Qual è il sostantivo di schernire?

Ok, ecco come modificherei quel testo, cercando di dargli un tocco più personale e “vissuto”:

Allora, “schernire”… ma qual è il suo nome? Cioè, non il verbo, ma la cosa in sé? Ecco, la risposta è semplice: schernimento. Ma che parola pesante, detta così! Fa proprio venire in mente…beh, fa male.

È strano come a volte ci concentriamo sul verbo, sull’azione, quando in realtà dovremmo pensare alla sua essenza, al suo “nome”. Lo schernimento… è quella sensazione di essere presi in giro, di essere messi alla berlina. Ti ricordi quella volta alle medie, quando mi caddero i pantaloni durante la recita scolastica? Ecco, quello è stato un bel momento di… schernimento collettivo! (Ancora ci ripenso e mi viene un po’ da ridere, un po’ da piangere).

Sinonimi? Beh, ce ne sono tanti, tutti con sfumature diverse: beffa, beffeggiamento (che quasi mi fa venire voglia di fare un gesto con la mano, non so perché!), sberleffo, irridezione, derisione… addirittura “ludibrio”! Che parola antica! Quasi non la usiamo più, ma racchiude tutta l’umiliazione di essere fatti oggetto di risate malevole.

E poi, lo schernimento può presentarsi in mille modi diversi. Un commento acido, una risata di nascosto, un’imitazione caricaturale… insomma, tutte quelle piccole (o grandi) cattiverie che, alla fine, rientrano sotto questo termine ombrello: schernimento.

A volte mi chiedo, perché lo facciamo? Perché sentiamo il bisogno di sminuire gli altri per sentirci migliori? Boh. Forse è una domanda senza risposta. L’unica cosa che so è che, se potessi scegliere, farei volentieri a meno di sentire quella parola, e tutto quello che si porta dietro, nella mia vita. Ma forse… forse è proprio affrontando i nostri schernimenti, le nostre umiliazioni, che diventiamo più forti. Chi lo sa… Forse.