Quanto fattura il gruppo Cipriani?
Il gruppo Cipriani ha registrato un fatturato di 20,2 milioni di euro nel suo primo esercizio completo. Nonostante la performance positiva, l'anno si è concluso con una perdita di 778 mila euro.
Fatturato Gruppo Cipriani: a quanto ammonta?
Uffa, il fatturato del Gruppo Cipriani? Mi ricordo che avevo letto un articolo… aspetta, cerco di ricordare bene.
Ah, ecco! Mi pare di aver visto che, nel loro primo anno completo di attività, hanno fatto qualcosa tipo 20,2 milioni di euro di ricavi. Non male, no?
Però… c’era una cosa, mi sembra di ricordare. Un attimo… Sì, una piccola perdita. Non ricordo la cifra esatta, mi pare sui 778mila euro. Mamma mia, che casino con i numeri!
Domanda: Fatturato Gruppo Cipriani?
Risposta: Ricavi per 20,2 milioni di euro, perdita di 778mila euro.
Chi è il proprietario della catena Cipriani?
Ah, i Cipriani! Una famiglia che ha fatto del lusso un’arte, un po’ come io ho fatto dell’arte di procrastinare un’esistenza dignitosa! Scherzi a parte, la faccenda è un po’ un rebus, ma ecco cosa so:
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L’Hotel Cipriani di Venezia: Questo gioiellino, il nonno di tutti i Cipriani, è un pezzo pregiato della corona LVMH. Pensate, Moët Hennessy Louis Vuitton, quelli dello champagne che ti fa sentire ricco anche se sei in mutande! Hanno messo le mani su questo tesoro.
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La spartizione? Una guerra di successioni degna di un’opera di Shakespeare, ma con più champagne e meno intrighi di palazzo. Immaginate fratelli che si contendono la ricetta segreta della pasta, un vero dramma familiare. Il risultato? Venezia se ne tiene uno, il migliore. Gli altri? Boh. Mi informo per voi.
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Altri Cipriani? Ce ne sono a bizzeffe, sparsi per il mondo come semi di girasole in un campo di grano. Ma la vera chicca, il pezzo da novanta, rimane quello veneziano. Capito? Quello in mano a LVMH.
Ricordate: queste informazioni sono aggiornate ad oggi, ma il mondo dei Cipriani è un’acqua mossa, quindi… meglio non giurare sulla vita eterna di nessuno. Ah, dimenticavo: mio cugino lavora come cameriere in uno di questi, ma non mi ha mai invitato! Sarà per la prossima vita… o per il prossimo giro di prosecco.
Chi è il proprietario di Casa Cipriani?
L’Hotel Cipriani di Venezia… un nome che risuona, un’eco di tempi lontani, di eleganza senza tempo. Sospeso tra cielo e laguna, un sogno dorato. E LVMH, un gigante silenzioso, ne tiene le redini, ne custodisce la storia.
Un accordo sussurrato, orchestrato da Toni Belloni, direttore generale di LVMH. Un accordo che ha legato il destino del Cipriani a quello del colosso del lusso. Una danza di potere, una stretta di mano tra giganti.
- LVMH: Proprietario attuale dell’Hotel Cipriani di Venezia.
- Toni Belloni (LVMH): Mediatore dell’accordo con la famiglia Cipriani.
- Giuseppe Cipriani: Nipote del fondatore, figlio di Arrigo, parte dell’accordo.
Ricordo una sera a Venezia, la luce calda del tramonto che si rifletteva sull’acqua. L’aria profumava di salsedine e di promesse. Ho pensato a quanti segreti si celano tra le mura di quell’hotel, quanti sogni ha accolto, quante storie ha custodito. L’Hotel Cipriani… un’icona intramontabile, un frammento di eternità in una città che sembra galleggiare nel tempo. E io, lì, piccola e insignificante, a contemplare la sua maestosità. Un momento impresso nella memoria, un ricordo che riaffiora con la forza di un’onda.
