Quanto conta essere fuori corso?

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Essere fuori corso implica non aver concluso gli studi nel tempo previsto dal piano didattico. Nello specifico, uno studente universitario deve laurearsi entro tre anni e sei mesi per evitare questa situazione.

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Il Tempo della Laurea: Fuori Corso, un’Etichetta da Decifrare

Essere fuori corso. Tre parole che possono evocare un mix di ansie, frustrazioni e, talvolta, un senso di fallimento. La definizione è semplice: non aver conseguito il titolo di studio entro il tempo standard previsto dal piano di studi, generalmente fissato in tre anni e sei mesi per un corso universitario triennale. Ma dietro questa asettica definizione si cela una realtà molto più complessa e sfumata, che va ben oltre la semplice etichetta.

Infatti, ridurre l’esperienza di essere fuori corso a un mero indicatore di inadeguatezza è un errore grossolano. Le ragioni che portano uno studente a protrarre gli studi sono molteplici e spesso profondamente personali. Situazioni familiari difficili, problemi di salute, necessità economiche che impongono un lavoro part-time, l’esigenza di affinare le competenze extra-accademiche attraverso stage o esperienze lavorative: tutti questi fattori, e molti altri ancora, possono influenzare significativamente la durata degli studi.

Definire un lasso di tempo “standard” per la conclusione di un percorso universitario, per quanto utile per la pianificazione istituzionale, rischia di trascurare la variabilità delle esperienze individuali. Un percorso accademico non è una gara a tempo, ma un processo di crescita personale e professionale che richiede tempi e ritmi diversi a seconda delle circostanze. La priorità dovrebbe essere la qualità dell’apprendimento e l’acquisizione di competenze solide, più che la velocità di completamento.

È quindi importante sfatare il mito di una “perfetta” laurea conseguita nei tempi previsti. La società, e le stesse università, dovrebbero promuovere un approccio più comprensivo e meno giudicante nei confronti degli studenti fuori corso. Invece di stigmatizzare, sarebbe più proficuo investire in servizi di supporto, come tutoraggio personalizzato, orientamento al lavoro e assistenza psicologica, per aiutare gli studenti a superare le difficoltà e a completare il loro percorso con successo.

Infine, la “fuori corso-ità” non dovrebbe essere un ostacolo insormontabile nel mondo del lavoro. Le competenze acquisite, le esperienze maturate e la maturità personale sviluppate durante un percorso universitario più lungo possono rappresentare un valore aggiunto. Il datore di lavoro attento sa che la capacità di adattamento, la resilienza e la determinazione dimostrate nel superare le difficoltà sono qualità preziose, a prescindere dai tempi di conseguimento della laurea. In definitiva, conta la preparazione e la competenza, non il tempo impiegato per ottenerle.