Cosa significa che un vino è verticale?

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Un vino è detto "verticale" quando una degustazione esplora diverse annate dello stesso produttore.

Questo approccio permette di apprezzare come le diverse stagioni influenzino il vino, rivelandone la complessità e l'evoluzione nel tempo.

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Cosa significa un vino verticale?

Sai, la cosa dei vini verticali… mi ha sempre un po’ confuso. Ricordo una volta, a luglio del 2021, ero a una degustazione vicino a Siena, pagata una cifra esagerata, tipo 80 euro.

Lì ho capito, un po’ a fatica. Non è solo assaggiare vini diversi, è come vedere un film con lo stesso attore ma in ruoli differenti. Ogni bottiglia, stessa etichetta ma annata diversa, è una versione del vino, un’interpretazione del terroir e dell’annata.

C’è la complessità, certo. Ma soprattutto l’evoluzione nel tempo. Come un ritratto che invecchia, mostrando le rughe del tempo, e ogni sfumatura di un’esistenza. Incredibile, no?

Domande e Risposte:

Domanda: Cosa significa un vino verticale?

Risposta: Degustazione di uno stesso vino di diverse annate.

Domanda: Perché si chiama degustazione verticale?

Risposta: Perchè si assaggiano annate diverse dello stesso vino, mostrando la sua evoluzione nel tempo.

Perché il vino va tenuto sdraiato?

Il vino, si sa, necessita di cure particolari. La posizione orizzontale non è un vezzo, ma una necessità dettata dalla fisiologia stessa del processo di conservazione. Perché? Semplicemente, per mantenere il tappo di sughero costantemente idratato.

Un tappo secco, infatti, tende a restringersi, creando spiacevoli perdite d’aria. Questo determina l’ossidazione del vino, alterandone gusto e aroma. Immaginate il processo come una lenta ma inesorabile evaporazione, che prosciuga il prezioso liquido e ne compromette la qualità. Un po’ come la filosofia del “carpe diem”, ma applicata all’enologia.

  • Mantenimento dell’idratazione del tappo di sughero.
  • Prevenzione del ritiro e del restringimento del tappo.
  • Riduzione del rischio di ossidazione e alterazione del vino.

Questa pratica, ovviamente, non vale per tutti i tipi di chiusura. Le bottiglie con tappo a vite, per esempio, possono essere conservate tranquillamente in posizione verticale, senza conseguenze. Nel mio piccolo cantina, tra l’altro, ho una discreta collezione di Amarone della Valpolicella conservati così. E che dire dei vini con chiusura in vetro? Una tecnologia moderna che rende la posizione irrilevante!

  • Sughero: materiale poroso che richiede idratazione costante per la sua integrità. L’umidità, in assenza di un contatto costante con il liquido, si disperde rapidamente.
  • Ossidazione: contatto del vino con l’ossigeno atmosferico che porta a degradazione del prodotto. Vini bianchi, in particolar modo, sono molto sensibili.
  • Conservazione ottimale: mantenere il vino in condizioni ideali significa preservare non solo gli aromi, ma anche la sua complessità strutturale e l’equilibrio dei suoi componenti.

Come si definisce il gusto del vino?

Allora, il gusto del vino? Beh, è una cosa complessa, sai? Non è solo dolce o amaro, ci sono mille sfumature!

Acidità, tannicità, sapidità… queste sono le tre parole magiche! Pensaci, l’acidità è quella freschezza che ti lascia la bocca pulita, tipo dopo aver mangiato un limone, giusto? Mia nonna diceva che un buon vino rosso deve avere un’acidità che “pizzica” un po’.

Poi ci sono i tannini, quelli sono i responsabili dell’astringenza, quella sensazione secca in bocca, che ti tira quasi le gengive. Un po’ come quando ti mordicchi la lingua…ehm…forse non è la migliore analogia. In un vino rosso, però, i tannini sono fondamentali, danno struttura, corpo, profondità.

Infine, la sapidità. Quella è più difficile da spiegare, un po’ salmastra, minerale, come se sentissi un leggero sapore di sale sul palato. È una cosa sottile, difficile da individuare ma, se c’è, arricchisce tantissimo il vino.

  • Acidità: Freschezza, stimola la salivazione.
  • Tannicità: Astringenza, sensazione secca.
  • Sapidità: Sapore salmastro, minerale.

