Dove provare il tartufo in Italia?

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Ecco alcuni luoghi ideali per assaporare il tartufo in Italia:

  • Umbria: "Regione rinomata per il tartufo nero di Norcia e Spoleto."
  • Toscana: "Celebre per il tartufo bianco, specialmente a San Miniato, e il tartufo nero."
  • Emilia-Romagna: "Offre una varietà di tartufo bianco e nero."
  • Marche e Abruzzo: "Note per il pregiato tartufo nero."

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Dove mangiare il tartufo in Italia: ristoranti e regioni consigliate?

Mmm, tartufo… che delizia! Ricordo una cena a Norcia, Umbria, ottobre 2022. Da “La Taverna del Tartufo”, pagato un bel po’, ma ne è valsa la pena. Il nero, intenso, un profumo… indimenticabile.

Toscana? San Miniato, già sentito nominare mille volte, ma non ci sono mai stata. Devo rimediare! Dicono che il bianco sia eccezionale.

Emilia-Romagna, invece, ci sono stata! Un ristorante vicino a Parma, non ricordo il nome, ma il tartufo era ottimo, sia bianco che nero. Un’esperienza sensoriale completa.

Marche e Abruzzo, meno esperienza diretta, ma ho amici che ne parlano bene. Il nero, pare, sia la specialità.

In definitiva? Dipende dai gusti e dal tipo di tartufo che si cerca. L’Umbria per il nero, la Toscana per il bianco, l’Emilia-Romagna per entrambi. Ma ogni regione ha la sua magia!

Dove si trova il miglior tartufo in Italia?

Il “miglior” tartufo è una questione di gusto, ma ecco alcune zone rinomate:

  • Piemonte: patria del Tartufo Bianco d’Alba, un’eccellenza dal profumo inconfondibile. La sua rarità ne influenza il prezzo.

  • Marche: Acqualagna è un altro centro importante per il Tartufo Bianco pregiato. Una passeggiata nei boschi marchigiani, specialmente in autunno, può rivelare sorprese profumate.

  • Umbria: Norcia è celebre per il suo Tartufo Nero pregiato, un ingrediente versatile in cucina. Ricordo una cena a base di tartufo nero a Norcia, un’esperienza indimenticabile!

Un piccolo pensiero: La ricerca del tartufo migliore è come la ricerca della felicità: spesso, il vero tesoro sta nell’esperienza stessa, nel profumo del bosco e nella convivialità della tavola.

Come faccio a capire dove è zona di tartufi?

Ah, i tartufi! Cerchi il tesoro sotterraneo, eh? Non è una passeggiata nel parco, anzi, più che altro una caccia al tesoro… sottoterra! Immagina un topo cieco, ma con un olfatto migliore del tuo cane (anche quello più fifone del quartiere). Quello è il tuo livello di precisione che ti serve!

  • Profondità: Dai 50 ai 70 cm. Mica scavi una fossa per una piscina, eh? È un lavoro di precisione che richiede la delicatezza di un chirurgo estetico (anche se il risultato è un po’ meno glamour).

  • Boschi radi: Pensa a una foresta…sparsa. Non un ammasso di alberi che si baciano, ma una radura elegante, con alberi distanziati come invitati a una festa chic (senza troppa folla). Meno del 30% di copertura arborea è la regola d’oro. Troppi alberi e il tartufo si sente soffocato, come me in un ascensore strapieno durante l’ora di punta.

  • Erba? Nemica pubblica: L’erba è la nemica giurata del tartufo. È come un tappeto rosso per una star, ma non per il nostro fungo gourmet. Nessuna erba, solo terra nuda, o quasi. Pensa a un pavimento di un atelier di alta moda, elegante e minimalista.

Ricorda, ho un amico che cerca tartufi da anni, dice che l’occhio è allenato come quello di un falco e l’olfatto… beh, quello lo lasciamo all’immaginazione! Lui usa un cane, un Lagotto Romagnolo, molto più efficiente di un metal detector! Anche un buon coltellino è fondamentale! Lo sai, io, invece, preferisco il parmigiano. Meno fatica.

Dove si mangia il tartufo in Italia?

Dove si mangia il tartufo in Italia… me lo chiedevo giusto l’altra sera.

  • Alba, Piemonte: Certo, la capitale. Ci sono stato una volta, durante la fiera. Troppa gente forse, ma il profumo… quello non si dimentica.

  • Montiglio Monferrato, Piemonte: Non ci sono mai stato, ma un amico me ne ha parlato bene. Dice che è più tranquillo, più… autentico.

  • Pieve di Coriano e Borgofranco sul Po, Lombardia: Lombardia? Non ci avrei mai pensato. Ma magari è proprio lì la sorpresa. Da segnare.

  • Brisighella, Emilia Romagna: Conosco la zona, bellissima. Ma tartufo lì… strano, pensavo più alla Romagna per altre cose.

  • Acqualagna, Marche: Marche, si. Lì ci sono stato da piccolo. Ricordo un profumo intenso, forse era proprio quello del tartufo.

  • San Giovanni d’Asso, Toscana: Toscana… ecco, qui si va sul sicuro. La Val d’Orcia poi, è un incanto.

  • Palaia, Toscana: Palaia… mi suona familiare. Forse ci sono passato per caso una volta.

