno e la formazione di bolle di azoto durante la risalita (decompressione). È proprio per questo che la formazione e l’applicazione delle tabelle di decompressione sono fondamentali per la sicurezza subacquea.

In sintesi, la pressione a 20 metri di profondità non è un dettaglio trascurabile, ma un fattore cruciale che influenza profondamente la fisiologia del subacqueo. La comprensione di questi meccanismi è essenziale per garantire la sicurezza e la salute di chi si avventura nel mondo silenzioso e affascinante degli abissi, ricordandoci che la meraviglia delle profondità marine va sempre coniugata con la conoscenza e il rispetto delle leggi della fisica.