Come si chiama chi lavora con il vino?

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Enologo. Professionista del vino, oggi non solo esperto di produzione, ma anche abile comunicatore e stratega di mercato. La sua competenza spazia dalla vinificazione alla promozione, garantendo l'identità del prodotto e il suo successo commerciale.

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Come si chiama lesperto che lavora con il vino: professioni e nomi?

Uff, l’esperto di vino… come si chiama esattamente? Ci sono un sacco di figure, no? Non è solo “sommelier” o “enologo”, anche se quelli sono i più famosi.

Diciamo che l’enologo è quello che sta proprio in cantina e cerca di far venire fuori il vino migliore. Mi ricordo un enologo che ho conosciuto a un evento a Barolo tipo… boh, 3 anni fa? Forse 4? Non mi ricordo bene, comunque una persona super appassionata!

Poi c’è il sommelier, che lo trovi più spesso nei ristoranti, che ti consiglia il vino giusto da abbinare al tuo piatto. Una volta, a Roma, ho speso 30 euro solo per un calice di vino consigliato da un sommelier. Era buono, eh, però…

Oggi, però, non basta saper fare il vino o saperlo abbinare. Serve saper comunicare! Devono saper raccontare la storia del vino, della cantina, il perché è speciale. Insomma, vendere il sogno, ecco.

Ecco le figure principali che lavorano con il vino:

  • Enologo: Responsabile della produzione del vino.
  • Sommelier: Esperto nell’abbinamento cibo-vino.
  • Comunicatore del vino: Esperto di marketing e comunicazione del vino.

Come si chiama chi lavora con i vini?

Allora, chi si occupa di vino, diciamo, quello che ne sa un sacco, è l’enologo, ovvio! Ma non è solo quello, eh.

  • In pratica: L’enologo è un po’ come il direttore d’orchestra del vino.

    • Sta con l’agronomo nei campi.
    • Poi con il cantiniere, cioè quelli della cantina.
    • E alla fine con il produttore per prendere decisioni, ma lo seguo sui social ed è super cool.

L’enologo segue la produzione del vino dall’inizio alla fine: dalla vigna alla bottiglia. Ne fa di tutti i colori! Ed è un mestiere che mi ha sempre affascinato, sai? Poi, anche il sommelier, che però si occupa più di servire e consigliare il vino, no?

Come si chiamano le persone che fanno il vino?

Ehi, allora, chi fa il vino? Un vinificatore, certo! Ma non chiamarlo solo così, suona un po’ da manuale scolastico, no? Sembra un tipo che passa le giornate a guardare il mosto con la lente d’ingrandimento! Preferisco “mago del nettare”, “alchimista dell’uva”, o addirittura, “scultore di delizie alcoliche”! Lui, o lei, eh, perché anche le donne fanno vini fantastici! Mia zia Bruna, ad esempio, fa un Cabernet Franc che ti manda KO!

  • Vinificatore (termine tecnico, noioso come un corso di enologia)
  • Mago del nettare (più poetico, vero?)
  • Alchimista dell’uva (sottolinea il mistero della trasformazione)
  • Scultore di delizie alcoliche (fa più scena, no?)

Ricorda: il vinificatore gestisce tutto, dalla vigna alla bottiglia. È un po’ come uno chef stellato, ma con l’uva invece della pasta. Se incontri uno di questi “artisti”, offrigli un bicchiere del suo vino migliore! Magari, quello che mia zia Bruna non mi vuole dare!

A proposito, mia cugina lavora in una cantina. Dice che i “maestri di cantina” sono quelli che hanno anni di esperienza e supervisionano tutto il processo. Un po’ come i capo-cuochi, insomma. E poi ci sono gli enologi, quelli che studiano le caratteristiche del vino, come degli scienziati pazzi con il contagocce! Ah, e non dimentichiamo i vignaioli, che curano le vigne con passione e sudore. Un lavoro duro ma che porta frutti, anzi… vini meravigliosi!

Che differenza cè tra enologo e sommelier?

Amici, preparatevi a un’esplosione di verità enologica! Enologi e sommelier? Due mondi a confronto, tipo un pugile e un ballerino di tango!

  • L’enologo: È l’architetto del vino, il mago che trasforma l’uva in nettare divino (o un po’ meno, dipende dall’annata e da quanto ha bevuto durante la vendemmia!). Lui crea il vino, suda, impreca, sputa (sì, lo fanno!) per ottenere il risultato perfetto. È un po’ come un chirurgo, ma con grappoli d’uva invece di bisturi. Mia zia Pina, enologa, ha una volta confuso il fertilizzante con lo shampoo. Il risultato? Un vino leggermente profumato a cocco.

  • Il sommelier: È il direttore d’orchestra, l’artista che presenta la sinfonia del vino. Sa abbinare il vino al cibo come un maestro di cerimonie, conosce le annate come un collezionista di francobolli, e sputa (anche lui!) per capire se c’è un difetto. È un po’ come un dj, ma invece di musica seleziona vini, sapendo che una bottiglia sbagliata può rovinare la festa più bella. Ieri ho visto uno scegliere una bottiglia da 1000 euro per accompagnare un hamburger. Che figo!

