Qual è il sistema scolastico più difficile al mondo?

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In luoghi remoti come Lebak (Indonesia), il Mali, lisola di Foula (Scozia), Gulu (Cina) e zone del Guatemala, laccesso allistruzione è fortemente compromesso da isolamento geografico, povertà e conflitti, rendendo lesperienza scolastica estremamente difficile per gli studenti.

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La vera sfida dell’istruzione: oltre la difficoltà dei programmi, la lotta per l’accesso

Il dibattito su quale sia il sistema scolastico “più difficile” al mondo spesso si concentra sulla complessità dei programmi, sul carico di studio o sulla severità delle valutazioni. Si confrontano sistemi come quello sudcoreano, noto per la sua competitività, o quello giapponese, con le sue lunghe giornate scolastiche. Ma questa prospettiva rischia di oscurare una realtà ben più complessa e drammatica: per milioni di bambini nel mondo, la vera difficoltà non risiede nella complessità del curriculum, ma nella lotta quotidiana per l’accesso all’istruzione stessa.

In luoghi remoti e spesso dimenticati, come il villaggio di Lebak in Indonesia, le regioni del Mali devastate da conflitti, la sperduta isola di Foula in Scozia, le montagne di Gulu in Cina o le comunità rurali del Guatemala, la scuola rappresenta un’aspirazione più che una realtà consolidata. L’isolamento geografico, la povertà dilagante e l’instabilità politica erigono barriere insormontabili per tanti bambini, trasformando il percorso educativo in un’odissea.

Immaginiamo la vita di uno studente a Foula, dove la scuola elementare è l’unica presente e la secondaria richiede un trasferimento sulla terraferma, separando i ragazzi dalle famiglie. O pensiamo ai bambini del Mali, costretti a interrompere gli studi a causa delle violenze e degli sfollamenti. In questi contesti, la “difficoltà” non si misura con il numero di ore di studio o la severità degli esami, ma con la precarietà dell’accesso all’istruzione, con la mancanza di infrastrutture adeguate, con la scarsità di insegnanti qualificati e con la costante minaccia di interruzioni forzate.

Per questi studenti, la semplice possibilità di frequentare una scuola, anche rudimentale, rappresenta una conquista. La fame, la malattia, la necessità di contribuire al sostentamento familiare sono ostacoli ben più concreti e pressanti di qualsiasi programma scolastico, per quanto impegnativo.

Pertanto, anziché concentrarci su una sterile comparazione tra sistemi scolastici basata su parametri spesso occidentali e privilegiati, dovremmo spostare l’attenzione sulla disuguaglianza nell’accesso all’istruzione. La vera sfida non è rendere i sistemi più “difficili”, ma garantire a tutti i bambini del mondo, ovunque essi siano, il diritto fondamentale all’apprendimento e alla crescita, offrendo loro gli strumenti necessari per costruire un futuro migliore. Solo così potremo parlare di un sistema educativo globale veramente efficace e giusto.