Quando i bambini perdono la poppata notturna?

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Intorno ai 5-6 mesi, i bambini iniziano a consolidare il sonno notturno, allungando gli intervalli tra le poppate. Spesso, lultima poppata si sposta verso le 22-23, con la successiva solo alle 6-7 del mattino, garantendo riposo sia al bambino che ai genitori.

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Addio poppate notturne: un dolce arrivederci al ritmo del sonno

Il sonno, quel prezioso balsamo per genitori e bambini, è spesso teatro di una delicata transizione: la fine delle poppate notturne. Mentre i primi mesi sono caratterizzati da un continuo susseguirsi di poppate, che scandiscono il ritmo del sonno del neonato, intorno ai 5-6 mesi si apre una nuova fase, spesso accompagnata da un sospiro di sollievo da parte dei genitori, ma anche da qualche incertezza.

Non si tratta di un evento improvviso e netto, ma di un graduale processo di maturazione fisiologica e neurologica. Il bambino, intorno a questa età, inizia a sviluppare capacità di regolazione del suo ciclo sonno-veglia, più consolidate e durature. La sua pancia, inoltre, è in grado di contenere una maggiore quantità di latte, permettendogli di resistere più a lungo senza alimentarsi durante la notte.

Questo si traduce in un allungamento progressivo degli intervalli tra le poppate notturne. Quella che un tempo era una richiesta pressoché costante, si dirada, spostandosi verso orari più tardivi. È frequente osservare come l’ultima poppata si sposti intorno alle 22:00-23:00, con la successiva solo alle 6:00-7:00 del mattino. Questo nuovo ritmo, se adeguatamente gestito, garantisce un riposo più continuativo e ristoratore sia per il piccolo che per i genitori, esausti dopo mesi di notti frammentate.

È importante sottolineare che non esiste un’unica tempistica universale. Ogni bambino ha i suoi ritmi e le sue esigenze, influenzate da fattori individuali come il peso alla nascita, la crescita, il temperamento e la quantità di latte assunto durante il giorno. Alcuni bambini potrebbero abbandonare le poppate notturne prima, altri più tardi. L’obiettivo non è imporre una tabella di marcia rigida, ma accompagnare il piccolo in questo cambiamento con pazienza e sensibilità.

Se il bambino si sveglia di notte, è fondamentale valutare attentamente le sue necessità. Non sempre il pianto è sintomo di fame. Potrebbe trattarsi di disagio, bisogno di coccole o semplicemente di una difficoltà a riaddormentarsi. In questi casi, offrire conforto e sicurezza, evitando di alimentare automaticamente il bambino, può essere più efficace nel lungo termine.

La fase di transizione può richiedere tempo e pazienza, ed è importante che i genitori siano preparati ad affrontare eventuali momenti di incertezza. Un supporto professionale, come quello del pediatra o di un consulente del sonno, può essere prezioso per guidare i genitori in questo percorso, fornendo consigli personalizzati e rassicurandoli su eventuali dubbi. Ricordate: il sonno notturno continuo è un obiettivo, ma il benessere del bambino resta sempre la priorità.