Come si scrive in napoletano mio?

0 visite

Gli aggettivi possessivi in napoletano variano a seconda del genere e del numero del sostantivo a cui si riferiscono. Mio diventa mio/mo per il maschile singolare, mia/ma per il femminile singolare. Tuo si traduce come tuojo/to al maschile e toja/ta al femminile. Infine, suo è suojo/so (maschile) e soja/sa (femminile), mentre nostro è nuosto (maschile), nosta (femminile), nuste (plurale).

Commenti 0 mi piace

Il “mio” e gli altri possessivi nel dialetto napoletano: una guida rapida

Il napoletano, lingua vibrante e ricca di sfumature, possiede una grammatica articolata e affascinante, spesso diversa dall’italiano standard. Un esempio lampante di questa diversità si trova negli aggettivi possessivi, che presentano variazioni in base al genere e al numero del sostantivo a cui si riferiscono, oltre a forme contratte di uso comune. Cerchiamo di fare chiarezza, partendo proprio dal “mio”.

Mentre in italiano “mio” rimane invariato prima di un sostantivo maschile singolare, in napoletano abbiamo due possibilità: mio o la sua forma contratta mo. Ad esempio, “mio padre” si traduce sia come “mio pate” che “mo pate”. Allo stesso modo, per il femminile singolare, “mia madre” diventa “mia mamma” o “ma mamma”, utilizzando quindi mia o la sua forma contratta ma.

Questa logica di forma piena e forma contratta si ripete anche per gli altri possessivi. “Tuo”, ad esempio, si traduce con tuojo o to al maschile (“tuojo fratello” / “to frate”) e toja o ta al femminile (“toja sorella” / “ta sore”). Analogamente, “suo” diventa suojo o so al maschile e soja o sa al femminile. Notare l’importanza dell’accento grave sulla “o” per distinguere “so” (suo) dal verbo essere “so'”.

Il possessivo “nostro”, invece, presenta una particolarità: pur mantenendo la distinzione di genere al singolare (nuosto per il maschile e nosta per il femminile), al plurale utilizza la forma nuste per entrambi i generi. Quindi, diremo “nuosto padre” (nostro padre), “nosta madre” (nostra madre) e “nuste genitori” (i nostri genitori).

È importante sottolineare che l’utilizzo della forma contratta è molto comune nella lingua parlata, donando al discorso una cadenza più fluida e tipica. La scelta tra forma piena e contratta dipende spesso dal contesto e dal registro linguistico adottato.

In conclusione, padroneggiare l’uso dei possessivi in napoletano richiede attenzione alle variazioni di genere e numero, oltre alla conoscenza delle forme contratte. Questo piccolo approfondimento fornisce una base utile per comprendere meglio le sfumature di questa lingua così ricca e espressiva. Un consiglio finale? Ascoltare i parlanti nativi e immergersi nella cultura napoletana è il modo migliore per familiarizzare con queste e altre particolarità linguistiche.