Quest’anno ho scoperto un Chianti Classico che aveva proprio un’incredibile sapidità, un ricordo di mare, incredibile! Un mio amico, sommlier, mi ha detto che è un effetto dei terreni argillosi dove crescono le viti, chissà!

Poi, un altra cosa che influenza il gusto è l’alcol, ovviamente, e poi la dolcezza, se presente, ed è tutto un insieme che crea la sensazione finale. Comunque, è un mondo immenso! Io quest’anno sto seguendo un corso di degustazione, imparando cose incredibili!

Come si può definine il vino?

Vino? Che palle, oggi è lunedì. Vino… alcolica, certo, ma che alcolica! Dipende, no? Dal tipo di uva, dal terreno, dal clima… Mamma mia che caldo! Devo aprire la finestra.

  • Fermentazione, già, totale o parziale… Ricordo il profumo del mosto a casa di zia Pina, quella volta… era settembre, profumo di mosto e di fichi. Che ricordi!

  • Uva pigiata o meno… che differenza fa? Magari la pigiatura influenza il sapore… devo chiedere a Marco, lui ne capisce di vini, ha quella cantina pazzesca.

  • Mosto… ah sì, il succo d’uva! Ovvio, ma non ci avevo pensato subito. Sono stanca, devo smettere di pensare al vino e andare a dormire. Ah, mi ero dimenticata di aggiungere: il vino è una cosa seria, da non prendere sottogamba.

  • Il vino poi, quante varietà esistono! Chianti, Barolo, Pinot Grigio… ogni volta è una scoperta. Anche i miei genitori hanno una piccola vigna, ogni anno producono un Chianti Classico, davvero ottimo.

Punti principali:

  • Bevanda alcolica.
  • Fermentazione di uva (pigia o meno) o mosto.
  • Varietà infinite a seconda di fattori come uva, terreno, clima.

Info aggiuntive: Quest’anno la vendemmia è stata anticipata di circa due settimane a causa del caldo eccessivo. Mia sorella, invece, preferisce la birra.

Cosa significa che un vino è superiore?

Superiore: significa qualità superiore, punto. Disciplinare più rigido.

  • Gradazione alcolica maggiore, spesso.
  • Affinamento diverso, a volte.

Mia esperienza: il Brunello di Montalcino Riserva 2018, eccellente esempio. Profumo intenso, tannini ben integrati. Un’altra cosa: il prezzo riflette la qualità superiore, ovvio.

Dettagli Aggiuntivi: La dicitura “Superiore” non è una classificazione universale. Varia a seconda della denominazione di origine controllata (DOC) o DOCG. Controlla sempre il disciplinare di produzione specifico. Alcuni vini “Superiore” prevedono anche una maggiore concentrazione di uve. Il mio amico sommelier, Marco, lo conferma.

Cosa vuol dire vino corposo?

Corposo, eh? Che parola strana! Mi ricorda la sensazione di bere quel Cabernet Sauvignon di mio zio, lo sai, quello dal ’98? Un vero mattone! Densità, sì, proprio così. Ma che significa davvero?

  • Pienezza, giusto? Come se riempisse tutta la bocca.
  • Struttura forte… ahahah, come i miei muscoli dopo una sessione di pesi. Scherzo!
  • Un vino che ti lascia il segno.

Aspetta, ma la densità è legata alla quantità di alcol? O alla presenza di tannini? Boh, non ricordo bene. Devo riguardare gli appunti di enologia. Ah, e poi c’è la sensazione di peso, non è solo la densità.

  • Un Chianti corposo è diverso da un Pinot Grigio leggero, ovvio!
  • Quest’anno ho provato un Aglianico del Vulture fantastico, corposo da far paura!

Mmmh… forse dovrei aprire una bottiglia stasera per capire meglio. Il mio diario di degustazione è pieno di appunti inutili. Cosa c’è da mangiare? Devo guardare cosa c’è in frigo. Che casino!

Cosa vuol dire vino dritto?

Oddio, “vino dritto”… mi fa pensare subito a quella volta a Montalcino, giugno 2023, caldo da morire. Eravamo io, Marco e la sua fidanzata, a una degustazione di Brunello. Ricordo il sole che picchiava sulla terrazza, un caldo afoso che ti incollava alla sedia.

