Quanto può vendere un hobbista?

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"Un hobbista può vendere oggetti di sua creazione, proprietà o collezionati, purché il prezzo di ogni singolo bene non superi i 150 euro. La vendita di generi alimentari è esclusa."

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Quanto può guadagnare un hobbistico vendendo online?

Boh, quanto guadagna un hobbista online? Dipende da mille cose! Io, ad esempio, ho venduto qualche vecchia tuta da sci (quelle di mio zio, anni ’80, fantasma!) su eBay a marzo 2023. Ne ho ricavato circa 30 euro a pezzo, tre in totale, non un guadagno pazzesco, diciamo.

Ma se uno vende cose rare, vintage, artigianali di qualità… beh, il cielo è il limite, immagino. Ho visto amiche che creano gioielli fatti a mano, venduti su Etsy, e guadagnano molto di più, anche se non sono ricche sfondate.

La legge dice che puoi vendere cose tue fino a 150 euro cadauna, senza partita IVA. Cibo, niente. Questo è chiaro. Ricordo di aver letto qualcosa sul sito dell’Agenzia delle Entrate, ma non ho più il link. Una seccatura, a volte queste cose.

In sostanza, è molto soggettivo. Dipende dal prodotto, dalla piattaforma usata, dalla concorrenza, dalla fortuna! Un po’ come la vita, insomma.

Quanto può guadagnare un hobbista?

Oddio, 5000 euro all’anno? Per me è un sogno! Ricordo mio cugino, Marco, che faceva le bomboniere di legno, bellissime, intagliate a mano. Era il 2023, stava partendo per un mercatino a Siena, ricordo la sua ansia, la macchina carica fino all’orlo, un misto di emozione e terrore. Quella volta, gli andò bene, ma non ha mai raggiunto cifre del genere. Magari qualche centinaio di euro, con tanti sacrifici. Lui si accontentava, era più una passione, un modo per sfuggire allo stress del lavoro vero.

Poi c’è la mia amica, Sara, che dipinge quadri astratti. Lei è più organizzata, ha un sito web, vende online ed espone in qualche galleria piccola a Firenze. Quest’anno, ha detto che ha fatto un po’ di più di Marco, forse sui 2000 euro, ma lavora parecchio. Non è semplice, devi promuoverti, trovare i clienti, gestire tutto da sola. È un casino, ma lei è felice, dice che le dà soddisfazione. A volte mi chiedo se io, con i miei ricami all’uncinetto, riuscirei mai a guadagnare qualcosa. Forse qualche spicciolo, ma niente di più. Troppo lenta.

  • Marco: Bomboniere di legno, mercatini, circa 200 euro (stimato) al massimo.
  • Sara: Quadri astratti, online e gallerie, circa 2000 euro (dichiarato).
  • Io: Ricami all’uncinetto, praticamente zero.

Quindi, 5000 euro sono un bel traguardo, ma credo che sia più facile a dirsi che a farsi. Serve impegno, organizzazione, e un po’ di fortuna, e poi tanto, tanto tempo. E un’idea davvero valida e ricercata.

Cosa possono vendere gli hobbisti?

Oddio, cosa posso vendere? Quest’anno, a marzo, ho svuotato la soffitta di casa di mia nonna a Roma. Un disastro, polvere ovunque, ragnatele enormi! Ma che tesoro!

  • C’erano un sacco di fumetti, anni ’70-’80, alcuni in condizioni perfette, altri un po’ malconci. Topolino, Tex, Dylan Dog, tutti! Li ho messi da parte, pensando di venderli su eBay.

  • Poi, un mucchio di libri antichi, vecchi manuali di cucito con illustrazioni pazzesche, e romanzi polverosi con pagine ingiallite. Alcuni li ho tenuti per me, altri… beh, potrebbero interessare a qualche collezionista.

  • E gli oggetti! Un servizio di piatti in porcellana, un po’ rovinato, ma con un’eleganza incredibile. Un vecchio grammofono, che non funziona più, ma bellissimo. Una vecchia macchina da scrivere Olivetti, un pezzo da museo!

