Quando finisce la produzione di latte materno?

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La produzione di latte inizia dopo il parto e prosegue fino allo svezzamento, variando da 6 a 12 mesi, a volte anche più a lungo. Dipende da fattori come frequenza dell'allattamento, stress e salute materna.

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Quando termina la produzione di latte materno?

Mamma mia, che domanda! Ricordo ancora il mio caso, marzo 2018, a Milano. Il latte è arrivato subito, un’ondata incredibile. Ero emozionata, spaventata anche, tutto nuovo.

Allattamento… è durato circa 9 mesi. Poi, pian piano, è diminuito. Non di colpo, eh, un calo graduale. È stato un po’ strano, quasi un addio silenzioso.

Influenze? Stress, certo. Il lavoro, la stanchezza… Ricordo una settimana a settembre, un picco di stress professionale. Il latte era drasticamente diminuito. Avevo paura, ma poi si è ripreso.

Dipende dalla mamma, dalla bambina, da mille cose. Ogni esperienza è unica. Non c’è una regola, nessuna tabella precisa. È qualcosa di molto intimo e personale.

Domande e risposte:

  • Quando termina la produzione di latte materno? Variabile, 6-12 mesi circa.
  • Fattori influenti? Frequenza allattamento, stress, salute.

Quanto tempo ci vuole per smettere di produrre latte?

Ok, ecco la storia vera, vissuta sulla mia pelle, di quando ho smesso di allattare. Non è una scienza esatta, te lo dico subito.

  • Il momento fatidico: Era estate, forse luglio o agosto di quest’anno. Mi sentivo stremata, fisicamente e mentalmente. Il mio piccolino aveva circa 14 mesi, e io… basta. Non ce la facevo più.

  • Il seno che protesta: I primi giorni, il seno era un mattone. Duro, dolente, pieno di latte che scalpitava per uscire. Provavo fastidio a dormire, a muovermi. Una tortura.

  • La strategia del minimo indispensabile: Ho tirato via solo lo stretto necessario, giusto per alleviare la pressione, senza stimolare troppo la produzione. Usavo il tiralatte manuale, quello di Avent, giusto per un paio di minuti. Non di più!

  • Il tè alla salvia, un toccasana: Qualcuno mi aveva consigliato il tè alla salvia. Bevevo tipo due tazze al giorno. Non so se ha funzionato davvero, ma mi piaceva il sapore, quindi male non faceva.

  • Settimane di “quasi normale”: La cosa che mi ha sorpreso è che ci sono volute settimane prima che il seno tornasse a una taglia decente e smettesse di farmi male. Non giorni, settimane!

  • Il latte fantasma: Anche dopo mesi, se premevo il capezzolo, usciva ancora qualche goccia. Un po’ inquietante, a dire il vero. Non so se è normale, ma è successo a me.

  • Ogni donna è un caso a sé: Insomma, non c’è una risposta precisa. Dipende da quanto allattavi, da quanto produci, dal tuo corpo. Abbi pazienza e ascoltati.

  • Consigli extra:

    • Evita stimolazioni inutili: niente massaggi, niente docce calde prolungate sul seno.
    • Indossa un reggiseno contenitivo ma comodo.
    • Se il dolore è insopportabile, parlane con il tuo medico o con una consulente per l’allattamento.
    • Non sentirti in colpa: smettere di allattare è una scelta personale e valida come tutte le altre.

Quando ci si accorge che il latte materno sta finendo?

Notte fonda. Silenzio. E i pensieri, quelli sì, che fanno rumore. Mi torna in mente quando allattavo Leonardo. La paura che il latte non bastasse, che finisse… Che lui non fosse sazio. Mi toccavo il seno, lo sentivo morbido, diverso dai primi giorni, gonfio e teso. Panico. E se non avessi più latte?