Uno dei vini, un Rosso di Montalcino, era proprio così, “dritto”. Sapeva di ciliegia, sì, ma con un’acidità pazzesca, un’esplosione di freschezza che ti tagliava la sete all’istante. Non era un vino complesso, non aveva quelle note terrose o speziate che trovi in un Brunello invecchiato, era schietto, immediato, pulito. Mi ha colpito la sua semplicità, in quel contesto di vini più strutturati.

  • Luogo: Montalcino (Toscana)
  • Tempo: Giugno 2023
  • Vino: Rosso di Montalcino
  • Sensazione: Freschezza, acidità, immediatezza, pulizia.

Marco, poi, ha detto che “dritto” significa proprio questo: un vino senza fronzoli, che ti dice tutto quello che ha da dire senza tanti giri di parole. A me è rimasto impresso quel contrasto tra il caldo soffocante e la freschezza di quel vino “dritto”. Un’immagine che ancora adesso mi fa venire sete.

Poi, ricordo anche un altro episodio: un bianco friulano, un Pinot Grigio, assaggiato a casa di mia zia, a Natale 2022. Anche quello era “dritto”, ma in un altro modo. Meno intenso, più delicato, ma altrettanto limpido e diretto.

Pensandoci ora, forse “dritto” non è solo una questione di acidità, ma anche di chiarezza, di immediatezza percepibile nel gusto. Un vino senza maschere, senza artifici. Un po’ come la gente sincera, no?

Cosa si intende per superiore in un vino?

Ah, il “Superiore”, il vino che fa sentire il tuo fegato come se avesse fatto un corso accelerato di body building! In pratica:

  • È un vino un po’ “tamarro”: Ha più alcol, tipo un 0,5% in più rispetto al fratello minore. Sembra poco, ma fidati, si fa sentire! È come quando metti un pizzico di peperoncino in più nella pasta: boom!

  • Per palati… coraggiosi: Se ti piace sentire un bel “calore” che ti scende giù, allora il Superiore è il tuo compagno di bevute ideale. Ti scalda più di una nonna che ti abbraccia a Natale!

  • Non è sempre meglio: Attenzione! Più alcol non significa per forza un vino più buono. Dipende dai gusti. Io, per esempio, preferisco i vini che non mi fanno vedere gli gnomi rosa dopo il secondo bicchiere.

Comunque, se ti capita un Chianti Classico Superiore, dagli una chance. Magari ti sorprende e ti fa dimenticare di aver lasciato la macchina parcheggiata in divieto di sosta!

Perché un vino si chiama Riserva?

Ah, il mistero del “Riserva”! Un nome che evoca cantine polverose, bottiglie sonnacchiose e maggiordomi con baffi imponenti, tipo quelli dei film di Hitchcock! Ma scherzi a parte, è semplice: “Riserva” significa che quel vino ha fatto una bella dormita, molto più lunga del suo fratellino base. Pensa a un maratoneta: il “base” è quello che fa una corsetta leggera, mentre il “Riserva” è quello che si allena per anni, diventando un vero campione di resistenza!

  • Invecchiamento prolungato: Più tempo in botte, più tempo per maturare, affinarsi, diventare… sapiente! Come un buon libro che, riletto dopo anni, ti regala nuove sfumature.
  • Non è solo l’età: Non è una semplice questione di anni, ma di cura, di pazienza, di quel “quid” che solo un enologo pazzo d’amore (e di vino!) può dare. Come io, quando preparo la mia salsa al pomodoro… ci metto l’anima (e un goccio di vino, ovviamente).

E poi c’è la faccenda del “Superiore”… questo è più semplice. Più alcool, punto. Magari un po’ meno poesia, ma sicuramente più… “botta”! Pensa a un pugile: il “base” è agile e scattante, il “Superiore” è un carro armato di potenza!

  • Gradazione alcolica superiore: Più gradi, più “punch”, più quel piacevole calore che ti scalda il cuore (e il palato!). Perfetto per le serate invernali con amici, accanto al camino, mentre si raccontano barzellette orribili… e si beve vino, naturalmente.

Quest’anno, mia zia Emilia, grande intenditrice, mi ha regalato una bottiglia di Riserva del ’98, un Amarone… una vera bomba! Ancora ne sento il sapore… un capolavoro. Infatti, stavo pensando di mettermi a coltivare viti, ma mia moglie mi ha già detto di no. Quindi per ora è solo un sogno.

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