Cosa succede a un corpo in una bara?

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La decomposizione del corpo in una bara rilascia nel terreno sostanze dannose. Legno, metallo e imbalsamazioni contribuiscono allinquinamento, con vernici, conservanti e leghe metalliche che permeano il suolo e le falde acquifere.

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La lenta dissoluzione: l’impatto ambientale delle sepolture tradizionali

La morte, evento ineluttabile, lascia un’eredità spesso trascurata: l’impatto ambientale della sepoltura. Mentre il corpo si abbandona al lento processo di decomposizione all’interno della bara, un’insospettabile catena di eventi innesca un’alterazione dell’ecosistema circostante, con conseguenze che si estendono ben oltre la semplice dissoluzione dei tessuti. La pratica tradizionale, lungi dall’essere un silenzioso ritorno alla terra, si rivela un’operazione tutt’altro che innocua, un’eredità di sostanze chimiche e materiali non biodegradabili che permeano il suolo e le falde acquifere.

La bara stessa, quale che sia il materiale utilizzato – legno trattato, metallo, materiali composti – rappresenta un primo fattore di impatto. Il legno, spesso impregnato di composti chimici per garantirne la resistenza alla degradazione, rilascia lentamente queste sostanze nel terreno. Le vernici e i sigillanti, impiegati per garantire l’estetica e la protezione della bara, aggiungono un ulteriore carico inquinante. Le bare metalliche, seppur apparentemente più durature, presentano una loro problematicità: la lenta corrosione delle leghe, con il conseguente rilascio di metalli pesanti nel terreno e nelle acque sotterranee, costituisce un rischio per la salute dell’ambiente e, potenzialmente, per quella umana.

L’imbalsomazione, pratica ampiamente diffusa, rappresenta un ulteriore elemento critico. Formaldeide, metanolo e altri composti chimici, utilizzati per preservare il corpo dalla decomposizione, sono potenti agenti inquinanti. Queste sostanze, penetrando nel suolo, alterano l’equilibrio del microambiente, ostacolando la normale attività dei microrganismi decompositori e contaminando le acque sotterranee. L’effetto a lungo termine di questa contaminazione chimica non è ancora completamente conosciuto, ma si prospetta come un problema di crescente rilevanza, specie in aree con elevata densità di sepolture.

La riflessione sull’impatto ambientale delle sepolture tradizionali non è un mero esercizio di ecologismo estremo, ma un invito a una presa di coscienza responsabile. La ricerca di soluzioni alternative, come la cremazione, la sepoltura naturale o la donazione del corpo alla scienza, si presenta come una necessità impellente, in un contesto di crescente consapevolezza della fragilità degli ecosistemi e della necessità di una gestione sostenibile delle risorse. Solo attraverso un approccio consapevole e attento alle conseguenze a lungo termine possiamo garantire un’eredità più rispettosa dell’ambiente, anche oltre la fine della nostra vita terrena.