Quando finiscono i risvegli notturni dei neonati?

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Nonostante le aspettative, solo una minoranza di neonati (circa il 20%) dorme per almeno cinque ore consecutive a sei mesi. La maggior parte continua a svegliarsi da una a tre volte durante la notte fino al compimento del primo anno di età, rendendo il sonno ininterrotto uneccezione piuttosto che la regola.

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Oltre le favole: quando (e perché) i neonati smettono di svegliarsi di notte

La maternità e la paternità sono spesso dipinte con pennellate di rosa e di quiete. Ma la realtà, specialmente nei primi mesi di vita di un bambino, è spesso intessuta di notti insonni, cullate stanche e un perenne senso di stordimento. Tra le domande più frequenti che assillano i neo-genitori c’è senza dubbio questa: “Quando finalmente dormirò una notte intera?”.

La risposta, purtroppo, è raramente semplice e immediata. Lungi dall’essere una costante, il sonno prolungato del neonato è spesso una conquista graduale e imprevedibile. Contrariamente a quanto si possa pensare, solo una minoranza di bambini (stimata intorno al 20%) riesce a dormire per almeno cinque ore consecutive all’età di sei mesi. La stragrande maggioranza, invece, continua a svegliarsi da una a tre volte durante la notte, perpetuando un ciclo di interruzioni che può durare fino al primo anno di età, se non oltre.

Perché questi risvegli notturni sono così comuni?

Diversi fattori contribuiscono a questa diffusa esperienza. Innanzitutto, lo stomaco dei neonati è piccolo e si svuota rapidamente, rendendo necessari frequenti pasti, anche durante la notte. In secondo luogo, i cicli del sonno dei neonati sono molto diversi da quelli degli adulti, caratterizzati da fasi di sonno leggero più lunghe e fasi di sonno profondo più brevi. Questo li rende più facilmente risvegliabili da rumori, movimenti o anche semplicemente da un leggero disagio.

Inoltre, i risvegli notturni possono essere legati a periodi di crescita, dentizione, o alla necessità di conforto e rassicurazione. La separazione dai genitori, anche se solo temporanea, può generare ansia e portare a richiami notturni.

Cosa si può fare?

Sebbene non esista una formula magica per garantire notti perfette, esistono diverse strategie che possono aiutare a migliorare la qualità del sonno del bambino (e di conseguenza, dei genitori):

  • Creare una routine del sonno: Stabilire un rituale serale rilassante, come un bagno caldo, una lettura o una ninna nanna, può preparare il bambino al sonno e favorire l’addormentamento.
  • Incoraggiare l’addormentamento autonomo: Aiutare il bambino ad addormentarsi da solo nella sua culla può ridurre la dipendenza dal genitore per riaddormentarsi in caso di risveglio notturno.
  • Assicurarsi che il bambino sia ben nutrito durante il giorno: Questo può contribuire a ridurre la necessità di poppate notturne, soprattutto dopo i sei mesi.
  • Creare un ambiente confortevole: Assicurarsi che la stanza sia buia, silenziosa e a una temperatura adeguata.
  • Pazienza e comprensione: Ricordiamoci che ogni bambino è diverso e sviluppa il proprio ritmo.

Oltre l’insonnia: un’opportunità di connessione

Sebbene i risvegli notturni possano essere estenuanti, è importante ricordare che sono una fase temporanea. Cercare di vivere questi momenti non solo come una fonte di frustrazione, ma anche come un’opportunità di connessione profonda con il proprio bambino. La pazienza, l’amore e la comprensione sono gli ingredienti fondamentali per superare questa sfida e accompagnare il proprio piccolo nel suo percorso verso un sonno più sereno.

Infine, non esitate a cercare supporto da professionisti, come pediatri o consulenti del sonno, se i risvegli notturni persistono e creano difficoltà significative. Ricordate, non siete soli e chiedere aiuto è un segno di forza, non di debolezza.