Cosa comporta bere il caffè amaro?

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Oh, il caffè amaro! Per me è un rito, un piccolo atto di auto-disciplina mattutina. Quella punta di amarezza, invece di scoraggiarmi, mi risveglia davvero, unondata di energia pura e immediata. E poi, a differenza del caffè zuccherato, quella sensazione di carica dura di più, senza quel fastidioso crollo successivo. È un piacere quasi ascetico, un po come una meditazione energizzante. Lo adoro!

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Caffè amaro… Che dire? Lo amo. Davvero. È come… non so, un abbraccio ruvido, che ti sveglia per bene. Quell’amaro, all’inizio ti stringe un po’ la bocca, vero? Però poi… poi ti apre gli occhi, e la mente. Tipo una scossa, ma buona. Non quei caffè zuccherati, che ti danno la botta di energia e poi… bam. Crollo. Ricordo una volta, all’università, esame di diritto privato… avevo bevuto un caffè dolcissimo, una bomba di zucchero. Dopo un’ora ero lì, praticamente addormentato sul codice. Mai più. Ora, caffè amaro. Sempre. Mi dà quella spinta che mi serve, e dura, senza sbalzi. È un po’ come… boh, come quando corri al parco e senti il freddo pungente sulla pelle, ma dentro sei un fuoco. Un’energia pulita, senza fronzoli. Forse esagero? Non lo so. Per me il caffè amaro è così. Una specie di… rituale. Un momento mio, prima che inizi il casino della giornata. E poi diciamocelo, qualche studio diceva pure che fa bene, no? Antiossidanti, roba del genere… Ma a me importa poco. Io lo bevo perché mi piace, punto. E mi fa sentire… vivo.