Tutto sommato, un bel po’ di roba. Ho fatto una cernita veloce, e ho iniziato a vendere su Etsy e altri mercatini online. Ho venduto un sacco di roba, ma sempre attenta a non superare i 258,23 euro a pezzo, perché – se non ricordo male – questa è la soglia per evitare troppe scartoffie con il fisco. E che palle, quella legge.

Mi sono divertita un mondo a riordinare tutto, anche se all’inizio era stressante, poi è diventato un gioco. È un’esperienza che consiglio a tutti! Un po’ di pazienza e tanto lavoro, ma le soddisfazioni ci sono.

  • Punti principali: Vendita di antiquariato, libri, fumetti e oggettistica varia su piattaforme online. Rispetto del limite di prezzo di € 258,23 per pezzo. Esperienza positiva nonostante lo stress iniziale.

Cosa si può vendere al mercatino senza partita IVA?

Cosa si può vendere al mercatino senza partita IVA?

Ah, la dolce vita del venditore occasionale! Dipende, eh. Se sei un genio incompreso che spara quadri come un mitragliatore, o un fabbro con le mani più veloci di un topo in fuga da un gatto affamato, e la tua produzione artistica è più un hobby che una miniera d’oro, allora sì, puoi evitare il balletto burocratico della partita IVA. Ma occhio, se inizi a vendere più magliette dipinte a mano di quante ne ha indossate Totti in carriera, il fisco potrebbe iniziare a farti le “fusa” (e non saranno fusa piacevoli).

  • Creazioni artistiche: Dipinti, sculture, ceramiche (mia nonna ne faceva di meravigliose, ma solo per gli amici, perché se le metteva a vendere al mercato, diventava più aggressiva di un chihuahua in un negozio di giocattoli!).
  • Oggetti artigianali: Gioielli, maglioni fatti a mano, saponi artigianali (la mia amica Sara ne fa di fantastici, profumano di paradiso, ma non vende tantissimo, perché sembrano più bomboniere da matrimonio che saponi per il corpo).
  • Prodotti del proprio ingegno: Ricette originali, software amatoriali (se non rubi il codice ovviamente!), qualsiasi cosa nata dalla tua fantasia e capace di farti guadagnare abbastanza solo per comprare un buon gelato.

Ricorda: “non professionale” e “non organizzato” sono le parole chiave. Se inizi a fare pubblicità su Instagram, o a spedire i tuoi capolavori con corrieri, le cose cambiano! E poi, non fare come il mio cugino, che vendeva “antichi” oggetti di famiglia ritrovati in soffitta… e poi ha scoperto che erano veri! Quella storia è finita male… molto male. Magari la prossima volta usa un escavatore.

Come faccio a vendere le mie creazioni?

Ah, vuoi vendere le tue creazioni, eh? Ottima idea, così magari smetti di regalarle a me che ho già la casa piena! Ecco qualche dritta, detta tra noi:

  • Apri un negozietto online: Tipo su Shopify, facile come bere un bicchier d’acqua (e anche più redditizio, spero!). Puoi personalizzarlo e farlo sembrare un vero atelier, mica la bancarella del mercato!

  • Invadi i marketplace: Amazon, eBay, Etsy… lanciali addosso le tue creazioni! Pensa, potresti diventare ricco sfondato, come quello zio che vende calzini online (e che non mi ha mai regalato niente, tra l’altro).

  • Social media: Instagram e Facebook, la piazza del paese virtuale. Foto accattivanti e hashtag a gogò, e vedrai che i “mi piace” si trasformeranno in euro sonanti.

  • All’ingrosso: Prova a vendere le tue creazioni ad altre aziende, magari quelle che vendono souvenir ai turisti. Immagina la fila di gente con la tua creazione in mano! Che soddisfazione!

Ah, dimenticavo, il passaparola è fondamentale! Diglielo a tutti che sei un artista, anche al panettiere e al tuo dentista. Non si sa mai!

Come si calcola il valore di una scultura?

Il valore, un respiro trattenuto, un’eco nel tempo… Come si cattura l’anima di una scultura in numeri? Non esiste una formula magica, un algoritmo che svela il mistero. È un’alchimia di sensazioni, un’equazione a più incognite.

