Come vanno dichiarate le locazioni brevi?

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I guadagni derivanti da affitti brevi sono considerati redditi da locazione. È possibile scegliere tra la tassazione ordinaria, applicata allintero importo percepito, e il regime agevolato della cedolare secca, previa registrazione dellaffitto turistico allAgenzia delle Entrate.

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Affitti brevi: una guida alla corretta dichiarazione dei redditi

Il mercato degli affitti brevi, alimentato da piattaforme online come Airbnb e Booking.com, è in costante crescita, offrendo a molti proprietari di immobili una fonte di reddito aggiuntiva. Tuttavia, la gestione fiscale di queste attività richiede attenzione e precisione per evitare spiacevoli sorprese con il fisco. Capire come dichiarare correttamente i guadagni derivanti da locazioni brevi è fondamentale per la serenità del contribuente.

I proventi ottenuti dagli affitti brevi, indipendentemente dalla durata della locazione (anche di pochi giorni), sono considerati redditi da locazione ai sensi del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi). Questo significa che, come qualsiasi altro reddito, devono essere dichiarati nel modello Redditi PF (persone fisiche). A differenza degli affitti tradizionali a lungo termine, però, per le locazioni brevi si ha una maggiore flessibilità nella scelta del regime fiscale.

In sostanza, il contribuente può optare per due diverse modalità di tassazione:

1. Tassazione Ordinaria: In questo caso, l’intero ammontare percepito dagli affitti brevi viene considerato reddito imponibile e tassato secondo le aliquote progressive dell’IRPEF (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche), tenendo conto delle eventuali detrazioni e deduzioni spettanti. Questa opzione è più complessa dal punto di vista amministrativo, richiedendo una più dettagliata contabilizzazione di tutte le entrate e delle spese sostenute per la gestione dell’immobile (es. spese di pulizia, manutenzione, spese condominiali).

2. Cedolare Secca: Questa rappresenta un’alternativa più semplice e conveniente, ma richiede il rispetto di determinati requisiti. Per poter usufruire della cedolare secca, è obbligatorio registrare il contratto di affitto breve all’Agenzia delle Entrate tramite il modello RLI (Registro Levazioni Immobiliari), indicando tutti i dati relativi all’immobile e all’affittuario. Una volta registrato, si applica un’aliquota fissa del 21% sui canoni percepiti, senza possibilità di dedurre spese. La semplicità della cedolare secca risiede nella sua immediatezza: un’unica aliquota fissa senza ulteriori calcoli.

Quale regime scegliere?

La scelta tra tassazione ordinaria e cedolare secca dipende da diversi fattori, principalmente dalle spese sostenute per la gestione dell’immobile e dalla propensione del contribuente alla semplificazione amministrativa. Se le spese di gestione sono elevate, la tassazione ordinaria potrebbe risultare più conveniente. Al contrario, se le spese sono contenute o si predilige la semplicità, la cedolare secca rappresenta una soluzione più agevole. È consigliabile valutare attentamente la propria situazione specifica e, se necessario, consultare un commercialista per una consulenza personalizzata.

In conclusione, la corretta dichiarazione dei redditi derivanti da affitti brevi è fondamentale per evitare sanzioni e contenziosi con il fisco. La consapevolezza delle diverse opzioni fiscali disponibili e la scelta del regime più adatto alle proprie esigenze sono passi cruciali per una gestione fiscale responsabile e serena. La pianificazione accurata e, eventualmente, il supporto di un professionista, garantiscono la piena conformità alle normative vigenti.