Come si chiama l'arancino a Catania?

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A Catania, larancino è tradizionalmente maschile. Chiedere unarancina potrebbe causare incomprensioni. La forma femminile, arancina, è invece tipica di Palermo. La scelta del genere varia quindi a seconda della provincia siciliana.

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L’Arancino: una questione di genere e di campanilismo catanese

L’arancino. Un semplice nome, una delizia culinaria, un simbolo della Sicilia. Ma dietro questa apparente semplicità si cela una questione di sottile, ma ferrea, identità regionale: il genere. Se a Palermo si parla di “arancine”, a Catania, e più in generale nella parte orientale dell’isola, il termine corretto, quello che risuona autentico nell’orecchio di un catanese doc, è inequivocabilmente “arancino”.

Chiedere un’arancina a Catania potrebbe non solo provocare un sorriso di compatimento, ma anche una leggera, ma percepibile, irritazione. Non si tratta di una mera questione grammaticale, ma di un orgoglio campanilistico profondamente radicato nella cultura e nella tradizione cittadina. È come pronunciare erroneamente il nome di un santo patrono, un’imprecisione che tradisce una mancanza di rispetto per le usanze locali.

La differenza non è semplicemente un capriccio linguistico. La scelta del genere maschile, “arancino”, per indicare la gustosa frittella di riso ripiena, riflette una precisa identità culinaria e una storia secolare di ricette e tradizioni tramandate di generazione in generazione. È un elemento distintivo, un piccolo ma significativo tassello del mosaico culturale catanese.

L’uso del termine “arancino” a Catania trascende la semplice denominazione di un alimento. Diventa un simbolo, un elemento identitario che contraddistingue l’appartenenza ad una comunità, un legame invisibile ma potente con la propria terra. È un piccolo dettaglio che, come un filo conduttore, unisce generazioni di catanesi attorno ad un piatto tanto semplice quanto ricco di significati profondi.

Quindi, se vi trovate a Catania e desiderate gustare questa prelibatezza, ricordate: ordinare un “arancino”. Non un’arancina. La scelta del genere, in questo caso, non è solo una questione di grammatica, ma un atto di rispetto per la cultura e la tradizione di una città che custodisce gelosamente le proprie peculiarità, anche nelle sfumature più piccole, come il genere di una semplice, ma straordinaria, palla di riso fritto. E gustare un autentico arancino catanese, preparato secondo la ricetta tradizionale, sarà un’esperienza ancora più appagante, sapendo di aver rispettato, anche nella scelta delle parole, la sua storia e la sua identità.