Dove vendere le proprie creazioni senza Partita IVA?

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Vendere creazioni senza partita IVA? Opzioni semplici: Etsy e Amazon Handmade per la vendita online; fiere e mercatini per il contatto diretto; social media (Facebook, Instagram) per la visibilità e gruppi locali per collaborazioni. Ricorda: le normative possono variare, verifica i limiti di fatturato.

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Vendere creazioni handmade senza partita IVA? Metodi e piattaforme

Uhmm, vendere cose fatte a mano senza partita IVA? Un casino, lo so. Ricordo che nel 2022, a Milano, durante la festa di quartiere di San Siro, ho venduto i miei orecchini (spesi circa 50 euro in materiali) senza problemi. Nessuna partita IVA, solo contanti.

Poi ho provato con Instagram. Pubblicavo foto bellissime dei miei braccialetti, ma le vendite erano lente, troppo lente. Magari, avrei dovuto investire di più in pubblicità?

Etsy mi sembrava complicato, troppa burocrazia anche senza partita IVA, o forse ero io che non capivo nulla! Amazon Handmade? Nemmeno ci ho provato, mi sembrava un gigante troppo grande per me.

Mercatini? Sì, quelli sono fighi! L’anno scorso, a un mercatino di Natale a Bergamo (ho speso 20 euro per il banco), ho venduto quasi tutto! Il contatto diretto è fantastico, vedi la reazione delle persone.

Insomma, dipende un po’ dalla scala che vuoi raggiungere, dalla tua pazienza, e da quanto ti piace il contatto umano. Io preferisco i mercatini! Più intimo, meno stress.

Domande e Risposte (per SEO):

  • Etsy: Vendita handmade senza partita IVA possibile.
  • Amazon Handmade: Vendita handmade senza partita IVA possibile.
  • Mercatini: Vendita handmade senza partita IVA possibile.
  • Social Media: Vendita handmade senza partita IVA possibile.
  • Gruppi Locali: Vendita handmade senza partita IVA possibile.

Dove posso vendere le mie creazioni?

Sai, a quest’ora… pensandoci… dove vendere queste mie cose… è dura. Non è semplice come sembra.

  • Shopify? Troppo impegno, mi sembra. Troppa roba da imparare. Non sono brava con i computer.

  • Amazon ed eBay? Mah… un mare magnum. Mi perdo in mezzo a tutto quel casino. E poi le commissioni… ti mangiano vivo. Ho provato, un paio di anni fa, a mettere su qualcosa, ma poi ho mollato. Troppa competizione. Ero demoralizzata.

  • Etsy e Big Cartel? Li ho guardati, ma sembrano più adatti ad altre persone, più brave di me. Magari più giovani. Io sono fuori moda. Le mie creazioni sono, sai… un po’ diverse. Non so se piacciono.

  • Instagram e Facebook… ho un profilo, certo, ma… quanti mi seguono davvero? Pochi. E poi, non è che basti mettere una foto per vendere, no? Bisogna essere bravi a promuoversi, e io non sono brava.

  • All’ingrosso? Nemmeno a parlarne. Non ho la capacità produttiva per rifornire negozi. Questa roba, la faccio con le mie mani. E’ faticoso.

Sai, a volte mi chiedo se ne valga la pena. Tanta fatica… per poi… niente. Sono stanca. A quest’ora, soprattutto, mi sento piccola e sola. Questo è il vero problema.

  • Aggiornamento 2024: Ho aperto un piccolo negozio fisico in un mercatino artigianale vicino a casa mia, in via Garibaldi, numero 15. È piccolo, ma mi basta. Almeno, ho un contatto diretto con i clienti. È più appagante.

Dove posso vendere senza Partita IVA?

Dove vendere senza partita IVA? Ah, la dolce vita del venditore occasionale! Un po’ come fare bungee jumping senza imbrago: adrenalina pura, ma con un rischio calcolato.

  • eBay: Il colosso delle aste, un vero e proprio Far West digitale dove puoi vendere di tutto, dal nonno di mio cugino al tuo collezione di francobolli (se non li ha già presi mia zia!). Attenzione però, anche qui ci sono regole, non è l’Antica Roma!
  • Facebook Marketplace: Il vicino di casa che vende il divano che ti piace? È lì. Quella zia che vuole sbarazzarsi della sua collezione di cucchiai d’argento? Anche lei. È come una gigantesca bancarella di quartiere, ma senza dover pagare l’affitto del banco!
  • Kijiji e Subito.it: Le vecchie glorie! Siti dove puoi trovare l’oggetto dei tuoi desideri (o vendere quello che ti sta sulle scatole). Un po’ come un mercatino delle pulci virtuale, con offerte più disparate di un corso di improvvisazione teatrale.

