Cosa cambia tra arancino e arancina?

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In Sicilia, arancino e arancina indicano lo stesso gustoso cibo a base di riso, ma con una sottile differenza di forma: sferica nellovest, più allungata e conica nella parte orientale dellisola, forse ispirata alla sagoma dellEtna.

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Arancino o Arancina? Una questione di geografia (e di gusto)

La Sicilia, terra di tradizioni millenarie e sapori intensi, custodisce gelosamente un tesoro gastronomico: l’arancino (o arancina, a seconda di dove ci si trova). Questo sfizioso bocconcino di riso, fritto fino a raggiungere una dorata perfezione croccante, è molto più di un semplice cibo di strada; è un simbolo identitario, un piccolo universo di gusti e di storia che si declina in infinite varianti. Ma quale nome è corretto? Arancino o arancina? La risposta, sorprendentemente, non è unica.

La diatriba linguistica che contrappone i due termini è una questione di geografia, una sottile linea di confine che divide l’isola in due fazioni apparentemente inconciliabili. Nell’ovest, tra Palermo e Trapani, prevale il termine “arancino”, una parola che evoca immediate immagini di una forma sferica, quasi perfetta, una palla di riso dorata pronta a deliziare il palato. Questa forma rotonda, semplice ed elegante, è forse la più diffusa e, in alcuni casi, considerata la più “tradizionale”.

Spostandosi verso oriente, verso Catania e Siracusa, la parola magica diventa “arancina”. Qui la forma, pur rimanendo fedele alla base di riso ripieno, si allunga, assumendo una forma conica, quasi a voler imitare la sagoma imponente dell’Etna, il vulcano che domina il paesaggio e che, in un certo senso, domina anche la cucina regionale. Questa conformazione più allungata e meno simmetrica è spesso giustificata con l’antica pratica di realizzare la preparazione a mano, dando forma al riso in modo più intuitivo e meno preciso, un’ulteriore testimonianza della genuinità e dell’artigianalità del prodotto.

Ma al di là della forma, che costituisce l’aspetto più evidente della distinzione, la differenza tra “arancino” e “arancina” va oltre la semplice semantica. È una differenza di sensibilità, di tradizione orale tramandata di generazione in generazione, una testimonianza dell’anima variegata e complessa della Sicilia. È un esempio concreto di come una stessa pietanza, a seconda del contesto geografico e culturale, possa assumere significati e sfumature diverse.

In definitiva, la questione del nome rimane aperta, un gioco linguistico che arricchisce il mito di questo prelibato cibo. Sia esso “arancino” o “arancina”, ciò che conta è la bontà del riso, la sapiente preparazione, la ricchezza del ripieno, un’esperienza sensoriale che accompagna ogni boccone e che trascende la semplice distinzione tra forme. E allora, quale scegliere? Provateli entrambi, e lasciatevi conquistare dal gusto inconfondibile della Sicilia.