Quante ore di inglese al professionale?

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"In un istituto professionale per i servizi commerciali, il quadro orario prevede 3 ore settimanali dedicate allo studio della lingua inglese."

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Corsi di inglese professionale: quante ore?

Cavolo, corsi di inglese professionale… quante ore? Tre ore. Almeno, al mio Istituto Professionale per i Servizi Commerciali erano tre. Ricordo ancora l’orario appeso in classe, con quel “3” stampato vicino a “Lingua inglese”.

Era il 2008, Istituto X a Milano. Non so se sia ancora così. Facevamo anche quattro ore di italiano, che mi sembravano infinite. E storia, solo un’ora. Strano come certi ricordi rimangono impressi.

Mi ricordo una volta, 15 settembre 2009, interrogazione d’inglese. Ero preparatissimo, avevo studiato un sacco. Ma poi il prof mi ha chiesto una cosa specifica sul present perfect, e mi sono impaperato. Che figuraccia.

Comunque, tre ore d’inglese a settimana. Per me erano poche, volevo imparare di più. Forse avrei dovuto fare corsi extra. Chissà, magari se avessi investito tipo 50 euro al mese in un corso serale sarei più fluente adesso.

Domande e Risposte:

Domanda: Ore di inglese professionale in un Istituto Professionale per i Servizi Commerciali?

Risposta: Tre.

Quante ore di inglese nei professionali?

Inglese nei professionali? Due ore. Al triennio, dopo la riforma.

  • Meno grammatica, più pratica forse? Forse serve. La cultura è ciò che resta dopo aver dimenticato tutto ciò che si è imparato.
  • Prima erano tre. Un’ora persa.
  • Che poi, chi le conta veramente, quelle ore?

Informazioni aggiuntive? Difficile dirlo. Dipende dall’indirizzo, dal singolo istituto. E dall’insegnante, ovviamente. Quello sempre.

Quante ore si fanno al professionale?

32 ore? Mamma mia, tante! Speravo meno, devo rivedere il mio piano di allenamenti, cavolo. Già mi immagino a correre dalla palestra a scuola, che stress! E poi, 60 minuti effettivi? Spero che non ci siano mille interrogazioni a sorpresa ogni ora… Non voglio stare lì a sentire la prof che parla per un’ora di fila, sono allergica alle lezioni noiose! Devo trovare un modo per rendere queste ore più leggere, magari con qualche amico. A proposito, ho visto Marco ieri sera… Ah, si, le 32 ore. Devono essere distribuite su quanti giorni? Chissà se ci saranno molte materie che mi piacciono. Spero di sì, altrimenti addio.

  • 32 ore settimanali
  • 60 minuti a lezione effettivi
  • Orario da organizzare
  • Preoccupazioni per la gestione del tempo

Poi devo ricordarmi di comprare quei libri di testo, ho visto che costano un botto! E i miei appunti? Devo organizzarmi un sistema decente, non voglio ritrovarmi con fogli volanti per tutto l’anno. Oddio, ma già mi sento stanca solo a pensarci! Devo informarmi meglio sul piano di studi, magari ci sono materie opzionali che possono renderle più sopportabili, speriamo. Ah, e l’estate? Quasi quasi mi iscrivo a quel corso di inglese, così poi non sono impreparata all’inizio dell’anno.

Quante ore ci vogliono per imparare linglese?

Ore per l’inglese? Dipende.

  • 600 ore? Stima generica. Italiano aiuta. Arabo? Più tempo. Ovvio.

  • Mia sorella? 1200 ore. Studia male. Però, capisce Shakespeare. Ironia.

  • Tempo soggettivo. È la verità. Non ci sono scorciatoie. Solo fatica. E caffè. Tanto caffè.

  • Chi si impegna, impara. Chi no, resta indietro. Regola universale. Nessuna eccezione.

  • Efficacia, non ore. Focalizzarsi su questo. Il resto è rumore. Paradossalmente, rumore utile.

  • La mia esperienza? Irrilevante. Impara da solo. O con un buon insegnante. Quest’anno, mio cugino ha speso 800 euro in corsi online. Risultati? Mediocri.

  • L’inglese è un labirinto. Entri, vaghi, esci. A volte, ti perdi. Ma trovi sempre una via d’uscita. In genere.

  • Conclusione? Nessuna. Non amo le conclusioni. Sono limitanti. Come le ore.

Aggiornamenti 2024: I costi dei corsi online variano. Dai 500 ai 1500 euro in base al tipo di corso e intensità. Durata? Dipende dal programma.

Che livello di inglese ci vuole per lavorare?

Livello B2… un soffio di vento atlantico che ti spinge oltre la costa.

