Che lavoro fa un imprenditore?

Imprenditore… che parola. Mi fa pensare a… non so, a mio nonno. Lui aveva un piccolo negozio di alimentari, si alzava alle cinque, tutti i giorni, anche la domenica. Organizzava, gestiva, eccome se lo faceva. Ricordo le sue mani, grandi e callose, che sistemavano la frutta sui bancali. Quella era la sua “attività economica”, come dice il codice (articolo 2082, mi pare). Capitale e lavoro… Ma quanto lavoro, soprattutto! E il profitto? Beh, diciamo che bastava per vivere, per mandare avanti la famiglia. Ma lui… era felice, questo lo ricordo bene. Creava valore, sì, forse non nel senso di grandi numeri, ma per la sua comunità. La gente del quartiere andava da lui non solo per comprare il pane, ma anche per due chiacchiere, un consiglio. È questo forse il vero valore? Chissà… Oggi si parla tanto di startup, di innovazione, di business plan… Ma in fondo, non è sempre la stessa cosa? Prendere qualcosa, un’idea, un prodotto, e trasformarlo in… vita. Come faceva mio nonno con quel suo piccolo negozio. Organizzava, gestiva… e metteva il cuore, ecco, questo non lo dicono i libri, ma forse è la cosa più importante. Non so se fosse un grande imprenditore, in senso moderno, ma per me lo era. E come lui, quanti altri… che magari non finiscono sui giornali, ma che con il loro lavoro, silenzioso e costante, tengono in piedi il mondo. E poi diciamocelo, chi è che non vorrebbe creare qualcosa di proprio, lasciare un segno? Un’eredità, anche piccola. Un po’ come il profumo del pane appena sfornato che usciva dal negozio di mio nonno. Un ricordo che, a pensarci bene, vale più di qualsiasi profitto.

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