Perché si chiama settore terziario?

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Il settore terziario prende il nome dal fatto che rappresenta il terzo settore delleconomia, dopo quello primario (agricoltura) e quello secondario (industria). Questo settore non produce beni tangibili, ma fornisce servizi che facilitano lo svolgimento delle attività degli altri due settori.

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Oltre l’Etichetta: Deconstruire il “Terziario” e la sua Evoluzione Economica

L’etichetta “settore terziario” suona quasi banale, una semplice categorizzazione economica derivante da una sequenza: primario, secondario, terziario. La sua definizione, apparentemente limpida – il settore che fornisce servizi, a differenza dei settori primario (agricoltura, estrazione) e secondario (manifattura, costruzioni) che producono beni materiali – nasconde in realtà una complessità e un’evoluzione che meritano un’analisi più approfondita. L’appellativo “terziario”, infatti, seppur funzionale per una prima comprensione, non riesce a cogliere appieno la ricchezza e la dinamica di questo comparto.

La semplicità della classificazione tripartita rischia di creare una rappresentazione riduttiva. Definire il terziario come un mero “supporto” ai settori primario e secondario è fuorviante. Se inizialmente la sua funzione era principalmente quella di facilitare le attività di questi ultimi (trasporti, commercio, finanza di base), oggi il settore terziario si è profondamente diversificato e ampliato, divenendo il motore trainante di molte economie avanzate. Si pensi all’informatica, alle telecomunicazioni, alla consulenza, alla ricerca e sviluppo, al turismo, alla sanità: settori che non solo supportano, ma in molti casi guidano l’innovazione e la crescita economica globale.

La natura intangibile dei servizi, inoltre, richiede una riflessione più approfondita. Se un tempo la prevalenza di attività manuali e di contatto diretto caratterizzava il settore, oggi la digitalizzazione ha profondamente trasformato il panorama. La dematerializzazione dei processi, la crescente importanza dei dati e la nascita di un’economia digitale hanno reso il confine tra produzione di beni e fornitura di servizi sempre più sfumato. Un software, ad esempio, è un bene immateriale che fornisce un servizio, rendendo difficile una categorizzazione rigida.

L’evoluzione del settore terziario ha inoltre portato alla necessità di riconsiderare la stessa classificazione tripartita. Si parla sempre più frequentemente di “quaternario” (ricerca, istruzione, informazione) e persino di “quinario” (attività creative, culturali e artistiche), a sottolineare la crescente complessità e diversificazione dell’economia moderna. Queste nuove categorie evidenziano la difficoltà di inquadrare in una semplice numerazione la varietà e la dinamica delle attività economiche contemporanee.

In conclusione, mentre il nome “terziario” fornisce un comodo punto di partenza, è fondamentale andare oltre la semplice etichetta. La comprensione del ruolo centrale e in continua evoluzione del settore dei servizi richiede un’analisi più sfumata e attenta alle sue molteplici sfaccettature, riconoscendo la sua capacità di guidare l’innovazione e di plasmare il futuro dell’economia globale. La semplice successione numerica non rende giustizia alla sua complessità e al suo dinamismo.