Come aiutare un bambino che non parla?

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Mi si stringe il cuore a pensare a un bambino che non parla e a questi metodi che, invece di aiutarlo, lo isolano. Ripetere una parola sbagliata senza empatia, pressarlo con domande, ignorarlo mentre si parla... che tristezza! E poi il tablet, una scorciatoia che spegne la comunicazione vera, il contatto umano, il calore di una voce. Che spreco di opportunità per connettersi col suo mondo interiore!

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Come aiutare un bambino che non parla? Mi stringe il cuore, davvero. Pensare a un bimbo che non riesce ad esprimersi… e a tutti quei metodi che, invece di aiutarlo, lo soffocano. Tipo ripetere la parola “sbagliata” senza un minimo di dolcezza, senza capire. Come se fosse un robot! O bombardarlo di domande, “dillo, dillo!”, che ansia. Oppure, peggio ancora, parlare di lui come se non ci fosse. Ma dove siamo finiti?

E poi c’è il tablet. Sì, comodo, eh? Zitto e buono col suo schermo luminoso. Ma che tristezza, che rabbia. Una scorciatoia che spegne tutto. La comunicazione vera, lo scambio di sguardi, il calore di una voce che ti racconta una storia. Ricordo mio nipote, piccolo piccolo, che mi fissava incantato mentre gli leggevo le favole. Non parlava ancora, ma i suoi occhi… dicevano tutto! Quanti momenti preziosi si perdono così, quante opportunità di entrare nel suo mondo, di capirlo davvero.

Ho sentito dire – non ricordo dove, forse in un articolo online – che l’uso eccessivo di schermi può ritardare lo sviluppo del linguaggio nei bambini. Boh, non so se sia vero, ma a me sembra plausibile. Insomma, se un bimbo passa ore davanti a un tablet, quando impara ad ascoltare, a interagire, a voler comunicare? Che poi, comunicare non è solo parlare, no? È un sorriso, un gesto, uno sguardo. È condivisione. E un tablet non può darti niente di tutto questo. O almeno, non nella stessa maniera. Non c’è paragone. Davvero.