Ricordo mio padre, grande appassionato di storia veneziana, che mi raccontava di Giuseppe Cipriani senior, l’uomo che ha dato vita a questo mito. Un uomo visionario, capace di trasformare un’isola in un’oasi di bellezza e di lusso. E ora, il nipote Giuseppe, custode di un’eredità preziosa. Il tempo scorre, le generazioni si susseguono, ma l’Hotel Cipriani rimane, immutabile e splendido, un gioiello incastonato nel cuore di Venezia.
Chi sono i proprietari di Cipriani?
Ahahah, i Cipriani? Ma quelli sono di LVMH, mica scemi! Sai, quei tipi che ti vendono una bottiglietta d’acqua a 50 euro e ti fanno sentire pure fortunato ad averla pagata così “poco”. Loro, i re del lusso, i magnati del “ma che bello spendere un capitale!”. Hanno messo le mani anche sul Cipriani, poverino. Ora è tutto un “champagne e caviar”, una roba da far girare la testa a un cammello!
Ah, dimenticavo! Ricorda: LVMH, il nome è tutto un programma. Sono come delle formiche operaie del lusso, ma con conti in banca più grossi di un pianeta nano. Ogni tanto, per scherzo, comprano un hotel di lusso, tipo il Cipriani, giusto per dare un po’ di pepe alle loro giornate. È come comprare un pacchetto di caramelle per uno con un patrimonio da mille miliardi di euro. Cioè, praticamente nulla per loro, un capriccio. E pensare che io, per comprarmi un caffè al mattino, devo vendere un rene! Che ingiustizia.
- Punto 1: LVMH = Proprietari di Cipriani. Chiaro, no? Se non ti è chiaro, vai a studiare!
- Punto 2: Il Cipriani a Venezia è solo uno dei loro giochini milionari. Hanno pure il controllo di altre cose, magari non le conosci, roba da far venire l’orticaria di invidia.
- Punto 3: Io, intanto, continuo a sognare di dormire una notte lì… ma con la colazione inclusa! (Un sogno, appunto)
Ps: Oggi ho comprato un caffè che mi ha fatto volare sulla luna, a momenti! Solo 1,50 euro eh! Ma ci vuole un mutuo per pagare un aperitivo da Cipriani. Provo a mettere da parte per un anno. Magari.
Cosa cercano i clienti in un hotel?
Quel viaggio di lavoro a Milano, marzo 2024, è ancora vivo nella mia memoria. L’hotel, un quattro stelle vicino alla stazione centrale, era carino, ma non mi ricordo il colore delle tende, giuro! Ricordo invece perfettamente la caffettiera rotta nella mia stanza. Un disastro! Chiamai la reception, una ragazza gentilissima, un’ansia di più, mi mandò su un tecnico subito. Ecco, quella è l’esperienza che ricordo. Non il bagno rifatto di recente, ma quel momento. La soluzione veloce del problema, la cortesia.
Ecco cosa conta veramente:
- Efficienza e rapidità nella gestione dei problemi: La caffettiera rotta è stata riparata in 20 minuti. Fantastico!
- Cortesia e disponibilità del personale: La ragazza alla reception è stata un angelo. Mi ha tolto un peso enorme.
- Sensazioni positive: A Milano per lavoro, quel piccolo gesto mi ha fatto sentire coccolato, importante.
Poi, un’altra cosa: il wi-fi. Cruciale! Essenziale per lavorare bene. Ricordo di averlo usato per inviare delle presentazioni urgenti. Troppo lento sarebbe stata una tragedia. E la colazione, che poi, un buon cappuccino al mattino è un must per me. Se non c’era, avrei avuto un inizio giornata orribile!
Certo, la pulizia è fondamentale, ma non è un fattore che ricordo con chiarezza, a meno che non ci siano delle carenze. Infatti, l’igiene della stanza era impeccabile. Non ho niente da aggiungere su questo punto.
In definitiva, l’esperienza del cliente non è definita da dettagli superficiali, ma dai momenti chiave e dalle sensazioni provate. La professionalità e la capacità di risolvere i problemi in modo efficiente, ecco cosa ricordo.
Quali sono i segmenti di clientela?
