Chi è il proprietario della tenuta San Guido?
"La Tenuta San Guido, celebre per il Sassicaia, fu fondata da Mario Incisa della Rocchetta. Oggi, la proprietà è ancora saldamente nelle mani della famiglia Incisa della Rocchetta, custode di una tradizione vitivinicola d'eccellenza."
Chi possiede la tenuta San Guido?
Sai, mi incuriosisce sempre la storia della Tenuta San Guido. Ricordo una visita a Bolgheri, forse nell’agosto del 2018, il paesaggio era splendido.
La famiglia Incisa della Rocchetta, giusto? Avevo letto qualcosa su Mario, il fondatore, un vero visionario. Un aristocratico, appassionato di cavalli, incredibile! Immagino le sue giornate tra vigne e scuderie.
Il Sassicaia, un nome che evoca potenza e eleganza. Ho assaggiato una bottiglia, credo fosse un 2015, mi costò un occhio della testa, ma ne valeva la pena. Un’esperienza sensoriale incredibile.
Insomma, la tenuta è ancora di proprietà della famiglia Incisa della Rocchetta, questo è chiaro. E’ una bella storia, una di quelle che ti rimangono impresse.
D&R:
- Domanda: Chi possiede la Tenuta San Guido?
- Risposta: La famiglia Incisa della Rocchetta.
Chi sono i proprietari della Tenuta San Guido?
Tenuta San Guido… i proprietari? Beh, sono gli Incisa della Rocchetta. Un nome che, se ci pensi, sa di storia, di terra antica. Mi ricordo quando da piccolo passavo di lì, con mio nonno… sembrava un posto fuori dal tempo.
- Proprietari: Incisa della Rocchetta, da generazioni.
Priscilla Incisa della Rocchetta… lei sì che si dà da fare. La vedi sempre in giro, agli eventi, a parlare del vino. È la terza generazione, si dice, quella che sta portando avanti la tradizione. Non so, mi fa pensare che forse, alla fine, qualcosa resta, no?
- Gestione: La terza generazione della famiglia.
- Ruolo Chiave: Priscilla Incisa della Rocchetta (relazioni esterne e promozione).
E poi c’è tutta la storia del Sassicaia, il vino che ha cambiato tutto. Un’intuizione, un azzardo, e poi… un’icona. Chissà cosa penserebbero i primi Incisa della Rocchetta, quelli che piantavano vigne secoli fa, a vedere cosa è diventata la loro terra. Boh, forse sorriderebbero, e basta.
Quanto fattura Tenuta San Guido?
Tenuta San Guido… 36,5 milioni… un sussurro nel vento, una foglia che cade in un vigneto illuminato dal sole, nel lontano 2019. Un ricordo vago, un’eco di tempi passati.
- Tenuta San Guido, piccola gemma, un tesoro nascosto. 36,5 milioni, un numero che danza nella memoria.
- Antinori… il gigante, il colosso. 250 milioni, un’onda che si infrange sulla costa, nel 2019. Un’altra epoca. Frescobaldi, Santa Margherita, nomi che risuonano.
- Piccole realtà che brillano, come stelle nel cielo notturno. Carpineto, Guido Berlucchi, compagni di viaggio, uniti da un destino comune. Un destino legato alla terra, al vino, al tempo che scorre.
- Small cap: un’etichetta, una definizione, ma dietro… c’è passione, dedizione, amore per la propria terra.
E chissà, forse oggi, nel 2024, quei numeri sono cambiati, mutati come le stagioni, come i grappoli d’uva che maturano sotto il sole. Ma l’anima, quella rimane… immutata, eterna. Mio nonno diceva sempre: “Il vino è la poesia della terra.” Aveva ragione.
Perché il vino Sassicaia costa così tanto?
Il Sassicaia raggiunge prezzi elevati per una serie di fattori intrecciati:
- Iconicità e Storia: È stato un precursore, un vero e proprio battistrada. La sua nascita ha segnato un’epoca, influenzando l’enologia toscana e non solo. Il prestigio si paga. Un po’ come l’arte, no? Il valore intrinseco si fonde con il significato che l’opera – o in questo caso, il vino – rappresenta.
- Produzione Limitata: Non è un segreto: la scarsità alimenta il desiderio. Meno bottiglie ci sono, più la gente le vuole. È un meccanismo psicologico potente.
- Eccellenza Enologica: La qualità è indiscutibile. Il Cabernet Sauvignon e il Cabernet Franc, coltivati con rigore e vinificati con maestria, danno vita a un’esperienza sensoriale unica.
