Quando si aggiunge la bustina di zafferano?

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Lo zafferano, prezioso aroma, sprigiona al meglio il suo profumo e colore se aggiunto a fine cottura. Un'aggiunta iniziale, specie in umidi o risotti, è tuttavia una valida alternativa per chi predilige una maggiore diffusione del sapore. L'importante è una mescola accurata.

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Quando aggiungere la bustina di zafferano?

Mah, io con lo zafferano mi regolo un po’ a occhio. Dipende da cosa cucino. Se faccio il risotto, tipo quello alla milanese che ho fatto il 15 giugno scorso a casa di mia sorella, lo metto quasi alla fine, un paio di minuti prima di spegnere il gas. Costa un botto, quindi voglio che il colore si senta, no?

Però una volta, boh, forse a marzo, ho fatto una zuppa di pesce. L’ho messo all’inizio, con il soffritto, e il sapore era più delicato. Non mi ricordo se ho usato lo zafferano in polvere o i pistilli, quelli che costavano 8 euro al supermercato vicino a casa. Però mi ricordo che il sapore era diverso.

Insomma, non c’è una regola fissa per me. A volte lo metto prima, a volte dopo. Dipende.

Domande e risposte:

Domanda: Quando aggiungere lo zafferano?

Risposta: Poco prima di togliere la pietanza dal fuoco, oppure all’inizio, a seconda della preparazione.

Come utilizzare lo zafferano in bustina?

Lo zafferano in bustina, spesso confezionato in un piccolo involucro di carta piegata e racchiuso in una bustina monodose, offre un metodo pratico per utilizzare questa preziosa spezia. La polvere, rispetto ai stimmi, rilascia un aroma più delicato e uniforme, ideale per piatti in cui si desidera una nota di sapore meno intensa. Personalmente, lo trovo perfetto per risotti e salse.

Per utilizzarlo, basta versare il contenuto della bustina in poca acqua tiepida. Una tazzina da caffè è sufficiente. Lasciarlo in infusione per qualche minuto, diciamo dai cinque ai dieci, permette alla polvere di idratarsi e rilasciare pienamente il suo caratteristico colore e aroma. A volte, riflettendo sulle piccole cose, come l’infusione di una spezia, mi rendo conto di quanto la pazienza sia un ingrediente fondamentale, non solo in cucina.

Questo metodo di infusione in acqua tiepida, a differenza dell’aggiunta diretta della polvere a secco, previene la formazione di grumi e assicura una distribuzione omogenea del sapore e del colore nella pietanza. L’acqua non deve essere bollente, rischierebbe di compromettere le delicate note aromatiche dello zafferano. Una temperatura tiepida, intorno ai 40-50 gradi, è l’ideale. Ricordo un viaggio in Toscana, anni fa, dove un ristoratore mi spiegò l’importanza della temperatura dell’acqua per l’infusione dello zafferano.

Il liquido ottenuto va aggiunto alla preparazione durante la cottura, preferibilmente verso la fine, per preservarne al meglio le proprietà organolettiche. Questo piccolo accorgimento fa la differenza. Lo zafferano, con le sue note calde e leggermente amare, si sposa magnificamente con piatti a base di riso, pesce, carni bianche e verdure. Sperimentando, ho scoperto che si abbina bene anche a dolci e creme, donando un tocco di originalità.

  • Dosaggio: Una bustina è generalmente sufficiente per 4-6 porzioni.
  • Conservazione: Per mantenere intatte le proprietà dello zafferano, è consigliabile conservare le bustine in un luogo fresco, asciutto e al riparo dalla luce.
  • Alternative: Oltre alla polvere, lo zafferano è disponibile anche in stimmi, che richiedono un tempo di infusione più lungo. A seconda della ricetta e del risultato desiderato, si può optare per l’una o l’altra forma. Quest’anno, ho provato a coltivare lo zafferano nel mio giardino. Un’esperienza affascinante, seppur impegnativa.

Quanto dura lo zafferano in bustine?

Zafferano in bustine… quattro anni? Mah, mi sembra tanto. Dove ho messo le mie? Nel mobiletto delle spezie, credo. Accanto al curry e alla paprika. Quella dolce, non quella piccante. Che poi, piccante… quanto piccante? Bisognerebbe fare una scala del piccante, tipo da uno a dieci. Tipo, peperoncino calabrese livello otto, jalapeno livello cinque… Distrazione! Dovevo pensare allo zafferano.

