Come capire se si è intollerante al lattosio?

10 visite
Dopo lingestione di lattosio, sintomi come gonfiore, crampi addominali, flatulenza e diarrea possono manifestarsi entro 30 minuti-2 ore. Nausea, borborigmi e vomito sono possibili, questultimi soprattutto negli adolescenti.
Commenti 0 mi piace

Oltre il gonfiore: Svelare l’intolleranza al lattosio

L’intolleranza al lattosio, un disturbo digestivo sempre più diffuso, è spesso relegata alla semplice esperienza del gonfiore post-pasto. Ma la realtà è più sfaccettata e comprendere i suoi molteplici sintomi è cruciale per una diagnosi corretta e una gestione efficace. Non si tratta solo di disagio, ma di una risposta del corpo alla mancanza dell’enzima lattasi, responsabile della scomposizione del lattosio, lo zucchero presente nel latte e nei suoi derivati.

La sintomatologia, infatti, è variabile da individuo a individuo, e la sua intensità dipende dalla quantità di lattosio ingerita e dalla sensibilità individuale all’enzima carente. Mentre il gonfiore addominale e la flatulenza sono tra i sintomi più comuni, manifestandosi spesso entro 30 minuti e fino a due ore dall’assunzione di latticini, la gamma di possibili manifestazioni cliniche è più ampia e merita attenzione.

Crampi addominali dolorosi possono accompagnare o precedere il gonfiore, rendendo il disagio significativo e compromettendo la qualità di vita. La diarrea, caratterizzata da feci liquide e frequenti, è un altro sintomo frequente, legato all’accumulo di lattosio non digerito nell’intestino. Questo accumulo attira acqua nel lume intestinale, causando la tipica sintomatologia.

In alcuni casi, soprattutto negli adolescenti, la reazione può essere più intensa, includendo nausea e persino vomito. Un ulteriore segnale, spesso sottovalutato, è rappresentato dai borborigmi, quei rumori intestinali intensi e anomali che segnalano un’iperattività del tratto gastrointestinale in risposta alla presenza del lattosio indigerito.

È importante sottolineare che l’intensità dei sintomi non è sempre proporzionale alla quantità di lattosio ingerita. Una piccola porzione di formaggio potrebbe provocare reazioni più intense rispetto a un bicchiere di latte in un altro individuo. Questa variabilità rende fondamentale una diagnosi accurata, che va oltre la semplice auto-percezione dei sintomi. Un test del respiro o un esame delle feci può fornire informazioni precise sulla capacità di digerire il lattosio e confermare la diagnosi di intolleranza.

Infine, è fondamentale ricordare che l’intolleranza al lattosio non è una malattia grave, ma una condizione che può essere gestita efficacemente attraverso una dieta controllata, che limita l’assunzione di lattosio o prevede l’utilizzo di integratori di lattasi. L’autodiagnosi, seppur spesso intuitiva, non sostituisce la consulenza di un medico o di un dietologo, fondamentali per una corretta gestione della condizione e per migliorare la qualità di vita.