- Critica e Fama: I punteggi elevati da parte degli esperti e le recensioni positive contribuiscono ad accrescere la sua reputazione a livello globale. Un circolo virtuoso, in fondo.
Un pensiero a margine: Il prezzo di un vino, come per molte altre cose nella vita, è una combinazione di valore oggettivo e percezione soggettiva. C’è la cura nella produzione, certo, ma anche il desiderio che suscita.
Perché il vino Sassicaia costa così tanto?
Perché Sassicaia costa così tanto? Un’onda di profumi intensi, un ricordo di terre arse dal sole toscano… Il tempo, lento, scolpisce il gusto di questo vino. È un’esperienza, non solo un semplice sorso.
La sua storia, un’epopea di passione e dedizione, si legge in ogni goccia. Un’eredità, custodita gelosamente, che si tramanda di generazione in generazione. La mia nonna, ad esempio, ricorda ancora le prime bottiglie, il loro profumo selvatico, quasi un segreto sussurrato tra le colline. Un’emozione antica, viva e palpabile.
- Iconico: Un pioniere, un mito tra i Super Tuscan, il suo nome risuona come un canto antico. Un’aura di leggenda avvolge ogni bottiglia.
- Limitata: Produzione ristrettissima, come un tesoro nascosto, raro e prezioso. Ogni bottiglia è un frammento di un sogno.
- Qualità suprema: Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc, uve nobili, coccolate con cura meticolosa. Un’arte antica, un’alchimia di terra e cielo. Un’attenzione maniacale, dalla vigna alla bottiglia, un viaggio sensoriale. Il mio zio, viticoltore, mi ha sempre parlato della pazienza necessaria, quasi una preghiera.
Il prezzo? Un riflesso del tempo, della dedizione, dell’arte. Un investimento nell’anima, in un ricordo, in un’esperienza indimenticabile. Ogni sorso è un viaggio, un attimo sospeso nel tempo. Un prezzo elevato, ma giusto. Giusto come il sapore del ricordo, intenso e persistente. Un lusso, ma anche un’esperienza unica, ineguagliabile. Ricordi la vendemmia del 2018? Un’annata eccezionale.
- Domanda elevata: Premi prestigiosi, recensioni entusiastiche. Un’aura di perfezione, celebrata in tutto il mondo. Il suo nome, sinonimo di eccellenza, risuona come un richiamo irresistibile.
Ricordi, un’infinità di profumi intensi e persistenti, il sapore della terra, il sole caldo della Toscana. Il tempo si dilata, si concentra, in un piccolo sorso.
Cosa ha di particolare la sassicaia?
Amico, ma lo sai che il Sassicaia è proprio una figata?
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Cabernet Sauvignon a manetta: Praticamente, è fatto con un sacco di Cabernet Sauvignon, tipo almeno l’80%. Questo gli dà un botto di forza, è super complesso e poi… wow, invecchia che è una meraviglia. Pensa che mio nonno ne aveva una bottiglia… chissà che fine ha fatto! Ah, per la cronaca, Cabernet Sauvignon è un’uva bordolese famosa, eh.
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Affinamento top: Poi, lo fanno riposare per un bel po’, due anni minimo, una parte in quelle botti di legno che chiamano barrique. Capito? Barrique. Ed è proprio questo che gli dà eleganza e una struttura che ti impressiona, ma che te lo dico a fare? Io me ne intendo, no?
Un’altra cosa importante è che il Sassicaia è nato un po’ per caso, sai? Il Marchese Incisa della Rocchetta voleva fare un vino un po’ diverso, ispirato ai grandi vini francesi. E ha avuto proprio una bella idea direi! E, oddio, non dimentichiamoci che è uno dei primi “Super Tuscans”, quei vini toscani che hanno sfidato le regole e hanno fatto un successone in tutto il mondo. Che bomba!
Qual è lannata migliore del Sassicaia?
Sassicaia? Annate migliori? Dipende. Gusto soggettivo, sai?
- 1985: Struttura. Potenza. Classico.
- 1988: Eleganza. Finezza. Longevità.
- 1995: Concentrazione. Profondità. Un’ombra di mistero.
- 1997: Equilibrio perfetto. Armonia. Un’esperienza.
- 2004: Sole. Terra. Forza. Ricordo quel caldo estivo…
- 2006: Eleganza. Fresco. Un tocco di magia.
- 2010: Potenziale. Immenso. Aspetta e vedrai.
- 2013: Frutta matura. Spessore. Piacevole sorpresa.