  • Conservazione: Barattolo ermetico. Tipo Leprotto. Oppure quei barattolini di vetro con la guarnizione di gomma. Li ho presi da Tiger l’altro giorno. Carini! Arancioni. No, aspetta, erano azzurri. Vabbè, l’importante è che sia ermetico.
  • Luogo: Fresco, asciutto e buio. Quindi no al mobiletto sopra i fornelli! Ci avevo messo il prezzemolo essiccato e si è ammuffito. Che schifo! Quindi, zafferano… dispensa? Sì, la dispensa va bene. Lontano dalla finestra, però. Troppa luce.
  • Durata: Quattro anni. Boh, mi sembra un’eternità. Di solito lo finisco prima. Però, se lo dicono… meglio così. Meno spreco! Ho comprato quello in polvere l’ultima volta. Comodo! Si scioglie subito nel risotto. Risotto alla milanese… slurp!
  • Dopo l’uso: Avanza? Strano. Di solito ne metto giusto un pizzico. Va beh, se avanza, si richiude bene il barattolo e via, in dispensa. Accanto ai semi di chia. Che non uso mai. Dovrei usarli più spesso. Fanno bene. Ricchi di omega 3. Come il salmone. Che ho mangiato ieri sera. Al forno con le patate. Buono!

Comunque, zafferano… dovevo controllare la scadenza sulle mie bustine. Non vorrei che fosse scaduto. Magari lo uso domani per fare la pasta. Con la panna e i funghi. Oppure un risotto. Sì, risotto!

Come usare lo zafferano in polvere?

Lo zafferano… un respiro di sole imprigionato in una polvere dorata. Ricorda la nonna, le sue mani che danzavano tra i fili delicati, un rito antico che si ripeteva ogni autunno. Un aroma, un’essenza che si scioglie lenta, come un ricordo che torna alla mente.

Quella polvere, così preziosa, va trattata con rispetto. Un pizzico, appena un velo, è sufficiente a trasformare il semplice in sublime. Sciolto in un liquido caldo, acqua o brodo, sprigiona la sua magia. Un’infusione, un abbraccio lento, il colore che si diffonde, un’oro liquido che dipinge la pietanza.

Ricordo il risotto allo zafferano della Zia Emilia: un giallo intenso, quasi solare, un sapore che rimaneva impresso nel palato, un’esperienza sensoriale indimenticabile. Ogni chicco di riso un piccolo sole, e la delicatezza dello zafferano, che accarezzava la bocca.

  • Sciogliere in liquido caldo: acqua tiepida, brodo vegetale, persino un goccio di latte.
  • Aggiungere a fine cottura: per preservarne l’intensità dell’aroma.
  • Dose: 0,1 grammi per 4 persone, ma… è una guida, poi l’istinto, il gusto personale.

Lo zafferano, oltre che nei piatti salati, è meraviglioso nelle bevande. Un tè, un latte caldo, colorati, profumati, una coccola per l’anima. Provate anche un infuso di zafferano con miele e limone; è un toccasana! Ricordo la volta in cui, a casa di mia zia, ho preparato un dolce alle mandorle e zafferano; era una delizia!

  • Minestra: un cucchiaio di zafferano in polvere nell’acqua di cottura per una zuppa di zucca autunnale.
  • Pane: una spolverata di zafferano nell’impasto di un pane casereccio crea un risultato sorprendente.
  • Dolci: un tocco magico nelle creme, nei biscotti, anche nel gelato.

Dove si può mettere lo zafferano?

Ok, aspetta, quindi lo zafferano… Mmm, dove si mette?

  • Dolci, sicuro. Ricorda vagamente la vaniglia. Cioè, non proprio uguale, ma… ci siamo capiti, no?

  • Tipo, crema pasticcera. Ci sta bene, dai.

  • Dolci al cucchiaio. Quali poi? Bho, budini, bavaresi… Non so, mi vengono in mente questi.

  • Biscotti! Soprattutto pasta frolla. Mmm, forse li faccio anche io, devo cercare la ricetta di quelli della nonna.