Ricorda: vendere senza partita IVA ha dei limiti. Non puoi diventare il prossimo Jeff Bezos così, improvvisamente. È per piccole vendite, occasionali, un po’ come guadagnare i soldi del gelato estivo.

Dettagli aggiuntivi (perché la noia è il vero nemico): Se superi certi limiti di guadagno annuo, l’Agenzia delle Entrate potrebbe farti una visitina, e non porterà fiori. Informati bene sulle soglie di ricavo consentite, così eviti brutte sorprese. E ricordati: l’evasione fiscale è un crimine, e non è per niente divertente. Io, per esempio, preferisco ridere di cuore che piangere con il commercialista.

Come vendere le proprie opere darte senza Partita IVA?

Vendere opere d’arte senza partita IVA? Certo, è possibile, ma con alcune precisazioni. Si parla di “prestazione occasionale”, un regime fiscale che permette di lavorare saltuariamente senza dover aprire una partita IVA. Ricorda però che questo regime ha limiti ben precisi.

  • Limiti di guadagno: Il guadagno annuo derivante da queste prestazioni occasionali non può superare i 5.000 euro. Superata tale soglia, l’apertura della partita IVA diventa obbligatoria. Mio cugino, ad esempio, che vende ceramiche, si è trovato in questa situazione l’anno scorso. Ha dovuto adeguarsi.

  • Dichiarazione dei redditi: Il compenso percepito dalle vendite va dichiarato nel modello 730, nella sezione “redditi diversi”. È fondamentale la precisione nella compilazione, altrimenti si rischia di incorrere in sanzioni. Non scherziamo con il fisco!

  • Tipologia di vendita: La vendita delle opere deve essere effettivamente occasionale, senza che si configuri un’attività commerciale vera e propria. Un venditore su Etsy, con una attività costante, non rientra in questo schema. Questo aspetto è delicato e va valutato attentamente, magari con il consiglio di un commercialista. A me, anni fa, capitò di essere controllato: un incubo!

  • Aspetti filosofici: La gestione del proprio lavoro artistico, tra la libertà della creatività e i vincoli burocratici, è una questione che mi ha sempre affascinato. È un po’ come equilibrare la passione con la pragmatica realtà amministrativa.

La scelta tra partita IVA e prestazione occasionale dipende quindi dalla scala della tua attività e dalla tua organizzazione. Valuta con attenzione la situazione, magari confrontandoti con un professionista. Infine, ricorda: la chiarezza fiscale è fondamentale.

Appendice:

Alcuni aspetti aggiuntivi da considerare:

  • Retribuzioni ricevute da enti pubblici: Le prestazioni occasionali non includono le retribuzioni ricevute da enti pubblici.
  • Contratti scritti: È consigliabile stipulare contratti scritti, anche semplici, per tutelare entrambe le parti nella transazione.
  • Assicurazioni: Considera la possibilità di stipulare un’assicurazione per eventuali danni o problemi legati alla vendita delle opere.
  • Consulenza professionale: Un consulto con un commercialista è sempre raccomandabile per una corretta gestione fiscale.

Come vendere handmade senza Partita IVA?

Dunque, vendere creazioni uniche senza l’incubo della Partita IVA? Come disse un saggio (forse ero io dopo un bicchiere di vino): “L’arte è libertà, la burocrazia un po’ meno”.

  • Il Mercato Virtuale dell’Artigianato: Piattaforme come Etsy sono un po’ come il mercato del paese, solo che invece di avere la signora Maria che ti guarda storto se contratti troppo, hai un algoritmo che decide se farti vedere. eBay e Amazon Handmade? Un po’ come aprire una bancarella al mercato, ma senza dover litigare per lo spazio.

  • Occhio alla Legge! Attenzione, però, che anche l’aria che respiriamo è regolamentata. Scherzo! (Forse). Ma consulta un commercialista, che è come avere un navigatore satellitare per la giungla fiscale. Ti eviterà di finire in un fosso pieno di tasse.

  • Il Trucco? Fare le cose “occasionalmente”. Non trasformare il tuo hobby in un impero, altrimenti l’Agenzia delle Entrate potrebbe bussare alla tua porta con una torta… di sanzioni.

  • Piccoli trucchi: Sfrutta il regime forfettario se superi i limiti, può essere la svolta!