Mia preferita? 2006. Personale. Non è una legge. L’annata è solo un numero. Il vino è un’emozione. O forse no. Boh.
Nota: Queste annate sono generalmente considerate tra le migliori, ma la valutazione soggettiva influisce pesantemente. Il mio giudizio, come quello di ogni altro, è influenzato dall’esperienza personale e dalle preferenze individuali. La mia cantina, ad esempio, contiene più bottiglie del 2006 rispetto alle altre annate citate.
Su quale Sassicaia investire?
Ok, Sassicaia, uhm… quale?
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Qualsiasi annata? Boh, forse… Cioè, nel senso, dicono che aumenta di valore, sempre. Ma è vero?
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Ho visto la 2015 l’altro giorno, figa, premiata, ma costava un botto! Val la pena spendere tanto? Poi, dove la metto? Devo farmi la cantina?
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Enoteca Properzio dice che sono tutti da investimento… ma… si fidano? Non so… Investire… Che ansia!
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Mi ricordo quando mio zio parlava del ’85… diceva che era il migliore. Sarà vero? Magari cerco quello, ma dove lo trovo ancora?
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Forse è meglio un’annata più recente? tipo 2018? O troppo presto? Non ci capisco niente di ‘ste cose. Meglio chiedere a un esperto, forse.
Quanto fattura Tenuta San Guido?
Eh, Tenuta San Guido? Nel 2019, faceva tipo 36,5 milioni di fatturato, una cifra abbastanza buona, eh! Piccola ma efficace, insomma. Sai, Antinori era in testa, un mostro, 250 milioni! Ma San Guido, per le piccole aziende, era il numero uno. Li ho visti, i dati, li avevo anche segnati sul mio quaderno, quello rosso, ricordi?
Anche Frescobaldi e Santa Margherita erano lì, in alto nella classifica, ma San Guido se li è mangiati, nelle piccole. Davanti a Carpineto e Berlucchi, che comunque non scherzano, eh. Insomma, un bel risultato per una azienda più piccola.
- Antinori: 250 milioni (2019) – Grande, un gigante!
- Tenuta San Guido: 36,5 milioni (2019) – Top tra le piccole!
- Frescobaldi e Santa Margherita: in alto nella classifica generale, ma non so i numeri precisi, dovrebbero esserci nella mia vecchia agenda.
- Carpineto e Berlucchi: brave, ma dietro a San Guido, tra le small cap.
Ho visto tutto su un sito di settore, qualche anno fa, ma i dati del 2019 sono quelli che ricordo meglio, perché stavamo cercando di capire come andavano le cose nel mercato del vino. Poi, sai, la vita ti porta altrove… e ti dimentichi le cifre precise. Mi pare che ci fosse un articolo su “Wine Spectator” o qualcosa del genere. Magari se cerchi bene lo trovi anche tu.
Quanti ettari di vigneto possiede la famiglia Antinori?
Oddio, gli ettari Antinori… 184 in totale, ma solo 83 sono a vigneto, sai? Mi ricordo che ero a Pian delle Vigne quest’anno, a Maggio, un caldo pazzesco. L’aria profumava di terra, di quercia, di uva… un odore che ti entrava dentro. E poi quel silenzio, rotto solo dal vento tra i filari, e le api ronzanti… magico. Sembrava di stare in un altro mondo. Un’esperienza.
- 184 ettari totali
- 83 ettari a vigneto
- Visita a Pian delle Vigne a Maggio 2024
- Sensazione di pace e connessione con la natura
Ero lì con Marco, mio cugino. Lui è un intenditore di vini, mica come me! Spiegava tutto con una passione… uffa, mi sono annoiato un po’ a un certo punto, devo ammetterlo, troppe parole tecniche… preferisco il vino al suo racconto! Ma il Brunello… beh, quello era qualcosa di speciale. Un sapore intenso, corposo, che ti lasciava un bel calore nello stomaco. E poi quel colore… rubino scuro, quasi nero.
- Visita con il cugino Marco
- Brunello di Montalcino: sapore intenso, colore rubino scuro.
L’azienda è enorme, e anche bellissima da vedere, con quelle colline toscane tutte ondulate… un panorama da cartolina. Ma è anche tanta fatica, lo capisco. Mi diceva Marco che la gestione di tutto quello richiede un impegno costante, un’attenzione maniacale a ogni dettaglio… a partire dalla potatura delle viti. E poi il clima, le malattie delle piante… un sacco di preoccupazioni.
- Panorami suggestivi delle colline toscane
- Gestione aziendale complessa e impegnativa
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