Come si fa a capire se si ha la disfagia?

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Difficoltà o dolore durante e dopo la deglutizione, senso di soffocamento, ipersalivazione con perdite, nausea, rigurgito orale o nasale e inappetenza per paura di mangiare o bere sono segnali che potrebbero indicare disfagia. È importante consultare un medico per una diagnosi accurata.
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Il Silenzio Tradito: Riconoscere i Segnali della Disfagia

La deglutizione, un atto apparentemente semplice e automatico, può trasformarsi in una lotta silenziosa per chi soffre di disfagia. Questa condizione, caratterizzata dalla difficoltà a deglutire, spesso passa inosservata o viene sottovalutata, con conseguenze potenzialmente gravi sulla salute e sulla qualità di vita. Riconoscere i segnali precoci è quindi fondamentale per una diagnosi tempestiva e un intervento efficace.

Ma come si manifesta la disfagia? Non sempre con sintomi eclatanti. Spesso, si insinua gradualmente, con segnali subdoli che inizialmente possono essere confusi con altri disturbi. Un campanello d’allarme importante è la sensazione di difficoltà o dolore durante o dopo la deglutizione. Questo disagio può essere localizzato a livello della gola, del torace o addirittura dietro lo sterno, variando in intensità a seconda della consistenza degli alimenti ingeriti.

Oltre al dolore, altri sintomi possono indicare la presenza di disfagia: la sensazione di soffocamento durante il pasto, anche con cibi solidi o liquidi di consistenza normale, è un segnale inequivocabile. L’organismo può reagire con ipersalivazione, spesso accompagnata da perdite di saliva involontarie, segno di un’alterata coordinazione dei muscoli coinvolti nella deglutizione. La nausea e il rigurgito di cibo dalla bocca o dal naso sono altrettanto indicativi, così come l’inappetenza, spesso causata dalla paura di provare dolore o di soffocare durante il pasto. Questa paura, a sua volta, può portare a una perdita di peso non intenzionale, ulteriore sintomo da non sottovalutare.

È importante sottolineare che la disfagia può essere un sintomo di diverse patologie, che spaziano da semplici disturbi funzionali a malattie più gravi, come ictus, malattie neurodegenerative (come il Parkinson o l’Alzheimer), tumori del cavo orale o dell’esofago, e reflusso gastroesofageo. Pertanto, la presenza di uno o più dei sintomi descritti non deve essere mai sottovalutata.

La disfagia non è una condizione da affrontare in solitudine. Se si manifestano anche solo alcuni dei sintomi sopra elencati, è fondamentale consultare il proprio medico curante o uno specialista (otorinolaringoiatra, gastroenterologo o neurologo, a seconda della presunta causa). Solo una diagnosi accurata, che può includere esami strumentali come la videofluoroscopia o la manometria esofagea, consentirà di identificare la causa della disfagia e di impostare il trattamento più appropriato, che può variare da terapie farmacologiche a interventi riabilitativi logopedici o, in casi più complessi, chirurgici. Ricordate: la tempestività dell’intervento è cruciale per migliorare la qualità di vita e prevenire complicazioni potenzialmente pericolose.