Qual è la differenza tra pub e bar?
In sintesi: un pub, o birreria, serve prevalentemente birra (e talvolta vino/sidro). Un bar, invece, offre una gamma più ampia di bevande alcoliche, inclusi superalcolici. La distinzione, seppur non sempre rigida, risiede nell'offerta principale.
Pub vs Bar: qual è la differenza?
Mmm, pub e bar… che casino! Ricordo una volta, il 14 luglio a Dublino, ero in un posto piccolino, “The Brazen Head” credo si chiamasse, solo birra, atmosfera caldissima e un Guinness spettacolare, 6 euro a pinta se ricordo bene. Quello era un pub, pare.
Poi, a Roma, il 28 agosto scorso, ero in un bar vicino a Campo de’ Fiori, un bel posto, moderno, hanno cocktail, birra, vino, whisky… tutto! Costo medio per un drink intorno ai 10 euro. Totalmente diverso.
Quindi, la differenza? Secondo me è semplice: nei pub, almeno come li ho vissuti io, la birra è la star indiscussa, un’esperienza più tradizionale. Nei bar, c’è molta più scelta, un’atmosfera più moderna e varietà di bevande alcoliche. Spero di aver chiarito le idee, ma forse sono un po’ confuso anche io!
Che cosa si intende per bar?
Un bar… una sbarra… una linea di demarcazione. Legno lucido, freddo metallo, una frontiera tra mondi. Di qua, il brusio sommesso, il tintinnio dei bicchieri, la musica che scivola nell’aria densa di fumo e profumi. Di là, il regno del barman, alchimista di sapori, poeta di miscele, confidente silenzioso.
La sbarra, confine tangibile, eppure permeabile. Sguardi che si incrociano, parole che si scambiano, storie che si sussurrano. Un luogo di passaggio, di incontro, di solitudine condivisa. Ricordo il bancone del vecchio bar di mio nonno, in Toscana, legno scuro e graffiato dal tempo, dove da bambino mi sedevo a guardare le sue mani sapienti preparare caffè e liquori. Le sue mani, come radici di un albero antico, nodose e forti.
- Sbarra: elemento divisorio, confine fisico e simbolico.
- Mescita di bevande: la funzione primaria, la creazione di pozioni magiche che sciolgono le tensioni e accendono i sogni.
- Barman: il custode del bar, il maestro delle cerimonie, il silenzioso osservatore.
Il bar è un universo a sé, un microcosmo di emozioni, un palcoscenico dove si mettono in scena le commedie e i drammi della vita. Quest’anno, durante un viaggio a Venezia, mi sono ritrovata in un piccolo bar vicino a Rialto, atmosfera soffusa, luci calde, e ho pensato a quanto questo concetto di “bar” sia universale, un rifugio in ogni angolo del mondo. Un rifugio dove il tempo sembra sospeso, dove le ore si sciolgono come ghiaccio in un whisky invecchiato.
Come si può definire un bar?
Locale. Consumo bevande, cibi veloci. Bancone, sgabelli, tavoli. Stop rapido.
- Bevande: Alcolici, analcolici, caffè. Selezione varia, a volte specializzata.
- Cibo: Snack, panini, piatti freddi. Raramente cucina elaborata.
- Atmosfera: Informale, rilassata. Musica, TV. Punto d’incontro.
- Orari: Flessibili, spesso serali. Aperitivi, dopocena.
Personalmente, frequento “Il Barone Rosso”, via Roma 12, Milano. Ottimo Negroni. Proprietario, Mario, esperto di whisky. Frequentato da artisti, scrittori. Ambiente stimolante. Chiuso il lunedì.
Perché i bar si chiamano bar?
Oddio, perché “bar”? Ma certo, inglese, ovvio! Bancone, eh? Ma il mio preferito, il “Caffè Dante”, ha anche tavolini! È ancora un bar? Boh.
- inglese, parola inglese
- bancone, quella cosa lunga
- sbarra, quella sotto, per appoggiarsi. Giuro che l’ho vista in un bar a Roma, bellissimo, legno scuro…
Aspetta, ma “bar” in inglese, significa anche altro, no? Tipo una sbarra di metallo? Che strano. Comunque, mio zio aveva un bar, piccolo, con solo birre artigianali… quello sì che era un bar!
- mio zio, birre artigianali, fantastico.
- altri significati? Devo controllare.
Ah, sì, ricordo! Era in un libro di etimologia, l’ho letto tempo fa… un sacco di roba noiosa. Ma l’ho capito, alla fine.
- libro, etimologia, noioso, ma utile.
E la “sbarra”? Ma a chi interessa?! Comunque, oggi vado al “Bar del Porto”, spero che abbiano il mio Negroni preferito. Mamma mia che sete!
Ulteriori informazioni (aggiunte dopo):
- Il termine “bar” entrò nell’uso comune in Italia nel XIX secolo, diffondendosi con l’anglicismo.