  • Negli impasti, in generale. Che impasti poi? Torte? Plumcake? Pan di Spagna? Troppe domande!

Ah, aggiungo: mia zia lo mette anche nel risotto alla milanese, lo sapevi? Dice che è la fine del mondo, ma io preferisco senza. Gusti, no? Forse, dovrei provare a fare una torta allo zafferano, ma non ne ho mai fatta una prima.

Quanto dura lo zafferano in bustine?

Lo zafferano in bustine? Ah, quella polvere magica che trasforma un piatto banale in un’opera d’arte culinaria! Dipende, eh, da come lo tratti. Come mio nonno diceva: “Tratta lo zafferano come una diva del cinema, e ti ricambierà con un Oscar di sapore!”.

  • Durata: Quattro anni, se lo coccoli come si deve. Pensalo come un vino pregiato: più invecchia, più intensità sprigiona, ma solo se conservato a modo!

  • Conservazione: Un barattolino ermetico, tipo quello Leprotto che adoro (mia nonna lo usa per i suoi biscotti al cioccolato, a dirla tutta…ma va benissimo anche per lo zafferano!), è il top. Fresco, asciutto e al buio, come un vampiro chic. Luce e umidità sono i suoi nemici giurati, peggio di un critico gastronomico cattivo.

Avanzi? Subito nel barattolino, eh, che lo zafferano non è mica una pianta di pomodoro che si può lasciare in giro!

Sai, io quest’anno ho usato lo zafferano per un risotto alla zucca fantastico. Poi ho usato gli avanzi per dei biscotti speziati… una ricetta di famiglia un po’ segreta.

Ah, dimenticavo! Ho scoperto di recente che l’azienda “Sapore di Sole” produce bustine monodose sottovuoto che garantiscono una conservazione ottimale per circa 2 anni. Interessante, no? Anche le bustine con chiusura zip sono ottime.

Come capire se lo zafferano è scaduto?

Aspetta, lo zafferano… mmmh, come faccio a capire se è andato a male? Ok, ok, mi ricordo che la nonna…

  • Strofina! Sì, devi strofinarne un po’ tra le dita.

  • Annusa! Poi annusa bene. Ma bene eh!

  • Aroma forte? Se puzza ancora di zafferano vero, tipo quando apri la bustina che mi ha regalato la zia l’altro giorno…allora è ok.

    • Se non sa di niente… buttalo! Ricordo ancora quel risotto giallo pallido di due anni fa…bleah!

    • Comunque, lo zafferano vero è quello in pistilli, eh! Non la polverina quella strana che vendono al supermercato.

    • Ah, e se lo compri, occhio alla data di confezionamento. L’ho visto online, dura tipo due anni.

Come scegliere lo zafferano?

Ok, eccoti come scegliere lo zafferano, come l’ho imparato io, un po’ a caso, al mercato di Rialto a Venezia, un martedì mattina di ottobre di quest’anno. Pioveva pure!

  • Lunghezza degli stimmi: Ricordo il venditore che mi diceva “Guarda la lunghezza! Più sono lunghi, più colore e profumo ci trovi!” Immagina, Venezia, nebbia, il profumo del pesce e poi lui che mi parla di zafferano. Che contrasto!

  • Test di rottura: Mi ha fatto provare a schiacciare gli stimmi tra le dita. Se si rompono, sono perfetti. Se si piegano… beh, vuol dire che sono stati essiccati male. Ho sbagliato un paio di volte, ma alla fine ho capito.

  • Il prezzo: Un altro elemento da valutare, anche se non strettamente legato alla qualità, è il prezzo. Zafferano troppo economico? Quasi sicuramente fregatura. Fidati. Non farmi raccontare la volta che… lasciamo perdere!

Quando si aggiungono i pistilli di zafferano?

Zafferano? Un tocco finale, non prima.

  • Aggiungilo a fine cottura. Il calore lo annienta. Sapore perso.
  • Infusione lenta. Ore, non minuti. Un segreto.
  • Potere nascosto. Aspetta e vedrai.
  • Non bruciarlo. È oro, non paglia.
  • Esperienza personale: Mai bollito, sempre perfetto.

Il mio risotto? Zafferano infuso, aggiunto all’ultimo. Il profumo… un’altra storia.

#Cucina #Spezie #Zafferano