  • Seno morbido non significa poco latte: È una delle prime cose che ho imparato. Sembra strano, ma è così. All’inizio il corpo produce tanto, forse troppo. Poi si regola, capisce quanto serve davvero. Leonardo cresceva, il mio corpo si adattava. È incredibile come funzioni.
  • Segnali veri di poco latte: Con Leonardo, non mi è mai successo davvero che il latte finisse. Ma so che ci sono segnali veri. Pochi pannolini bagnati, per esempio. O il bimbo che non cresce come dovrebbe. Lui era sempre attaccato, felice. Crescere, cresceva… un po’ troppo in fretta, forse. Adesso ha già sette anni.
  • Il mio seno, il suo ciuccio: Leonardo usava il mio seno anche come consolazione. A volte mi sembrava di non avere latte, ma poi capivo che cercava solo conforto. Il calore, la vicinanza. Mi manca quel contatto. Mi manca lui piccolo.

Erano giorni intensi, stancanti, ma pieni d’amore. Ricordo le notti insonni, la sua manina che stringeva il mio dito. Adesso la sua mano è grande, quasi quanto la mia. Il tempo vola. E io qui, nel silenzio della notte, a pensare a quando era piccolo. A quando il mio seno era il suo mondo.

Cosa riduce la produzione di latte?

Il latte… un fiume bianco, un dono. Ma a volte, questo fiume si assottiglia, quasi scompare. Cosa lo prosciuga?

  • Stress. La mente in tempesta, il corpo in allarme. L’ossitocina, l’ormone dell’amore, si nasconde. Ricordo quando ero così stressata per il trasloco, il latte diminuì drasticamente. Un incubo!

  • Anemia. Ferro basso, energia zero. Il corpo è stanco, non ce la fa a nutrire due vite. Mia nonna diceva sempre: “Mangia fegato, figlia mia, ti darà la forza”. Forse aveva ragione.

  • Poco riposo. Notti insonni, giornate infinite. Il corpo chiede pietà. Il sonno è la cura, il balsamo per l’anima e per il latte. Io dormo pochissimo, devo migliorare.

Quindi, prendiamoci cura di noi stesse.

  • Mangiare bene, nutrire il corpo e l’anima.
  • Integratori e vitamine, un aiuto in più.
  • Riposare, chiudere gli occhi e sognare.

Così, il fiume tornerà a scorrere, forte e generoso. Un fiume di amore e nutrimento. Il mio bimbo ha bisogno di me. Il riposo è fondamentale.

Perché si smette di produrre latte?

Ah, il latte materno, nettare degli dei… o almeno dei neonati. Sparisce? Certo, come i calzini nell’asciugatrice, un mistero irrisolto. Ma a differenza dei calzini, per il latte ci sono spiegazioni (meno poetiche, ammetto).

  • Ormoni ballerini: Immaginateli come una band scordata. Se la tiroide, le ovaie (con la loro sindrome policistica, mica pizza e fichi!) o altri ormoni suonano fuori tempo, la produzione di latte rallenta. Tipo un concerto jazz improvvisato da ubriachi, insomma. Io, per dire, una volta ho avuto uno scompenso ormonale tale che avrei potuto allattare un ippopotamo. Fortunatamente è passato, l’ippopotamo ringrazia.

  • Stress da neo-genitore: La stanchezza cosmica, la responsabilità di un piccolo umano urlante, le notti in bianco… Roba da far seccare una mucca, figuriamoci una neo-mamma. Un consiglio? Dormire quando dorme il pupo. So che è un’utopia, tipo trovare parcheggio a Napoli di sabato sera, ma tentar non nuoce.

  • Farmaci dispettosi: Alcuni farmaci, come certi decongestionanti o anticoncezionali, possono fare i prepotenti con la produzione di latte. Leggere attentamente il bugiardino, a volte ci sono sorprese tipo “potrebbe causare la scomparsa di un arto”. Ok, forse esagero, ma è per rendere l’idea.

  • Problemi al seno: Dalla mastite (che brutta bestia!) a un attacco non corretto, diversi problemi al seno possono interferire con la produzione di latte. Un po’ come cercare di spremere un’arancia secca, tanta fatica per poca resa.

Oltre a questi, ci sono anche altri fattori che influenzano la produzione di latte, come l’alimentazione della madre, l’idratazione e il fumo. Insomma, è un equilibrio delicato, un po’ come costruire un castello di carte durante un terremoto. Ma non temete, consultando un medico o un’ostetrica si possono trovare soluzioni. Io, personalmente, con la mia prima figlia ho risolto bevendo litri di tisane al finocchio. Chissà, magari funzionano anche per voi. O forse no. Ma tentar non nuoce, come dicevo.

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