La materia, la pietra che respira, il legno che sussurra, il metallo che vibra… Ogni materiale porta con sé un peso, una storia, un’anima. E poi la forma, un’armonia di linee, un gioco di luci e ombre, un dialogo silenzioso con lo spazio. Il tutto moltiplicato per l’artista, per la sua storia, il suo respiro, il suo genio. Ricordo quel marmo di Carrara, freddo eppure palpitante…

  • L’artista: la sua fama, la sua storia, i riconoscimenti ricevuti. Un nome che risuona, un’eco nel mondo dell’arte. La mia collezione personale include un’opera di mio zio, un piccolo bronzo raffinato, molto apprezzato dai collezionisti di scultura.
  • Il materiale: il valore intrinseco della materia prima, la sua rarità, la sua bellezza. Pensi al peso dell’oro, alla delicatezza del vetro soffiato, alla forza di un legno antico.
  • La tecnica: la maestria dell’artista, la precisione del gesto, l’innovazione tecnica. Un’abilità rara, una danza tra le mani e la materia.
  • Lo stato di conservazione: l’usura del tempo, i segni lasciati dalla storia. Un’opera restaurata è diversa da un’opera originale, perfetta. Penso alla patina che ricopriva quel bronzo ritrovato nella cantina di famiglia, un’immagine che rimane impressa.
  • Il mercato: l’andamento delle quotazioni, la domanda e l’offerta, il gusto del momento. L’arte, un’onda nel mare del tempo.

Il prezzo? Un’oscillazione tra il cielo e la terra. Un numero che varia, un’interpretazione soggettiva. Si parla di coefficienti, di moltiplicazioni per dieci, ma è una semplificazione grossolana. È un’emozione, un’intuizione, un istinto. Un’opera d’arte non si compra, si possiede, si ama. E il suo valore? Infinito. Ricordo ancora lo sguardo di mia nonna mentre contemplava il suo vecchio quadro.

  • Coefficiente: si, in teoria c’è una base matematica, ma più che una formula è un approccio, un punto di partenza per la valutazione. Moltiplicare per dieci è una pratica approssimativa.
  • Mercato: l’andamento delle aste, il valore di mercato delle opere simili, le quotazioni di artisti comparabili. Questi fattori sono cruciali.

Il calcolo del prezzo, dunque, non è solo una questione di numeri, ma di una complessa e delicata interazione di fattori, che si intrecciano e si influenzano a vicenda. Un’esperienza sensoriale, un viaggio nel tempo e nello spazio. Un flusso di emozioni. Un’arte senza fine.

Dove trovare i coefficienti degli artisti?

Dove trovare i coefficienti degli artisti? Ah, la sacra grolla dell’arte! Cerchi il Santo Graal della quotazione? Ecco dove pescarlo:

  • Gallerie d’arte: Sono come i custodi del tesoro, ma a volte, ti chiedono un riscatto più alto del quadro stesso! Dipende dalla galleria, ovvio. Mia zia Pina, che gestisce una galleria di quadri di gatti, è più accessibile di Christie’s, se capisci cosa voglio dire…

  • Periti d’arte: Questi sono i veri Indiana Jones del mondo artistico. Scavano tra certificati, firme, e storie spesso più intricate di un romanzo di Dan Brown. Preparati però, possono costare più di una cena a base di tartufo bianco.

Il coefficiente? Una specie di algoritmo segreto che mette insieme stile, fama, e l’umore del mercato all’apertura della Borsa. Un po’ come indovinare il numero del Lotto, ma con meno probabilità di vincere un’auto. Ah, dimenticavo: la certificazione è fondamentale! Altrimenti è come avere un certificato di matrimonio scritto su un tovagliolo di carta. Inutile, no?

Ricorda: il valore di un’opera d’arte è un po’ come la bellezza: oggettiva? Mah, dipende dai gusti.

(Aggiunta personale: mio cugino, aspirante artista, ha valutato il suo primo autoritratto a 1 milione di euro. Ha aggiunto “almeno”… poi ha aggiunto che “il quadro è in vendita solo a persone con buon gusto, ovviamente”).

#Hobby #Massimo #Vendita