Quando un neonato cresce troppo?

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Un neonato è considerato macrosomico se il suo peso alla nascita supera il 90° percentile per letà gestazionale, risultando quindi più grande del 90% dei bambini nati alla stessa settimana di gestazione. Questo indica una crescita fetale eccessiva durante la gravidanza.

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Quando la crescita diventa un problema: la macrosomia neonatale

La gioia di un nuovo nato è spesso amplificata dalla sua salute e dal suo sviluppo armonico. Ma cosa succede quando la crescita, invece di essere un segno di benessere, diventa un campanello d’allarme? Parliamo di macrosomia neonatale, una condizione che, pur non sempre patologica, richiede attenzione e monitoraggio.

Un neonato viene definito macrosomico quando il suo peso alla nascita supera il 90° percentile per l’età gestazionale. In termini più semplici, ciò significa che pesa più del 90% dei bambini nati alla stessa settimana di gravidanza. Questa discrepanza indica una crescita fetale eccessiva durante il periodo gestazionale, un evento che, a seconda delle cause e dell’entità, può comportare rischi sia per la madre che per il bambino.

Non è semplicemente una questione di peso maggiore. La macrosomia può essere legata a diverse condizioni, alcune delle quali benigne, altre che richiedono un’attenta valutazione medica. Tra le cause più comuni troviamo il diabete gestazionale, una condizione in cui la madre sviluppa un’intolleranza al glucosio durante la gravidanza. L’eccesso di glucosio nel sangue materno passa al feto, stimolando una maggiore produzione di insulina e, di conseguenza, una crescita eccessiva. Anche la predisposizione genetica, la multiparità (più gravidanze precedenti), e l’obesità materna possono contribuire alla macrosomia.

Le conseguenze della macrosomia possono variare. Per la madre, il rischio di complicanze durante il parto, come distocia di spalla (difficoltà nel far uscire la spalla del bambino), lacerazioni perineali e emorragie post-partum, è significativamente più elevato. Per il neonato, i potenziali problemi includono ipocalcemia (bassi livelli di calcio nel sangue), ipoglicemia (bassi livelli di glucosio nel sangue), ittero neonatale (ingiallimento della pelle e degli occhi) e, in casi più gravi, danni al plesso brachiale (danni ai nervi del braccio). Il rischio di trauma ostetrico durante il parto è anch’esso aumentato.

È fondamentale sottolineare che la diagnosi di macrosomia non è una condanna. Una corretta gestione della gravidanza, con un attento monitoraggio della glicemia materna nel caso di diabete gestazionale o di altri fattori di rischio, può ridurre significativamente i rischi. Un parto pianificato e assistito da un team medico esperto è cruciale per minimizzare le complicanze.

In definitiva, la macrosomia neonatale rappresenta un’area di complessità che richiede un approccio multidisciplinare. La comprensione delle cause e delle possibili conseguenze, unita a un monitoraggio attento durante la gravidanza e un parto sicuro, sono gli strumenti più importanti per garantire il benessere sia della madre che del bambino. La chiave sta nella prevenzione e nella diagnosi precoce, permettendo un intervento tempestivo e mirato.