Cosa significa assumere un farmaco tra i pasti?

Sai, questa cosa di prendere le medicine “tra i pasti”… mi fa sempre un po’ pensare. Un’ora o due prima o dopo, dicono. Un’ora o due? Ma chi se li ricorda mai sti tempi precisi? Io, per esempio, sono un disastro. Ricordo quando mia nonna, poverina, doveva prendere quelle pasticche orrende per il cuore… Ogni volta era una lotta. Prima o dopo? E poi, quanto dura “un pasto”? Una fetta biscottata con il tè è un pasto? Un piatto di pasta è un pasto? Sono sempre stata indecisa.

A volte, leggendo il foglietto illustrativo – che poi, chi legge mai tutto quel papiro minuscolo?! – sembra tutto così preciso, scientifico. “Assorbimento più efficace”, “interferenze del cibo”… ma in realtà, è proprio così facile? Io, con le mie mille cose, finisco sempre per prenderla dieci minuti prima di pranzo, o un’ora e mezza dopo cena… sperando che funzioni lo stesso.

Ricordo una volta che un medico mi ha detto, quasi ridendo, “se non la prende tra i pasti, non si preoccupi, non morirà!”. Ha smorzato la tensione, ecco. Però mi ha anche detto che, a stomaco vuoto, l’effetto è più rapido. Ma che significa rapido? Più veloce a darti sollievo? O più veloce a darti effetti collaterali? Boh! Mi sembrava quasi che stesse lanciando i dadi. A volte mi sento come se stessi giocando a un gioco, un po’ pericoloso, tra me, il mio corpo e il farmaco.

In definitiva, la morale della favola è… seguite il vostro medico! Lui sa cosa fa. Io, mi affido alla buona sorte e alla speranza che, tra un’ora e due, ci sia un margine di tolleranza sufficiente. Magari un giorno scriverò un libro sulle mie disavventure con le medicine… chissà!