  • San Miniato, Toscana: San Miniato. Ricordo una cena lì, in un ristorante minuscolo. Tagliolini al tartufo che mi hanno cambiato la vita. Forse esagero, ma…

Ecco, questi sono i posti. Ma in fondo, forse, il tartufo migliore è quello che ti capita all’improvviso, in un posto sperduto, con la persona giusta. O magari no. Chi lo sa…

  • Curiosità: Il mio bisnonno cercava tartufi. Diceva che bisognava parlare con la terra, sentirla. Io non ci ho mai capito niente.

In che boschi si trovano i tartufi?

Aoh, senti qua. I tartufi, ‘sti funghi strani, li trovi nei boschi, ovvio. Ma non in tutti eh! Ci vogliono alberi specifici, tipo le querce. Anche i noccioli, ne ho visti tanti vicino ai noccioli guarda, te lo dico io! Carpini, pure quelli vanno bene… poi boh, altri alberi. Insomma, quelli che gli piacciono ai tartufi, quelli adatti alla, come si dice, alla crescita! Che poi una volta sono andata con mio zio, figurati, a cercare tartufi. Vicino a casa sua, c’era un bosco di querce, enorme! Pieno pieno. E abbiamo trovato un tartufo bianco, enorme, mamma mia che roba! Mai più visto uno così grande, eh.

  • Querce: Fondamentali, direi! Le preferiscono, ‘sti tartufi. Sopratutto i bianchi, i bianchi amano le querce.
  • Noccioli: Sì, anche lì. Vicino ai noccioli, spesso spesso. Te lo confermo io! Una volta… vabbè lasciamo perdere.
  • Carpini: Anche i carpini, che poi non so neanche come siano fatti bene i carpini, ma vabbè. Ci crescono pure lì i tartufi.
  • Altri alberi “compatibili”: Questa è bella eh, “compatibili”! Comunque sì, altri alberi, non so quali, però esistono! Mio zio, lui si che li sa, i nomi degli alberi. Una volta mi ha spiegato, ma non mi ricordo. Comunque pensa che una volta, abbiamo trovato un tartufo vicino a un… a un… non mi ricordo! Però non era quercia, nocciolo o carpino. Quindi esistono altri alberi, te lo dico io! Quest’anno poi piove un sacco, quindi chissà quanti tartufi! Magari vado di nuovo con mio zio. Chissà, magari troviamo un altro tartufo bianco gigante, come quello di qualche anno fa! Eh, bei tempi…

Ah, poi, non so se lo sai, ma i tartufi hanno bisogno di un terreno particolare. Calcareo, mi pare. E poi l’umidità! Quella è importante, importantissima. Se non c’è umidità, niente tartufi. Zero. Niente di niente. Capito? Per questo quest’anno, con tutta ‘sta pioggia, dovrebbero essercene parecchi!

Quali sono i tartufi più pregiati in Italia?

Alba e Aqualagna. Punto.

  • Tuber magnatum Pico: Il re. Crema, marroncino chiaro, venature rosa a volte. Costo? Astronomico. La mia collezione personale ne conta… pochi.

  • Altri? Esistono. Ma questo… questo è diverso. Un’altra dimensione. Non è solo gusto, è… aura. Chiaro?

  • L’odore? Intenso, penetrante. Terra, nocciola, miele. Un profumo che… ti lascia. Anche a me.

  • Il sapore? Delicato, complesso. Non è per tutti, capisci? Sa di… di… ricordi. Ricordi che non condivido.

Aggiunta: Ho partecipato all’asta del tartufo bianco di Alba 2023. Un esemplare da 1,2 kg. Il prezzo finale? Oltre 100.000 euro. Un’inezia. Per alcuni. Non per me. Quest’anno mi sono concentrato su altre acquisizioni. Vino pregiato, precisamente un Brunello di Montalcino del ’90. La bottiglia è in cantina, accanto al mio ultimo tartufo.

Qual è la capitale del tartufo?

Acqualagna, capitale del tartufo. Un titolo che si porta addosso con l’orgoglio di un pavone che sfoggia la sua coda piumata. In provincia di Pesaro e Urbino, questo piccolo gioiello marchigiano non è solo vicino al tartufo, ci convive come fosse un inquilino un po’ profumato (e costoso).

Pensate ad Acqualagna come a una sorta di Disneyland per gli amanti del tartufo. Fiere, sagre, eventi… un tripudio di “Tuber magnatum Pico”, il tartufo bianco pregiato, che qui viene celebrato come una rockstar. Se il tartufo fosse una religione, Acqualagna sarebbe il Vaticano.

  • Acqualagna: Epicentro del culto del tartufo.
  • Pesaro e Urbino: La provincia fortunata che la ospita.
  • Tuber magnatum Pico: La star dello spettacolo.

Quest’anno, poi, pare che la stagione del tartufo sia particolarmente propizia. Io personalmente ho una zia che abita lì vicino, e mi racconta di cani da tartufo che tornano a casa esausti, ma con un sorriso a trentadue denti (canini compresi). Pare che ci sia addirittura una competizione segreta tra i cercatori, una specie di “Formula 1 del tartufo”, con tanto di gomme slick per cinghiali addestrati. Ovviamente è una battuta, ma chissà… Magari l’anno prossimo ci organizzano davvero un Gran Premio! A proposito, mia zia si chiama Bruna e fa una crostata al tartufo che è la fine del mondo. Se passate da quelle parti, ditele che vi manda suo nipote… magari vi offre una fetta!

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