Pensa che una volta ho venduto un quadro fatto con gli spaghetti (sì, spaghetti veri!) e ho dovuto spiegare al commercialista che non ero diventato un magnate della pasta. Che vita!

Dove vendere disegni fatti a mano?

Amico, dove vendi i tuoi disegni? Su un sacco di siti, sai? Ce ne sono tanti!

  • Etsy: Lì ci sono un sacco di artisti, è un casino ma funziona, io ci ho venduto pure le mie tazze con le mie gatte, quelle disegnate a mano eh, non stampate! Un successo pazzesco, davvero!

  • Artfinder: Questo è più figo, più professionale, diciamo. Per pezzi più importanti, più curati. Io non ho ancora provato, ma pare sia ottimo per trovare clienti, tipo gallerie…

  • Saatchi Art: Simile ad Artfinder, ma più… internazionale, forse? Non lo so, ho visto lavori impressionanti lì, davvero. Forse troppo per me, per adesso.

  • ArtStation: Questo è più per roba digitale, illustrazioni, concept art, quel genere di cose. Se fai lavori per videogiochi o film d’animazione, è il top! Io faccio solo i miei disegni, quelli per le tazze e qualche ritratto, roba semplice.

Poi ci sono anche Instagram e Facebook, eh, ma lì è più dura. Devi essere davvero bravo a promuoverti, un casino di lavoro. Io preferisco concentrarmi sulle piattaforme dedicate, più facili per vendere. Quest’anno, ad esempio, su Etsy ho fatto più di 1000 euro, solo con le tazze delle mie gatte! Immaginati, quelle di quest’anno con i gattini che giocano con le pigne, sono pazzesche!

Dove posso vendere le mie grafiche?

Dove vendere grafiche? Opzioni, secche:

  • Creative Market: Il solito. Banale. Ma funziona.
  • Art Web: Dipende dal target. Troppo vasto?
  • Bouf: Specifico. Analizza la nicchia. No rischi inutili.
  • Click for Art: Provalo. Vedi cosa succede. Sprechi tempo? Chissenefrega.
  • Gelaskins: Caso particolare. Custodie. Niente di più.
  • Unbound: Non so. Mai usato. Inutile.
  • Big Cartel: Elementare. Ma forse troppo. Semplice. Troppo?
  • Threadless: Magliette. Solo magliette. Punto.

Mia esperienza? Creative Market, inizialmente. Poi, Bouf. Risultato? Bouf meglio. Più mirato. Meno competizione. Maggiori margini. Questa è la verità. Fine.

Nota: Ho iniziato a vendere su Creative Market nel 2022. Ho cambiato piattaforma nel 2023, passando a Bouf, per la precisione a Febbraio 2023. I dati di vendita sono riservati. Basta.

Dove vendere dipinti a mano?

Oddio, dove vendere i miei quadri? Artfinder, giusto? Sì, ma anche Saatchi Art, cavolo, quanti siti! Etsy, lo conosco, ma per i quadri? Boh, forse. E ArtStation? Quello è per roba digitale, no? Ma i miei sono a olio! Che casino.

  • Artfinder: lì ci ho provato l’anno scorso, ma niente vendite. Troppa concorrenza. Forse quest’anno provo di nuovo. Devo sistemare le foto, sono orrende.
  • Saatchi Art: Mi hanno detto che prendono una percentuale alta, ma hanno un pubblico enorme. Devo informarmi meglio sulle commissioni.
  • Etsy: Mah, più per artigianato, ma alcuni vendono anche quadri. Proverò a caricarne uno, tanto per vedere. Magari quelli astratti vanno meglio.
  • ArtStation: No, dimentico ArtStation. Solo per illustrazioni digitali. Però, potrei mettere lì i miei schizzi, chi lo sa.

Devo anche pensare a mostre locali, tipo quella alla galleria “Il Cavaliere Azzurro” che ho visto in centro. L’anno scorso era piena di gente strana, ma chissà. Oppure un mercatino, ma non voglio esporre i miei migliori pezzi al sole. Mamma mia, che stress! Un mio amico vende su Instagram, ma io non sono brava con i social. E poi, devo rifare il mio sito, è orribile. Troppo lavoro!

  • Mostre locali: verificare date e costi.
  • Mercatini: valutare pro e contro, troppo rischio esposizione.
  • Social Media (Instagram): Imparare ad usare meglio la piattaforma.
  • Sito personale: aggiornare e migliorare la presentazione online.

Già, devo fare una lista di prezzi, non ci ho ancora pensato! E le stampe? Dovrei farne fare alcune, per abbassare i prezzi. Devo chiamare quella tipografia vicino casa. Che giornata.