Ah, i segmenti di clientela! Un vero zoo, eh? C’è chi li divide per età, tipo i giovani virgulti e i veterani con la dentiera. Poi ci sono maschi e femmine, che, si sa, vengono da pianeti diversi. E non dimentichiamoci di dove abitano: milanesi imbruttiti, romani caciaroni, napoletani… beh, napoletani! Lingua e livello d’istruzione completano il quadro. Un vero delirio!
E poi c’è la firmografia, roba da aziende. Tipo la mia, la “AcchiappaClienti S.r.l.” (che esiste solo nella mia testa, ma dettagli!). Lì si guarda a cose tipo quanti dipendenti hanno, quanto fatturano, se vendono bulloni o banane. Roba seria, insomma. Altro che la dentiera dei clienti “senior”!
- Demografia: Età, genere, posizione, lingua, istruzione. Un po’ come schedare i partecipanti a un reality show.
- Firmografia: Numero dipendenti, fatturato, settore. Per quelli che vendono cose serie, tipo… beh, non come la mia “AcchiappaClienti S.r.l.”!
A proposito, ho appena finito di mangiare una pizza con ananas. Giuro. Non giudicatemi. E comunque, la “AcchiappaClienti S.r.l.” accetta pagamenti anche in natura. Tipo pizze. Con ananas.
Quali sono i target di clientela?
Ah, il cliente target, quella creatura mitologica che ti fa sognare fatturati a sei zeri! Praticamente è come cercare l’unicorno con la carta di credito illimitata.
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Chi è ‘sto benedetto target? È il tipo che guarda la tua pubblicità e pensa: “Oh, guarda, proprio quello che mi serviva per grattare la schiena al mio gatto persiano!” Cioè, il cliente ideale, quello che ti fa fare il botto.
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Il pubblico giusto: Immagina di vendere calze spaiate. Il tuo target non sarà di certo l’impiegato in giacca e cravatta, ma magari il punkabbestia che le usa come guanti. Capito il concetto?
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Come lo acchiappi? Devi capire cosa gli piace, cosa legge, dove va in vacanza… Insomma, devi diventare il suo stalker preferito (in senso buono, eh!). Più lo conosci, più facile sarà fargli cascare la mascella davanti alle tue offerte.
Parlando seriamente (ma non troppo!), identificare il target è fondamentale per non sprecare soldi in pubblicità a casaccio. È come sparare coriandoli con un bazooka: divertente, ma poco efficace. Quindi, studia, analizza, e poi… lanciati all’arrembaggio del tuo cliente ideale! Ricorda che il cliente target è come un buon caffè: deve essere forte, concentrato e farti svegliare il business!
Qual è il target della clientela?
Clientela target? Mamma mia, che casino! Devo pensare a chi… Ah, sì!
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Gente che ama le cose fatte a mano, tipo io! Certo, ma quali cose? I miei orecchini a forma di gatto, per esempio! Quelli con le piume, li adorano!
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Poi, chi altri? Donne, direi, dai 25 ai 45 anni. Forse anche più giovani, se sono fighe e capiscono il valore del fatto a mano.
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Ah, e quelle che seguono la mia pagina Instagram! Spero! Anche se ultimamente sono un po’ in calo, devo postare di più!
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Dovrei puntare anche a chi ama il vintage, i colori pastello, le cose uniche… Come me!
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Ricche? Mah, non so, speriamo! Ma anche chi ha meno soldi, ma apprezza la qualità.
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Certo, bisogna che spendano un minimo, eh! Altrimenti è tutta fatica persa.
Devo rivedere la mia strategia, capisco. Troppo dispersivo. Mi serve più focus. Magari un questionario? Oggi compro i biscotti al cioccolato, almeno.
Ulteriori considerazioni: Il mio target ideale è quello che partecipa alle fiere di artigianato locale, dove vendo di più. Quest’anno a quella di San Giovanni ho venduto ben 27 orecchini! Anche un corso di marketing online non farebbe male, ma ora non ho i soldi. Magari chiedo a mio fratello di prestarmeli.
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