Come funziona il guadagno su Spotify?

19 visite

Spotify remunera la musica con due tipi di royalty. Le royalty di registrazione, destinate a chi detiene i diritti sulla musica riprodotta, vengono pagate agli artisti tramite letichetta o il distributore. Esiste poi un secondo tipo di royalty, quelle di pubblicazione, che spettano agli autori e compositori.

Commenti 0 mi piace

L’enigma delle royalty Spotify: come gli artisti guadagnano (e quanto)

Spotify ha rivoluzionato il modo in cui consumiamo musica, ma il sistema di remunerazione degli artisti che alimenta la piattaforma rimane spesso avvolto nel mistero. Capire come Spotify distribuisce i suoi profitti è fondamentale per comprendere le sfide e le opportunità che il servizio di streaming offre al mondo musicale. Contrariamente a una diffusa semplificazione, il sistema non si basa su una semplice suddivisione a forfait per ogni riproduzione. La realtà è più complessa, articolata su due pilastri fondamentali: le royalty di registrazione e le royalty di pubblicazione.

Le royalty di registrazione rappresentano il compenso per l’utilizzo della registrazione sonora di un brano. In altre parole, pagano chi detiene i diritti sulla versione specifica di una canzone che ascoltiamo su Spotify. Queste royalty non vanno direttamente all’artista, ma al suo detentore dei diritti, solitamente una casa discografica o un distributore indipendente. È proprio qui che si annida una delle principali critiche al modello Spotify: l’artista, spesso, riceve solo una frazione di queste royalty, determinata da un complesso accordo contrattuale con la sua etichetta. La percentuale varia considerevolmente a seconda del contratto, del successo del brano e della posizione dell’artista nel mercato musicale. Un artista indipendente, che gestisce autonomamente la distribuzione, potrebbe ottenere una quota maggiore, ma spesso deve affrontare costi maggiori per la promozione e la distribuzione stessa.

Le royalty di pubblicazione, invece, rappresentano un flusso di entrate separate e destinate agli autori e ai compositori della musica. Queste royalty sono pagate sulla base della proprietà intellettuale del brano, indipendentemente dalla versione registrata. Anche in questo caso, la remunerazione non è direttamente proporzionale al numero di stream. Entra in gioco un complesso meccanismo di calcolo basato sul numero totale di riproduzioni di tutte le versioni di un brano, sulla durata di riproduzione, sulla quota di mercato di Spotify e sulla negoziazione dei diritti con le società di gestione collettiva (come la SIAE in Italia). Questo sistema, se da un lato garantisce una certa equità distribuendo le entrate tra diversi artisti e versioni, dall’altro può rendere difficile per l’artista prevedere il proprio guadagno.

In sintesi, il guadagno su Spotify è un processo multi-livello, opaco per molti artisti, che dipende da una serie di fattori interconnessi e spesso fuori dal loro controllo diretto. La lotta per una maggiore trasparenza e per una più equa distribuzione delle royalty è quindi al centro del dibattito nel settore musicale, con gli artisti che chiedono una maggiore partecipazione ai profitti generati dalla loro musica su piattaforme come Spotify. La comprensione di questo meccanismo complesso è fondamentale per affrontare le questioni cruciali relative alla sostenibilità economica della creazione musicale nell’era dello streaming.

#Entrate Spotify #Musica Streaming #Royalty Artisti