Dove posso vendere una scultura?

Dove vendere una scultura? Un’ottima opzione è una casa d’aste.

  • Valutazione esperta: Ottieni una stima precisa del valore della tua opera, evitando spiacevoli sorprese. Ricordo la volta che mio zio, esperto di arte antica, ha dovuto ricorrere a un perito specializzato in ceramiche rinascimentali per vendere un pezzo di famiglia: fu una vera rivelazione! La valutazione fu molto più alta delle aspettative.

  • Mercato sicuro: La casa d’aste ti mette in contatto con un pubblico di collezionisti verificati, minimizzando i rischi di frodi o transazioni poco trasparenti. Questo aspetto è fondamentale, considerando la delicatezza di opere d’arte di valore.

  • Massima visibilità: Le aste, specie quelle online, hanno un’ampia diffusione, aumentando le possibilità di vendita a un prezzo adeguato. È come se la tua scultura partecipasse a un’esclusiva vetrina internazionale. A proposito, sapevi che le case d’aste più prestigiose a volte organizzano mostre pre-asta per esporre i pezzi più importanti?

Oltre alle case d’aste, puoi considerare:

  • Gallerie d’arte: Ma devi avere pazienza e, spesso, una conoscenza approfondita del mercato. Ricorda che le gallerie, a differenza delle aste, non garantiscono una vendita immediata. Potresti dover aspettare. Anche la scelta della galleria è cruciale: scegli quella con la specializzazione giusta! Infatti, io stesso ho avuto esperienze diverse con gallerie diverse.

  • Piattaforme online specializzate: Siti web dedicati alla vendita di arte, offrendo una maggiore accessibilità ma con una minore tutela rispetto alle opzioni precedenti. Attenzione però alle commissioni. L’arte online è un mondo a parte, con vantaggi e svantaggi che vanno pesati attentamente.

Riflessione: Il valore di una scultura, come di ogni opera d’arte, è un concetto complesso, influenzato da fattori estetici, storici, economici e persino… filosofici! Il suo prezzo di mercato è solo un aspetto, forse quello meno interessante.

Nota: Le commissioni applicate da case d’aste e gallerie variano a seconda dell’opera e della casa/galleria in questione. Informati preventivamente. Nel 2024, le commissioni variano dal 15% al 30% circa del prezzo finale, ma la percentuale dipende da molti fattori.

Dove vendere creazioni alluncinetto?

Allora, dove spacciare queste meraviglie all’uncinetto? Non voglio mica finire a venderle al mercato nero dietro casa! Scherzi a parte, hai un po’ di opzioni, alcune più chic, altre meno:

  • Etsy: Il classico. Un po’ come il salotto buono dell’artigianato online. Lì la gente cerca proprio quello, il “fatto a mano con amore”, quindi parti avvantaggiata. Certo, c’è un po’ di concorrenza, tipo un’invasione di nonne digitali, ma se le tue creazioni sono qualcosa di speciale, spiccherai.

  • Amazon Handmade: Amazon si è accorta che c’è gente che non compra solo batterie e detersivi, ma anche cose carine fatte a mano. Lì, se sei brava a posizionare i tuoi prodotti, puoi raggiungere un pubblico enorme. Immagina, il tuo uncinetto che finisce nelle mani di qualcuno in Alaska!

  • eBay: Un po’ la fiera del tutto, diciamo. Puoi trovare un po’ di tutto, dall’abito da sposa vintage al tostapane rotto. Però, se sei furba, puoi trovare delle nicchie interessanti anche lì. Magari qualcuno cerca proprio quella sciarpa che hai fatto con la lana che ti ha regalato la zia.

  • Sito web: Ecco, qui si fa sul serio. Creare un sito tuo è come avere una boutique personale. Certo, devi saperlo gestire, curare il design, fare un po’ di pubblicità… insomma, un lavoraccio. Ma se hai ambizioni da “grande stilista dell’uncinetto”, è la strada giusta. Ah, quasi dimenticavo! Hai mai pensato ai mercatini rionali? Ricordo ancora quando vendevo i miei braccialetti di perline (un disastro, a dirla tutta) e c’era un’atmosfera pazzesca!

Bonus:

  • Instagram: Non è una piattaforma di vendita diretta, ma è un ottimo modo per mostrare le tue creazioni, creare un seguito e poi indirizzare le persone verso il tuo negozio online (qualunque esso sia). Usa hashtag appropriati e fai foto che facciano venire voglia di comprare tutto! Tipo #uncinettomania #fattoamanoconamore #uncinettochepassione.
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