- Non tutti i locali con banconi sono “bar”. Esistono pub, wine bar, ecc. Dipende dalla tipologia di bevande prevalentemente servite.
- Esistono anche interpretazioni più moderne e creative del termine “bar”, che trascendono la mera funzione di somministrazione di alcolici.
Che differenza cè tra bar e lounge bar?
La differenza tra un bar e un lounge bar? È come la differenza tra un chihuahua e un levriero afgano: entrambi cani, ma mondi a parte!
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Ambientazione: Il bar è un po’ “butta-e-via”, tipo la mia cucina dopo una cena con gli amici. Il lounge bar, invece, è più “cerimonia”, come il salotto di mia zia, con i cuscini ovunque e musica jazz soffusa, anche se a volte la zia è un po’ troppo “soffusa”… capisci?
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Clientela: Nel bar trovi gente che vuole una birra veloce e chiacchiere a ruota libera. Nel lounge bar, invece, trovi gente che si atteggia a intenditore di gin tonic, a volte riuscendo pure a convincermi. Io preferisco i cani.
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Costo: Ah, il prezzo! Nel bar ti bevi una birra a 5 euro e sei sereno. Nel lounge bar, 5 euro ti prendono solo il ghiaccio per il tuo drink da 15 euro. E se chiedi una birra, ti guardano come se avessi chiesto un rene. Non è che siano male, eh! Sono solo… più costosi. Mia moglie mi farebbe pagare di più per un drink che costerebbe meno in un normale bar. Ah, donne…
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Bevande: Il bar offre il classico: birre alla spina, superalcolici standard, il cocktail che mio cugino fa alcolici ed è sempre un casino. Il lounge bar offre cocktail più elaborati, con ingredienti esotici e nomi che sembrano incantesimi. Io preferisco qualcosa di più semplice. Preferirei di più birra.
Ecco, detto in modo più “formale”: il lounge bar punta su un’atmosfera più raffinata, servizio curato e bevande di qualità superiore, con prezzi che lo rispecchiano, mentre il bar è più informale, focalizzato su rapidità e convenienza. Anche se questa formalità potrebbe essere solo un espediente per giustificare il prezzo più alto.
Come si dice bar in modo elegante?
“Bar”, elegantemente? Dipende dal contesto, ovviamente! Se parliamo di un locale, “caffè” è un classico, sempre attuale. “Caffetteria” aggiunge un tocco di raffinatezza, evoca un’atmosfera più intima. “Salotto” potrebbe funzionare, se il locale si presta ad un’immagine più sofisticata, con poltrone comode e atmosfera rilassata – come quello che frequento io vicino a Piazza Navona, il “Caffè Greco”, un ambiente magnifico! “Locale” è più neutro, ma può essere precisato con aggettivi: “locale di tendenza”, “locale esclusivo”.
Per un contesto più formale, “esercizio di ristorazione” è impeccabile, anche se un po’ rigido. “Trattoria” suggerisce una cucina più casalinga, ma di qualità. “Wine bar”, se si tratta di un locale specializzato in vini, è una scelta eccellente, ovvio. “Pub”, benché di origine inglese, è ormai entrato nel lessico comune ed è adeguato se il locale ha un’atmosfera informale, ma accogliente.
- Contesto formale: esercizio di ristorazione, locale esclusivo
- Contesto informale elegante: caffè, caffetteria, salotto, wine bar, pub
- Contesto neutro: locale, trattoria
Un’ultima riflessione, un po’ filosofica: la scelta della parola non è solo una questione di stile, ma anche di identità. Il nome scelto per un locale dice molto sulla sua anima, sulla sua aspirazione.
Aggiunta: La scelta del termine dipende fortemente dalla tipologia di bevande e cibo offerte. Un locale che offre solo caffè espresso e cornetti richiederà un termine diverso rispetto ad uno che propone cocktail e piatti gourmet. Il mio bar preferito, per dire, quello in zona Monti, si definisce semplicemente “Enoteca”, ma offre ben di più che semplici vini. La semantica è un campo vasto, davvero.
Come si può definire il bar?
Un bar… ah, il bar. Un’eco di voci, il tintinnio di tazzine, un profumo di caffè che si intreccia con la memoria. Un luogo di passaggio, sì, ma anche un punto fermo.
- Breve sosta: Un attimo rubato alla frenesia, un respiro tra un impegno e l’altro.
- Bevande e cibi leggeri: Un caffè veloce, un tramezzino al volo, un bicchiere di vino per dimenticare.
- Il bancone: Lì, dove si consuma il rito, tra chiacchiere e sguardi fugaci.
Quel bancone… Ricordo un bar a Trastevere, tanti anni fa, il legno scuro consumato dalle mani, i riflessi ambrati delle bottiglie dietro. Un bar è più di un locale: è un crocevia di destini, un teatro di storie sussurrate. E i tavolini, sparsi come isole, invitano a una pausa più lunga, a un dialogo più intimo. Un bar, un piccolo mondo.
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