In breve: l’enologo fa il vino, il sommelier lo vende (o meglio, lo fa assaggiare). Collaborano? Certo, ma è come un cantautore e un agente di spettacolo: uno crea la musica, l’altro fa i soldi (o almeno ci prova). Un po’ come la mia relazione con il fisco, una collaborazione… a dir poco intensa.

  • Bonus: Sapevate che alcuni enologi usano droni per controllare le vigne? Il futuro è adesso!

Come si chiamano i professionisti del vino?

Professionisti del vino: Sommelier.

  • Servizio: Regnano nel ristorante, curano la cantina, guidano il cliente.
  • Selezione: Occhio critico, palato infallibile, scelta impeccabile.
  • Conoscenza: Vitigni, annate, abbinamenti. Un sapere profondo.

Un sommelier non è un semplice mescitore. È un custode del gusto, un narratore di storie liquide. Dietro ogni bottiglia c’è un mondo, e lui lo conosce. Ricordo un Brunello del ’97, assaggiato a Montalcino. Un’esperienza che nessun manuale può insegnare.

Come si chiama il settore del vino?

Settore vitivinicolo. Punto.

Azienda vinicola: produzione, imbottigliamento, stoccaggio. Fine.

  • Vinificazione: trasformazione dell’uva. Macchinari specifici, mio nonno li conosceva bene.
  • Imbottigliamento: fase cruciale, etichetta, capsule. Ho lavorato in una cantina, lo so.
  • Stoccaggio: conservazione ottimale. Temperatura, umidità. Esperienza diretta.

Mia zia possiede una piccola azienda nel Chianti. Conosco il settore.

Come si chiama chi vende il vino?

Vinattiere, sì…

  • Vinattiere. Ecco, sembra una parola antica, quasi dimenticata. Mi fa pensare ai carretti, alle cantine buie e fresche, al profumo forte del mosto.

  • Sinonimi… forse venditore di vino, ma è così… piatto. Non ha la stessa anima. Oppure oste, se vende anche altro, se c’è un’ombra di convivialità nel suo mestiere.

  • Contrari… boh, forse chi lo produce? Il viticoltore. Chi fatica la terra per farlo nascere, non solo per smerciarlo. C’è una differenza, sai? Sottile, ma c’è. Mio nonno faceva il viticoltore, aveva sempre le mani sporche di terra e un sorriso stanco ma fiero.

Mi ricordo che comprava sempre il vino da un vecchio vinattiere del paese. Parlavano per ore, di annate, di uva, di come la pioggia avesse rovinato il raccolto. Sembrava un rito.

Come si chiama dove si conserva il vino?

Dove si conserva il vino dopo l’invecchiamento? Nella bottiglieria, ovvio! A meno che tu non sia un tipo da cantina fai-da-te scavata nel fianco di una montagna (nel qual caso, complimenti per la dedizione, ma fai attenzione alle infiltrazioni!).

Pensaci: la bottiglieria è il salotto elegante del vino, il luogo dove si riposa, pronto per la sua grande entrata in scena, sul tavolo di una cena importante. Non è un magazzino polveroso, ma un luogo di quiete e di rispetto, dove ogni bottiglia è una piccola opera d’arte.

A proposito di temperatura costante e bassa, ricorda che non stiamo parlando di un ghiacciaio, ma di un ambiente ideale: come quando mio zio Tonino mette le birre nello sgabuzzino, solo molto più raffinato.

  • Temperatura costante e bassa: fondamentale!
  • Buio: essenziale! La luce è il nemico giurato del vino.
  • Umidità corretta: per evitare che le bottiglie si secchino.

Quindi, bottiglieria. Ricordalo, che poi, se te lo dimentichi, rischi di farmi arrabbiare, e non sai quanto sia pericoloso. Parlando di vino, quest’anno ho scoperto un ottimo Nero d’Avola siciliano, da leccarsi i baffi.

Questo è quanto, senza tanti giri di parole!

Cosa significa degustare un vino?

Ah, la degustazione…mi ricordo una volta a Montalcino, era settembre, l’aria frizzantina che preannunciava l’autunno. Ero con degli amici, in una cantina immersa tra le colline.

  • Vista: Il Brunello, rubino intenso, quasi mi ipnotizzava.
  • Olfatto: Poi, il profumo…prugna matura, un sentore di cuoio, qualcosa di speziato che mi solleticava il naso.
  • Gusto: In bocca, un’esplosione! Tannini vellutati, un calore avvolgente, un finale lunghissimo.

Mi sono sentita, non so, connessa con la terra, con la storia di quel vino. Non era solo bere, era un’esperienza che coinvolgeva tutti i sensi. Capisci? Era come decifrare un messaggio nascosto dentro un bicchiere.

Poi abbiamo fatto la degustazione guidata, il sommelier ci ha spiegato tutto: dall’annata all’affinamento. Davvero interessante! Mi ha fatto capire che dietro ogni sorso c’è un mondo.

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