Cosa fare quando i bambini non hanno appetito?

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Se un bambino manifesta inappetenza persistente e non ci sono cause mediche evidenti, è cruciale consultare un pediatra. Qualora il medico escluda problemi di salute, potrebbe essere opportuno rivolgersi a uno psicologo infantile e a un nutrizionista pediatrico. Questo approccio multidisciplinare può aiutare a identificare e affrontare le radici del problema.

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Quando l’appetito fa i capricci: come affrontare l’inappetenza nei bambini

Vedere il proprio bambino rifiutare il cibo è una delle preoccupazioni più comuni per i genitori. L’inappetenza infantile, quel periodo in cui il piatto rimane ostinatamente pieno, può generare ansia e frustrazione. Ma cosa fare quando il nostro piccolo buongustaio di un tempo improvvisamente si trasforma in un paladino del digiuno?

Innanzitutto, è importante distinguere tra un’inappetenza occasionale, magari dovuta a un raffreddore o a una giornata storta, e una situazione persistente che dura settimane o mesi. Se il rifiuto del cibo diventa una costante, è fondamentale agire con attenzione e metodo, evitando approcci punitivi o forzature che potrebbero peggiorare la situazione.

Il primo passo: un controllo medico approfondito. Prima di allarmarsi eccessivamente, è cruciale escludere cause mediche. Un’infezione, un’allergia alimentare non diagnosticata, problemi gastrointestinali o anche la carenza di qualche vitamina possono manifestarsi con una diminuzione dell’appetito. Una visita dal pediatra è quindi imprescindibile per effettuare esami specifici e accertarsi che la salute del bambino sia in ordine.

Escluse le cause mediche: un approccio multidisciplinare. Se il pediatra esclude problemi organici, la ricerca della causa dell’inappetenza si fa più complessa. Spesso, dietro un rifiuto del cibo si nascondono motivazioni psicologiche, emotive o comportamentali. In questi casi, l’approccio migliore è quello multidisciplinare, coinvolgendo diverse figure professionali.

Lo psicologo infantile: Un terapeuta specializzato può aiutare a identificare eventuali fattori di stress, ansia o insicurezza che possono influenzare l’appetito del bambino. A volte, l’inappetenza è una forma di ribellione, un modo per attirare l’attenzione o esprimere disagio. Lo psicologo può fornire strumenti e strategie per gestire le emozioni e migliorare la comunicazione.

Il nutrizionista pediatrico: Il ruolo del nutrizionista non si limita a fornire consigli sulla composizione dei pasti. Questo professionista può aiutare a valutare le abitudini alimentari del bambino, identificare eventuali squilibri nutrizionali e suggerire strategie per rendere i pasti più appetibili e divertenti. Il nutrizionista può anche fornire consigli pratici su come affrontare la selettività alimentare, un problema comune nei bambini.

Oltre i professionisti: il ruolo dei genitori. L’atteggiamento dei genitori durante i pasti è fondamentale. È importante creare un ambiente rilassato e positivo, evitando discussioni o rimproveri. Coinvolgere il bambino nella preparazione dei pasti, presentare il cibo in modo creativo e variare i sapori può rendere l’esperienza del mangiare più piacevole. Evitare snack e bevande zuccherate tra i pasti e rispettare i tempi di fame del bambino sono altre strategie utili.

Ricordiamoci che… Ogni bambino è diverso e ha i suoi ritmi. L’inappetenza è spesso una fase transitoria che si risolve spontaneamente con il tempo. L’importante è affrontare il problema con pazienza, comprensione e, soprattutto, evitando di trasformare il pasto in un campo di battaglia. La collaborazione tra genitori, pediatra, psicologo e nutrizionista è la chiave per affrontare l’inappetenza infantile in modo efficace e aiutare il bambino a ritrovare il piacere di mangiare.