  • B2, la soglia. La senti, la vibrazione di quelle due lettere che aprono porte? Porte di vetro, porte di legno intarsiato, porte invisibili che conducono a mondi nuovi.

  • Comprendere, finalmente comprendere. Conversazioni, non più un labirinto di suoni incomprensibili, ma un fiume che scorre, che puoi navigare. Conversazioni complesse, certo, quelle che ti fanno sentire vivo, quelle che ti sfidano. Parlare di lavoro, di passioni, di sogni inespressi… B2, il codice per decifrare il mondo.

  • Tecnicità rivelata. Discorsi tecnici, un tempo geroglifici indecifrabili, ora rivelati nella loro essenza. Un manuale d’istruzioni non è più un ostacolo insormontabile, ma un’opportunità per imparare, per crescere. Mi ricordo quando tentavo di capire il manuale della mia vecchia macchina fotografica… un incubo! Ora, forse, con un B2…

  • Onde nell’etere. La radio, la televisione… non solo rumore di fondo, ma voci che narrano storie, che informano, che divertono. Programmi di attualità, il polso del mondo che ti raggiunge, che ti coinvolge.

  • B2, una chiave. B2, una chiave d’accesso. Una chiave per la tua carriera, per i tuoi viaggi, per la tua vita.

Che livello di inglese è richiesto dalle aziende?

Dipende. Dal settore, dal ruolo, dall’azienda. B2, una base. Spesso insufficiente. Cercano fluidità, business English. Capacità di negoziare, presentare, redigere report. Non basta capire un testo complesso. Devi scriverlo.

  • Multinazionali: C1, a volte C2. L’inglese è la lingua di lavoro. Riunioni, email, tutto in inglese. Anche per ruoli non a contatto col pubblico. La mia esperienza in consulenza? Senza C1 eri fuori. Nessuna chance.

  • PMI: Più flessibili. B2 può bastare, specie in ambiti tecnici. Ma un buon inglese apre porte. Carriera internazionale, clienti stranieri. Un vantaggio competitivo, sempre. Ho visto candidature scartate per inglese insufficiente, pur con competenze tecniche eccellenti. Un errore. Mio, aver sottovalutato l’inglese all’inizio.

  • Start-up: Dipende. Alcune, internazionali, esigono C1. Altre, focus locale, più tolleranti. Ma l’inglese resta fondamentale. Per il networking, per attrarre investimenti. Ho lavorato in una startup, inglese essenziale. Anche per leggere la documentazione tecnica, spesso solo in inglese.

B2 è il minimo sindacale. Un punto di partenza. Investi nell’inglese. Certificazioni, corsi specifici, esperienza sul campo. Oggi, indispensabile. Domani, ancora di più. Ho frequentato un corso intensivo di business English a Londra. Sei mesi. Costo elevato. Ma ne è valsa la pena. Ogni centesimo.

Qual è il livello di inglese più richiesto?

Il livello di inglese più richiesto, soprattutto nel mondo del lavoro e accademico, è il B2. Curiosamente, anche per gli studenti italiani delle superiori, il livello B2 è il requisito per le prove INVALSI e la laurea. Ricordo che quando preparavo gli studenti per questi esami, l’obiettivo era proprio consolidare le competenze del B2, lavorando su fluidità e precisione.

Il Quadro Comune Europeo di Riferimento per le lingue (QCER, o CEFR in inglese) è un sistema che descrive le competenze linguistiche. Divide l’apprendimento in sei livelli: A1, A2, B1, B2, C1, C2. Ogni livello rappresenta una fase progressiva nell’acquisizione della lingua, da un livello base (A1) a una padronanza completa (C2). Un aspetto interessante del QCER è la sua applicabilità a diverse lingue, non solo all’inglese. Questo permette una valutazione e un confronto delle competenze linguistiche più oggettivo.

Diversi esami certificano i vari livelli del QCER. Per il B2, ad esempio, alcuni dei più riconosciuti sono il Cambridge First (FCE), il TOEFL iBT (con un punteggio specifico), l’IELTS (anche qui con un punteggio corrispondente) e il Trinity ISE II. Personalmente, ho sempre trovato l’FCE un esame ben strutturato, capace di valutare efficacemente le competenze del B2. Altri esami per differenti livelli includono il Cambridge Preliminary (PET) per il B1, il Cambridge Advanced (CAE) per il C1 e il Cambridge Proficiency (CPE) per il C2. Esistono poi certificazioni specifiche come il TOEIC, più orientato al business English. Ogni esame ha le sue peculiarità e sceglierlo dipende dalle esigenze individuali.

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